L’Anm replica al Dispaccio: “Nessuna contrapposizione tra organi giurisdizionali”

Toghe500"La Giunta Distrettuale dell'ANM di Reggio Calabria esprime viva preoccupazione per il testo dell'articolo, pubblicato dal quotidiano on line "Il Dispaccio" il giorno 16 gennaio u.s. dal titolo "Reggio Calabria: se la lotta alla 'ndrangheta rallenta in Corte d'Appello", contenente espressioni fortemente denigratorie che gettano ombre sull'operato dei magistrati del suddetto ufficio.

Guardiamo con favore alla sottoposizione dei provvedimenti giudiziari alla valutazione, anche critica, degli operatori del diritto e dell'opinione pubblica trattandosi di salutare espressione di democrazia, foriera di benefici effetti sulla giurisdizione.

A condizione, però, che essa si fondi sulla leale e fedele esposizione della realtà.

Ci rammarichiamo, perciò, del fatto che "Il Dispaccio", nell'articolo dedicato alla più recente giurisprudenza della Corte di appello di Reggio Calabria, abbia preso le mosse, tra l'altro, da circostanze obiettivamente errate.

Non è vero, infatti, che, in un recente procedimento per i delitti di estorsione e danneggiamento mediante incendio, l'aggravante del c.d. "metodo mafioso" sia stata esclusa, essendo stata, al contrario, confermata, sul punto, la decisione di primo grado.

Ed è ugualmente falso che l'esecutività del decreto, con il quale è stata revocata la confisca di taluni beni, sia dipesa da un ritardo nella comunicazione eseguita dalla Corte di appello: quel provvedimento, infatti, non è stato impugnato, nei termini di legge, da chi ne aveva la facoltà.

Fatte queste doverose precisazioni, non accettiamo dubbi sul corretto esercizio della giurisdizione in grado d'appello, con l'utilizzo di espressioni offensive del prestigio del suddetto ufficio definito come <<un supermarket o un outlet in cui poter godere di "saldi" dopo il periodo dei prezzi pieni o dei rincari>> e accusando i magistrati di condurre "una battaglia di retroguardia non solo sui massimi sistemi della 'ndrangheta del Distretto ma anche sui casi più piccoli".

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Ribadiamo che l'adozione, nei diversi gradi di giudizio, di decisioni tra di loro contrastanti non deve sorprendere, né tantomeno suscitare scandalo, ma costituisce, anche nel nostro distretto, il fisiologico portato della dinamica processuale, condotta da tutti in ossequio alla legge e alle nostre coscienze.

Contrastiamo, dunque, con forza, ogni interpretazione che, manipolando maliziosamente i fatti, individui una inesistente contrapposizione tra organi giurisdizionali (requirenti o giudicanti, di primo o secondo grado), che sono, per contro, tutti protesi ad affermare, ciascuno nelle proprie funzioni, che sole li distinguono, nell'assoluto rispetto del diritto e delle garanzie difensive, il primato della legalità sull'illecito e sul malaffare, 'ndranghetistico e non". Lo afferma attraverso una nota la Giunta Distrettuale dell'ANM di Reggio Calabria.

Nota del Direttore

Prendo atto del rammarico espresso dalla Giunta reggina dell'Anm. Rilevo – con altrettanto rammarico – che quello che voleva essere un contributo alla lotta (in primis cultrale) per l'affermasi della legalità venga invece visto quasi come un attacco gratuito, strumentale e capzioso all'operato della magistratura.

Dalla lettura della nota rilevo infatti una difesa corporativa che sembra non preoccuparsi del ragionamento che ho provato a mettere nero su bianco con l'articolo contestato. Ragionamento che sconta ovviamente alcune "necessarie" semplificazioni per il semplice motivo che il Dispaccio non è una testata specializzata esclusivamente per gli operatori del diritto, ma si propone di essere inclusiva per tutta la popolazione, anche su temi così delicati e tecnici. Puntando sul corporativismo di cui sopra, l'Anm "dimentica" di entrare nel merito della questione che ho provato a porre e che è sotto gli occhio di tutti: la macroscopica diversità di orientamento tra numerose pronunce emesse dai giudici di primo grado e quelli d'appello.

Viene da chiedersi allora se i giudici d'Appello sono garantisti e attenti alle esigenze del diritto di difesa (e di questo sono fermamente convinto come peraltro sostenuto nell'articolo "incriminato"), viceversa dobbiamo forse considerare giustizialisti e forcaioli i giudici di primo grado? La diversità di giudizio, talvolta anche sotto il profilo della quantificazione della pena, è così marcata da non lasciare spazio a repliche.

E però il senso dell'articolo non era quello di distinguere tra giudici "buoni" e giudici "cattivi", ma semplicemente di aprire un dibattito di cui la città non potrebbe che trarne giovamento. Solo attraverso la comunione d'intenti di tutte le forze positive la città potrà essere liberata dal cancro-'ndrangheta.

Se la magistratura opera in tal senso, assicuro (pur ovviamente con un ruolo totalmente diverso) il medesimo fortissimo impegno da parte del Dispaccio. Il confronto è, a mio parere, una delle armi più potenti: quando l'Anm vorrà parteciparvi – tralasciando il corporativismo – troverà sempre sul Dispaccio le porte spalancate.