Reggio, chiesto in Appello aumento della condanna per l’ex assessore Plutino: 16 anni

plutinogiuseppe 500di Claudio Cordova - La Procura Generale ha chiesto l'aggravamento della già dura sentenza emessa in primo grado nei confronti dell'ex assessore comunale di Reggio Calabria, Giuseppe Plutino, condannato a 12 anni di reclusione per i suoi rapporti con la 'ndrangheta di San Giorgio Extra nell'ambito del procedimento "Alta tensione 2". Un procedimento in cui è stato applicato il pm che seguì il primo grado, Stefano Musolino, che, anche alla luce delle nuove risultanze investigative (su tutte le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Enrico De Rosa, ha chiesto 16 anni di reclusione per l'ex politico, in carcere dal dicembre 2011. La Procura Generale ha chiesto inoltre la condanna a 3 anni e 6 mesi per il poliziotto Bruno Doldo, assolto in primo grado, ma considerato dalla Dda la talpa dei clan, anche alla luce della propria parentela con Domenico Condemi, detto "Doddi", considerato uomo forte della 'ndrangheta di quei luoghi.

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Per il resto, l'accusa ha chiesto la conferma della sentenza emessa in primo grado dal Tribunale presieduto da Maria Teresa De Pascale. Tra gli altri, fu durissima proprio la condanna di Domenico Condemi, detto "Doddi", già condannato all'ergastolo per l'omicidio di Marco Puntorieri e punito con 22 anni e 6 mesi di carcere. Queste, nel dettaglio, le altre condanne che per la Procura Generale vanno confermate anche in Appello: 10 anni per Filippo Condemi, 11 anni e 6 mesi per Vincenzo Rotta, 11 anni per Vincenzo Lombardo, 11 anni e 6 mesi per Rosario Calderazzo, 9 anni e 6 mesi per Leo Caridi, 10 anni per Natale Cuzzola, 9 anni e 6 mesi per Diego Quartuccio e 10 anni e 6 mesi per Giuseppe Pasquale Esposito. E, ancora, il Tribunale ha condannato Natale Paolo Alampi a 5 anni, Diego Rosmini e Antonino Casili a 4 anni.

Un'indagine che ha mostrato la forza opprimente della 'ndrangheta sul territorio, ma che ha messo al centro delle investigazioni, anche la tentata estorsione subita dal consigliere regionale Gianni Nucera, cui i Condemi (e Plutino) avrebbero provato a imporre l'assunzione nella struttura di Palazzo Campanella di un elemento di riferimento della cosca. Tra le accuse contro Condemi, infatti, vi è anche la testimonianza del consigliere regionale di centrodestra che parlerà di pressioni per l'assunzione nella struttura di Palazzo Campanella di Maria Cuzzola, figlia di Natale Cuzzola e nipote di Gino Borghetto, uomo ritenuto esponente di spicco della 'ndrangheta di San Giorgio Extra e del rione Modena. In sede di indagine e in aula, Nucera si presenterà come personaggio sostanzialmente vessato dalle continue richieste dei Condemi e di Plutino. E minimizzerà i rapporti con entrambi. In aula, però, emergerà qualcosa di diverso, tanto da indurre il pm Musolino a iscrivere il politico nel registro degli indagati, prima per per corruzione elettorale e successivamente per concorso esterno in associazione mafiosa.

Un'indagine, quella a carico di Nucera, ancora aperta sulla scrivania del pm Musolino: "Anche in questo caso, come spesso accade, la collaborazione con la giustizia nasce dalla rottura di equilibri preesistenti, tanto che Nucera non denuncia subito, ma solo quando capisce che la situazione è fuori controllo" aveva detto il pm Musolino. Ossia quando Nucera troverà una tanica di benzina sul cofano della propria autovettura, parcheggiata nei pressi dello stabile ove avevano sede sia l'abitazione sia la segreteria politica, proprio nel rione San Giorgio Extra.

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Le motivazioni della sentenza: http://ildispaccio.it/reggio-calabria/74249-con-plutino-ndrangheta-infiltrata-nel-consiglio-comunale-di-reggio-calabria

Le accuse di De Rosa: http://ildispaccio.it/reggio-calabria/81880-dal-pentito-de-rosa-nuove-accuse-a-plutino-era-intrinseco-alla-ndrangheta