“Contro ‘ndrangheta serve politica con schiena dritta, Stato è alleato della Calabria”

Antimafiarcdi Anna Zaffino - "Quello di Melito è un caso di violenza su una minore che è maturato in un contesto anche di forte condizionamento 'ndranghetista. Abbiamo il dovere di fare riflessioni di natura culturale e di anticipare un atteggiamento di prevenzione e contrasto verso questi fenomeni". Così la presidente della Commissione parlamentare Antimafia Rosi Bindi dopo un vertice in Prefettura in cui, con i rappresentanti delle forze dell'ordine e della Procura della Repubblica, si è fatto il punto sui fatti di Melito Porto Salvo. La missione dell'Antimafia è avvenuta dopo la manifestazione nazionale di oggi "La Calabria contro la violenza sulle donne", promossa dalla Regione sull'onda dello sdegno suscitato dalla vicenda della tredicenne sottoposta per un lungo periodo a violenze sessuali di gruppo. Un branco, quello che ha stuprato ripetutamente la minore, capeggiato da Giovanni Iamonte, figlio del boss Remingo.

Bindi è irremovibile sulle varie ricostruzioni del caso: "Non confondiamo un eventuale giro di prostituzione, di cui non sono a conoscenza, con questa vicenda. Altrimenti si alimenta la favola sul fatto che le donne sono consenzienti o disponibili allo scambio. Quella di Melito è un caso di violenza su una minore".

"Credo che la giornata di oggi – ha detto Bindi – serva a rompere la solitudine della Calabria che è sempre stata una delle cause principali della forza della 'ndrangheta. Al tempo stesso, la stessa criminalità organizzata è causa dell'isolamento di questo territorio. Questa è una lotta che dobbiamo condurre con determinazione". E a proposito degli strumenti per contrastare la 'ndrangheta e le sue infiltrazioni la presidente della Commissione Antimafia ammette la necessità di alcune modifiche: "Abbiamo individuato delle carenze. Occorre dare più potere ai commissari e responsabilizzare le forze politiche". Ok all'aggiornamento degli strumenti, quindi, "ma quelli che esistono non ce li ha nessuno la mondo. Le leggi ci sono" avverte Bindi, per la quale quello del contrasto alla criminalità organizzata è un problema di natura politica, sociale e culturale: "I partiti non hanno maturato una soluzione politica alle realtà che hanno una particolare esposizione a condizionamenti di tipo mafioso. Il nervo scoperto sta lì. La 'ndrangheta – ha aggiunto – è così potente perché ci sta chi stabilisce le relazioni con la politica, sennò non sarebbe sopravvissuta. Si tratta di formare una classe dirigente e una mentalità che richiede anni di lavoro e investimenti anche da parte dei partiti nazionali. Non si può lasciare da sola la classe locale rispetto a problemi enormi come questi. Non è la stessa cosa fare il sindaco nella Locride e a Modena".

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Per Bindi, davanti a "una 'ndrangheta che spara meno e che corrompe di più, ci vuole un superamento di quella mentalità che considera nemico lo Stato e possibile alleato le organizzazioni mafiose. In regioni dove si vive il senso dell'abbandono dello Stato io capisco che questa tentazione venga.

I calabresi ci troveranno sempre alleati perché questa terra sia riscattata da un posizione di isolamento e di marginalità. La 'ndrangheta è il primo nemico da combattere in questa regione e per combatterlo, oltre che le leggi e i magistrati, ci vogliono forze politiche con la schiena dritta".

Accanto alla presidente della commissione parlamentare antimafia anche le componenti dell'organismo Enza Bruno Bossio e Celeste Costantino ed il prefetto Michele Di Bari che ha puntato l'attenzione sulle necessarie misure di prevenzioni nel Comune di Melito: "Occorrono meticolosi controlli del territorio, compresi i quelli nell'apparato amministrativo, se è vero che dopo tre scioglimenti Melito è un territorio ancora compromesso. Ciò che è accaduto è aberrante e ora noi non possiamo che essere solidali verso la ragazza e lo stiamo tentando di fare attraverso azioni riservate". Gli fa Eco Enza Bruna Bossio: "Nell'audizione di oggi pomeriggio è uscito fuori che le forze dell'ordine hanno delle antenne forti sul piano della prevenzione rispetto alla questione delle donne e dei minori. Inoltre, la presenza odierna di tre rappresentanti femminili dello Stato è stato un fatto positivo".

"Il confronto di oggi – ha detto Celeste Costantino – è stato importante perché abbiamo riflettuto anche su questioni culturali. La Calabria ha già conosciuto un caso identico a questo che è quello di Anna Maria Scarfò. Occorre porre una riflessione sulle nuove generazioni di mafia. Ci sarà da riflettere molto sui risultati degli scioglimenti che a Melito non hanno saputo dare una svolta. Evidentemente il commissariamento non sta dando i frutti sperati. Occorre una riflessione su strumenti e soluzioni da adottare".