"La Corte dei conti accerta la mancata adozione da parte del Comune di Reggio Calabria di idonee misure correttive" e "la conseguente persistenza di gravi profili di criticità ed irregolarità, quali quelli già riscontrati nella precedente deliberazione della Sezione n. 68 del 31 maggio 2012, idonei a provocare, ai sensi dell'art. 6, co. 2, del d. lgs. 6 settembre 2011, n. 149, il dissesto finanziario dell'ente". Disponendo di assegnare al Comune di Reggio Calabria "un termine di giorni 15 dalla data di trasmissione della presente deliberazione, al fine di consentire la produzione di eventuali ulteriori controdeduzioni" e di "procedere con ulteriore deliberazione, nel rispetto del termine di 30 giorni previsto dall'art. 6, co. 2, del d. lgs. 6 settembre 2011, n. 149, all'accertamento del perdurare dell'inadempimento e della sussistenza delle condizioni di cui all'art. 244 del D. lgs. n. 267/2000". Duri, durissimi, i rilievi mossi dai giudici contabili nella deliberazione n°294 del 15 novembre scorso. Il tempo stringe per il Comune di Reggio Calabria, dopo lo scioglimento per contiguità con la 'ndrangheta, per Palazzo San Giorgio rischia di arriva il colpo mortale: il dissesto finanziario che farebbe scattare per tutti gli amministratori che l'avrebbero provocato, l'inibizione dai pubblici uffici e, quindi, la fine della carriera politica.
E i numeri, forniti dai Giudici Contabili, lasciano spazio a tutto, tranne che all'ottimismo. "I dati relativi al rendiconto 2010 evidenziano la presenza di residui passivi (debiti) per un ammontare di euro 679.244.753,17. In particolare, si rileva la presenza di partite residuali risalenti ad esercizi precedenti il 2006, relative ai titoli I (euro 7.403.818,11), II (euro 273.606.541,41) e IV (euro 2.182.599,31). I soli residui passivi di parte corrente, ammontano, a fine 2010, ad euro 158.293.619,83".
Per il Comune il tempo stringe e mai come in questo caso è possibile parlare di "resa dei conti".