Utilizzo di fatture per operazioni inesistenti: indagato Lillo Foti

foticentenariodi Claudio Cordova - Il presidente della Reggina, Lillo Foti, è indagato dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria. Negli scorsi giorni, infatti, la Guardia di Finanza ha fatto nuovamente visita alla società di via delle Industrie, sequestrando fatture per importi di diverse migliaia di euro. Una nuova visita dopo il controllo amministrativo e la conseguente acquisizione dei bilanci, che la Finanza aveva fatto, diversi mesi fa, nei confronti di Foti e della Reggina. Sono proprio le fatture ad aver attirato l'attenzione del pubblico ministero di Reggio Calabria, Stefano Musolino, che ha inviato le Fiamme Gialle dal massimo dirigente amaranto.

Contestualmente al sequestro, la Guardia di Finanza ha notificato al presidente della Reggina un avviso di garanzia per il reato di utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

Un titolo di reato assai simile alle contestazioni – di natura esclusivamente sportiva – che costarono, alla fine del 2012, l'inibizione a Foti per due anni. In quel caso, l'ipotesi accusatoria sosteneva che il presidente della Reggina avesse messo in atto un meccanismo per trasferire fondi all'estero. Fondi neri, secondo le dichiarazioni di un testimone. Non è dato sapere, comunque, se i fatti siano da mettere in collegamento o se si tratti di altre questioni. Per quanto concerne l'oggetto di tali fatture, al momento non trapela molto di più.

Ciò che, invece, è certo è che, con l'avviso di garanzia, Foti ha avuto modo di apprendere le vicende per le quali è sospettato dagli inquirenti e che, anche tramite la nomina di un legale, potrebbe ora fornire la propria versione dei fatti rispetto alle contestazioni mosse dalla Procura di Reggio Calabria.

Un ulteriore passaggio investigativo che va a interessare la Reggina Calcio, sebbene Lillo Foti – è bene precisarlo – non risulti indagato per alcun tipo di reato di mafia. Alcune settimane fa, infatti, nel procedimento a carico dell'ex vicepresidente, Gianni Remo, imputato per reati aggravati dal metodo mafioso, lo stesso pm Musolino ha depositato i verbali di tre collaboratori di giustizia, Enrico De Rosa, Marco Marino e Roberto Moio, che raccontano di presunte ingerenze dei boss Labate (imparentati con Remo) nella Reggina. Il pentito Moio, in particolare, parlerà di un "legame sia con Lillo Foti e sia con i cognati Remo, col cognato Giovanni Remo". Aggiungendo: "Nell'ambito calcistico sempre, allo stadio lì al Granillo parecchie volte in determinati scontri tra tifosi, tifoserie della Reggina [...] Pietro Labate parecchie volte ha fatto incontrare persone dei Boys del Gebbione a non fare casino che lì è una cosa, insomma, anche se io sapevo già che è una cosa, il campo sportivo lì allo stadio tramite Lillo Foti e Remo è una cosa che gli interessava, che gli è sempre interessata a Pietro Labate".

L'indagine sulle presunte false fatture, comunque, potrebbe essere una nuova tegola sul massimo dirigente amaranto, proprio nel momento in cui la Reggina, attualmente ferma ai box per quanto concerne l'aspetto agonistico, sta effettuando il massimo sforzo per tirarsi fuori dalle secche e per evitare un fallimento che potrebbe creare danni ancor più gravi. Se l'indagine della Procura di Napoli (emersa alcune settimane fa), che contesta a Foti un'evasione fiscale da 3mila euro per il tesseramento del calciatore Danti, non sembra creare troppi grattacapi, dell'entità dell'indagine della Procura di Reggio Calabria non è possibile dare una dimensione.

Insomma, una nuova sfida per Foti che, con un lavoro costante, sta cercando di evitare il fallimento della società. L'accordo con la Juventus per quanto concerne il settore giovanile e un centro sportivo, il Sant'Agata, che, di tanto in tanto, si popola di giovani, hanno spinto in questi mesi il presidente Foti a guardare con grande ottimismo al futuro. Ma la procedura di concordato, che eviterebbe il fallimento, è tuttora aperta e in bilico.

In bilico, come il destino della Reggina dopo la nuova visita della Guardia di Finanza.