Quel “cartello di imprese sostenuto dalle cosche” per gli appalti nelle province di Reggio e Cosenza

Confstampa19gennaioappalti3 2"Dalle indagini emerge l'esistenza di un codice degli appalti parallelo dove più imprese si riuniscono in cartelli e concordano gli importi per partecipare alle gare di appalto e vincerle, a rotazione, il tutto con il sostegno delle cosche". Lo ha detto il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho, sull'operazione conclusa stamani con il fermo di 35 persone, tra le quali 27 imprenditori, che si sarebbero spartiti decine di appalti nelle province di Reggio e Cosenza.

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Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, dal canto suo, ha evidenziato come il troncone cosentino sia la prosecuzione dell'operazione che nel luglio scorso portò all'arresto di capi e gregari della cosca Muto di Cetraro, sulla fascia Tirrenica. "Da lì siamo partiti e siamo arrivati all'imprenditore cosentino Barbieri che in cordata con altri imprenditori aveva realizzato un cartello con le imprese operanti nell'area di Gioia Tauro".

"Un perfetto meccanismo teso ad escludere ogni altra impresa fuori dagli 'accordi' falsando così ogni regola di mercato" hanno aggiunto i magistrati di Reggio Calabria e Catanzaro hanno definito il sistema emerso dalle inchieste condotte dalla Guardia di finanza di Reggio e Cosenza nelle operazioni "Cumbertazione" e "Cinque lustri".

A illustrare i particolari dell'operazione sono stati i capi delle due Procure, Federico Cafiero de Raho e Nicola Gratteri, coadiuvati dagli aggiunti Gaetano Paci e Vincenzo Luberto e Giovanni Bombardieri.

"É il risultato - ha detto Cafiero de Raho - di una forte sinergie tra le Procure di Reggio e Catanzaro, che ha permesso, sul versante reggino, di individuare le responsabilità del gruppo Bagalà, appoggiato dal clan Piromalli, presente come impresa ad ogni gara d'appalto, come dimostrato in numerosi lavori programmati dal comune di Gioia Tauro, tant'è che due dei fermi riguardano proprio due tecnici di quel comune. Oltre alle offerte di gara concordate abbiamo riscontrato evidenti episodi di frode nelle pubbliche forniture e nel'esecuzione dei lavori".

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Per Nicola Gratteri, "le inchieste sono certificate da attente valutazioni e fonti di prova caratterizzate da una forte azione comune con la Procura di Reggio Calabria. Tutto ciò è stato possibile grazie alla tenacia della Guardia di finanza e del suo comandante regionale, che in Calabria ha messo a disposizione della magistratura autentiche elite di intelligence". Tra le opere al centro delle indagini dalla Dda di Catanzaro, anche la realizzazione di Piazza Bilotti a Cosenza ed il relativo parcheggio, l'aviosuperficie di Scalea ed una sciovia a Lorica, realizzate dall'impresa Barbieri. "Opere - ha sottolineato Gratteri - costruite da una medesima impresa legata apertamente e protetta dal clan Muto di Cetraro". Secondo quanto riferito dagli inquirenti in conferenza stampa, la realizzazione e l'esercizio per i successivi 25 anni del parcheggio di Piazza Bilotti avrebbe fruttato alle cosche quasi 80 milioni di euro di proventi. Tra le imprese sottoposte a decreto preventivo, figura anche la St Glòbal, con sede legale in piazza Euclide a Roma e sede operativa a Varapodio.