Sequestrato porticciolo abusivo a Villa San Giovanni

sequestroporticciolovillasangiovanniNell'ambito del piano prefettizio di azione nazionale e transnazionale denominato "focus 'ndrangheta 2016", sono state predisposte dalla Questura di Reggio Calabria una serie di attività ispettive interforze sul territorio provinciale volte anche ad una verifica sul corretto utilizzo del demanio marittimo nel litorale della provincia reggina.

Nel corso della mattinata di giovedì 18 agosto, personale della Guardia Costiera congiuntamente a personale del Commissariato Polizia di Stato di Villa San Giovanni, personale della Sezione Operativa Navale del Roan Guardia di Finanza di Reggio Calabria, personale del Comando Polizia Locale di Villa San Giovanni, ognuna negli ambiti delle proprie competenze, hanno effettuato delle verifiche in località Pezzo al fine effettuare un controllo all'approdo presente in zona. All'attività hanno altresì partecipato militari della Compagnia Carabinieri di Villa San Giovanni.

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Gli accertamenti effettuati all'interno della struttura hanno permesso alla polizia giudiziaria intervenuta di accertare che A.D.(1978) aveva illegalmente realizzato all'interno dello specchio acqueo antistante Punta Pezzo, un porticciolo abusivo per la nautica da diporto. Sono state contestate altresì la realizzazione di :

· un pontile in legno di circa 16 mq;

· di un gazebo di circa 9 mq;

· la posa di n° 25 gavitelli per un'area di circa 200 mt ai quali venivano ormeggiate e custodite 75 imbarcazioni da diporto;

occupando di fatto senza alcuna concessione demaniale marittima una vasta zona di pertinenza demaniale impedendone l'uso pubblico. I lavori di realizzazione dello stesso approdo venivano altresì eseguiti in area sottoposta a vincolo paesaggistico-ambientale.

Nell'immediatezza veniva identificato il soggetto che gestiva l'area demaniale senza autorizzazione A.D.(1978), che veniva successivamente escusso in forma garantita vista la presenza del proprio difensore di fiducia.

Dalla disamina delle sommarie informazioni rese dall'indagato e da quelle rese da alcuni diportisti utilizzatori del campo boe abusivo, si sono acquisiti ulteriori elementi che suffragano le ipotesi investigative, cioè quelle di gestione a fini di lucro di un'attività abusiva di custodia ed ormeggio di imbarcazioni. E' emerso altresì che non vi erano contratti stipulati tra l'indagato ed i clienti, né tantomeno alcuna documentazione fiscale che tracciasse il pagamento pattuito.

Pertanto sentito il magistrato di turno della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, si procedeva a porre sotto sequestro le seguenti opere/strutture /beni:

Ø Attrezzatura per la nautica da diporto consistente in n.25 (venticinque) gavitelli, catenaria che percorre longitudinalmente tutto il fondale marino per metri lineari 200 circa, cime e corpi morti, utilizzate per l'ormeggio e lo stazionamento di unità da diporto.

Ø Pontile in legno adibito a punto di approdo di complessivi mq. 16 circa;

Ø N. 1 gazebo in legno con copertura telonata di colore verde di mq.9 adibita a zona d'ombra, al di sotto del quale erano posizionati un tavolo e sedie;

Ø Tender di colore arancione con motore fuoribordo utilizzato per il trasporto da e per le unità ormeggiate.

All'atto dell'accertamento, erano presenti 75 unità da diporto per le quali si è consentito, previo accordi in tal senso con la Procura, ai singoli proprietari debitamente identificati ed alcuni dei quali escussi a sommarie informazioni testimoniali, di rimuovere le unità da diporto dal punto di ormeggio oggetto di accertamento. Ciononostante sull'area permanevano n. 04 unità da diporto, che pertanto venivano poste sotto sequestro.

In data 22 agosto 2016 il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Reggio Calabria, emetteva l'ordinanza di convalida ed emissione del decreto preventivo giusta richiesta dell'Ufficio di Procura.

Gli uomini della Guardia Costiera e della Sezione Operativa Navale ROAN Guardia di Finanza di Reggio Calabria stanno proseguendo, secondo un fitto calendario, a sentire tutti i diportisti che utilizzavano inconsapevolmente i servizi offerti dall'indagato, al fine di fornire un quadro più dettagliato al magistrato inquirente.