Delianuova, riconosciuta la legittima difesa a Marco Clemente. Assolto dal reato di lesioni gravi perché il fatto non sussiste

Il Tribunale di Palmi, in accoglimento delle richieste formulate in sede di discussione dall'Avv. Giuseppe Alvaro, ha assolto perché il fatto non sussiste Marco Clemente, 26 anni, di Delianuova, imputato di lesioni personali gravi per avere sferrato nei confronti di C.R., 40 anni, un violento pugno al volto, cagionandogli lo scoppio del bulbo oculare e ferite lacero contuse della palpebra dell'occhio sinistro che producevano l'indebolimento permanente dell'organo visivo, oltre che una malattia superiore a 40 giorni. Per il giovane di Delianuova era stata richiesta dal Pubblico Ministero e dalla parte civile, rispettivamente, la condanna a due anni e due mesi di reclusione e la liquidazione di una ingente somma a titolo di risarcimento del danno.

I fatti si erano verificati nel tardo pomeriggio del 5 settembre 2011 a Delianuova, allorquando i Carabinieri della locale Stazione, allertati da una telefonata pervenuta al numero di emergenza 112, erano giunti in via Carmelia, e, riscontrata la presenza di un uomo con il volto insanguinato, avevano immediatamente proceduto ad escutere a sommarie informazioni le persone presenti sul posto per accertare la dinamica di quanto accaduto. Era, così, emerso che, per motivi riconducibili a cattivi rapporti di vicinato, vi era stata una lite tra Marco Clemente e C.R., zio dell'attuale moglie del Clemente, iniziata prima verbalmente e per futili motivi, e poi degenerata in una colluttazione tra i due, in esito alla quale il Clemente, secondo la versione dei fatti fornita dalla persona offesa, avrebbe assestato un forte pugno al volto dell'avversario causandogli, a seguito della rottura degli occhiali da vista, lesioni gravi all'occhio sinistro.

Citato a giudizio davanti al Tribunale di Palmi con l'accusa di minacce e lesioni aggravate, l'imputato, difeso dagli avvocati Domenico e Giuseppe Alvaro, allegava in suo favore l'esistenza della scriminante della legittima difesa, sostenendo che era stato lo zio della propria moglie, che si trovava all'epoca dei fatti in stato di gravidanza, a porre in essere per primo un atteggiamento di violenza, verbale nei confronti della nipote, e fisica nei confronti del Clemente, il quale, intervenuto in difesa della ragazza, aveva cercato, più volte, di intromettersi per allontanare fuori dal domicilio l'aggressore. Nello scontro fisico che ne seguiva il Clemente veniva morso ad un braccio e a questo punto, secondo la tesi difensiva, il giovane aveva respinto l'offesa con gli stessi mezzi utilizzati dall'avversario. Il Clemente ha, inoltre, negato in dibattimento di aver tirato pugni al volto dello zio della moglie, sostenendo che le lesioni all'occhio potevano essere riconducibili all'impatto contro alcuni pilastri in ferro collocati in prossimità del cancelletto di ingresso all'area in cui si era svolta la zuffa. Le dichiarazioni rese dall'imputato erano state confermate, secondo la difesa, dagli altri testimoni escussi in dibattimento.

All'esito della camera di consiglio, il Tribunale di Palmi, condividendo le argomentazioni difensive, ha assolto l'imputato da tutti i reati addebitatigli, perché il fatto non sussiste.