Appalti truccati agli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, 5 anni a mister Edil Minniti

reggiocalabria ospedaliriuniti21aprdi Claudio Cordova - Cinque anni di reclusione per Giovanni Minniti, dominus dell'azienda Edil Minniti. Questa la condanna disposta dal Tribunale di Reggio Calabria, che lo ha punito in maniera esemplare al termine di un lungo dibattimento in cui a Minniti venivano contestati reati riguardanti gli appalti banditi dall'Azienda Ospedaliera di Reggio Calabria. Reati, quelli ipotizzati dal pm Stefano Musolino, che sarebbero stati commessi tra il 2009 e il 2011. Contestualmente alla dura condanna (un anno di reclusione al coimputato Ferrara), Minniti viene sanzionato con l'interdizione dai pubblici uffici e dalla possibilità di stipulare contratti con la pubblica amministrazione. Infine, il Tribunale ha disposto una provvisionale da 30mila euro all'Azienda Ospedaliera di Reggio Calabria, rappresentata dall'avvocato Aldo Labate.

Dopo i guai giudiziari di qualche anno fa (da cui uscirà comunque indenne) l'imprenditore finisce nuovamente nel mirino della Procura della Repubblica di Reggio Calabria e questa volta, almeno in primo grado, soccombe.

Vi è il reato di turbativa d'asta tra quelli contestati dall'accusa a Minniti. Tutti appalti riguardanti l'Azienda Ospedaliera Bianchi-Melacrino-Morelli di Reggio Calabria: vi è la procedura negoziata per l'affidamento del servizio di manutenzione globale degli immobili e degli impianti, ma anche l'adeguamento sismico del corpo "A" degli Ospedali Riuniti e, poi, infine, l'appalto per la Cardiochirurgia.

Sono tanti i capi d'imputazione formulati dal pm Musolino.

Minniti, al fine di predisporre un falso certificato di esecuzione lavori (CEL), apparentemente intestato e rilasciato dall'Azienda Ospedaliera reggina, avrebbe riprodotto le impronte recanti i simboli e le intestazioni dell'azienda stessa, della Regione Calabria, nonché impronte di timbro dell'Ufficio Tecnico dell'A.O. e (probabilmente dopo sua falsificazione) l'impronta di firma dell'ingegner Carmelo Giuseppe Fera, funzionario a capo dell'Ufficio Tecnico.

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E così, avrebbe fatto apparire un CEL attestante che l'appalto per ristrutturazione e messa a norma degli impianti degli Ospedali Riuniti (per un importo superiore ai 9mln di euro) fossero stati interamente eseguiti dalla Edil Minniti. Ma c'è di più, con un altro CEL, quello relativo alla ristrutturazione del CMP di Lamezia Terme, apparentemente rilasciato da Poste Italiane, avrebbe tratto in inganno i funzionari della SOA Hi Quality S.p.A., organismo esercente una pubblica funzione per la classificazione delle imprese sugli appalti, ottenendo così due false attestazioni di qualificazione alle esecuzione di lavori pubblici, in cui si certificava la Edil Minniti quale impresa avente qualità tecniche in realtà non possedute.

Saranno, tra gli altri elementi, le dichiarazioni, tanto di Poste Italiane, quanto dell'ingegner Fera a incastrare Minniti, indagato insieme a un suo dipendente, Francesco Ferrara, che avrebbe reso false dichiarazioni al difensore, al fine di agevolare il proprio datore di lavoro.

Nuovi guai, dunque, per Giovanni Minniti, già coinvolto, negli anni '90, nell'inchiesta "Sanitopoli", insieme a personaggi del calibro del boss Mario Audino, ma anche di politici come Aurelio Chizzoniti (in passato presidente del consiglio comunale e consigliere regionale) e il giornalista Paolo Pollichieni. Anche in quel caso, al centro degli accertamenti della Procura vi saranno gli appalti dell'Azienda Ospedaliera Bianchi-Melacrino-Morelli. In quell'occasione, Minniti (considerato imprenditore di riferimento di Mario Audino) finirà in carcere, mentre Chizzoniti e Pollichieni (ritenuti personaggi capaci di condizionare e influenzare scelte e decisioni degli enti pubblici locali e regionali) andranno ai domiciliari.

Ne usciranno comunque tutti puliti.

Ora, però, arriva la condanna di primo grado. I presunti falsi commessi dall'imprenditore Minniti sarebbero quindi il presupposto essenziale per i vari episodi di turbativa d'asta contestati dal pm Musolino. Tramite le certificazioni false, infatti, la "carriera" di Edil Minniti sarebbe stata di fatto drogata, permettendo all'azienda di vincere alcune importanti gare d'appalto. Minniti, infatti, avrebbe indotto in errore l'Azienda Ospedaliera che – confidando nella veridicità della qualificazione dell'impresa nella attestazione SOA, ottenuta tramite false certificazioni – gli aggiudicava l'appalto per la manutenzione degli immobili e degli impianti, permettendo quindi alla Edil Minniti di conseguire un ingiusto profitto.

Ma il dato più interessante arriva sul reparto di Cardiochirurgia, che per anni è marcito nella polvere. Anche in questo caso, con artifici e raggiri consistenti nel partecipare – in ATI con GE Medical System Italia S.p.A. – alla gara d'appalto per la realizzazione del reparto di Cardiochirurgia e Centro Cuore dei Riuniti, presentando i "soliti" documenti fasulli, sarebbe riuscito a vincere la gara, ottenendo, ancora una volta un ingiusto profitto.

E nella sfilza di capi d'imputazione, per Minniti c'è anche quello di tentata estorsione, perché, all'ostinato rifiuto dell'Azienda Ospedaliera di dichiarare per vero e fare proprio il CEL presentato dalla Edil Minniti, a mezzo di un legale a ciò incaricato, avrebbe diffidato e messo in mora l'A.O., minacciando ingiuste e ingiustificate azioni civili, amministrative e finanche la denuncia penale, tentando di costringere l'Azienda e il RUP, ingegner Carmelo Fera, a procedere in autotutela, all'annullamento del nuovo CEL. Un reato dal quale Minniti è stato assolto.