L'ex vicepresidente della Reggina, Gianni Remo, condannato a 15 anni per concorso esterno in associazione mafiosa

remogianni500di Claudio Cordova - 15 anni di reclusione per l'ex vicepresidente della Reggina Calcio, Gianni Remo, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Questa la decisione presa dal Tribunale di Reggio Calabria presieduto da Filippo Aragona. 22 anni, invece, per il boss Michele Labate, ritenuto ai vertici dell'omonimo clan egemone nel rione Gebbione.

Oltre che per il ruolo di vicepresidente della Reggina, Remo è un nome molto noto in città, essendo un imprenditore attivo da anni nel settore della macellazione, della gastronomia e della ristorazione. 15 anni sono stati comminati anche nei confronti del fratello Pasquale.

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Secondo il capo d'imputazione formulato dal pubblico ministero Stefano Musolino nell'ordinanza con cui Remo sarà arrestato, i due "nell'esercizio delle attività di impresa dedite al commercio all'ingrosso ed al dettaglio di carni, pollame ed altri prodotti alimentari di derivazione animale compivano atti di concorrenza sleale nei confronti delle imprese riferibili a Remo Umberto ed alle altre imprese operanti nel medesimo settore merceologico. In particolare, delegavano partecipi, rimasti ignoti, dell'articolazione di ndrangheta denominata cosca Labate, che minacciavano la clientela, affinchè non si rifornisse più presso l'impresa di Remo Umberto, indirizzandola verso quelle collegate alle imprese riferibili alla comune cosca di ndrangheta ed, inoltre, facevano valere la forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo, anche a mezzo di minaccia implicita - che si inseriva nel contesto sociale ed ambientale intimidito e dominato dalla comune consorteria - per gestire il predetto settore merceologico in regime concorrenziale agevolato, a mezzo delle imprese direttamente o indirettamente riconducibili ai partecipi della comune cosca di ndrangheta ovvero ad imprese gestite da soggetti collusi o contigui alla predetta organizzazione".

Gianni Remo, dunque, avrebbe sfruttato i propri rapporti di parentela con la famiglia Labate per imporre la propria volontà, ma anche per ottenere una posizione privilegiata nel mercato reggino. Già nell'indagine "Gebbione", dove Remo verrà comunque assolto, verranno delineati i rapporti di parentela tra l'imprenditore e i membri della famiglia Labate. Il dato riguardante la famiglia Labate è dunque eloquente, come è possibile leggere nelle carte: "Ne emerge un contesto ambientale fortemente segnato dalla straordinaria capacità intimidatoria della cosca Labate, al punto che i provvedimenti esaminati danno conto di come questa sia riuscita ad imporsi senza neppure ricorrere abitualmente alla violenza o alla minaccia, tanto è ormai introiettata nella comunità civica, la consapevolezza della capacità aggressiva dell'associazione criminale che sconsiglia al mite imprenditore di frapporsi ai suoi desiderata. Parimenti, la lettura dei provvedimenti richiamati (e di quelli che ivi sono menzionati) evidenzia come la cosca Labate ed in questa, in particolare, Labate Michele, abbiano una speciale predilezione a sviluppare imprese mafiose o, comunque, ad interferire significativamente - anche attraverso imprenditori collusi o contigui - nel settore merceologico della macellazione e vendita (all'ingrosso ed al dettaglio) di carne, pollami e prodotti alimentari di derivazione animale".