"Alba di Scilla": scarcerato Spanò

Dopo la detenzione in carcere, poi sostituita dagli arresti domiciliari, torna ora in libertà con obbligo di firma Francesco Spanò, il 55enne operaio di Melicuccà condannato a 5 anni di reclusione per tentata estorsione aggravata dall'articolo 7 della legge antimafia.

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In accoglimento dell'istanza del difensore, avvocato Domenico Alvaro, la Corte di Appello di Reggio Calabria ha ritenuto attenuate le originarie esigenze cautelari ed ha rimesso in libertà l'imputato in attesa che la Suprema Corte di Cassazione si pronunci sul ricorso proposto dal penalista palmese avverso la sentenza di condanna ad anni cinque di reclusione applicata dai giudici dell'appello. Lo Spanò era stato tratto in arresto nel corso dell'operazione denominata dagli inquirenti "Alba di Scilla", che aveva fatto luce sulle tangenti imposte dalla cosca Nasone alle ditte che si erano aggiudicate l'appalto del macrolotto Bagnara-Scilla dell'autostrada Salerno Reggio Calabria. In esito ai servizi di intercettazione predisposti dagli investigatori diretti dalla Procura distrettuale di Reggio Calabria era stata captata, in un bar del centro di Scilla, una conversazione ambientale tra Francesco Nasone ed alcuni dipendenti di una delle ditte aggiudicatrici, tra i quali lo Spanò, avente ad oggetto il tentativo di recupero di alcune attrezzature rubate da ignoti su un automezzo impiegato per i lavori autostradali. Nel contesto dell'incontro con il Nasone sarebbero emersi a carico dei lavoratori che si erano recati a trovarlo gravi indizi di colpevolezza per concorso in un tentativo di estorsione aggravata dal metodo mafioso, per il quale erano stati tratti in arresto e poi processati e condannati con il rito abbreviato. In attesa che la Cassazione valuti nei prossimi mesi la fondatezza o meno del ricorso degli imputati, la Corte di Appello reggina ha ritenuto meritevole di accoglimento la richiesta difensiva ed ha rimesso in libertà l'operaio di Melicuccà, da qualche anno in regime di arresti domiciliari.