Sequestrati bilanci: sul destino della Reggina anche la Guardia di Finanza

foticentenariodi Claudio Cordova - C'è qualcosa che la città di Reggio Calabria, impegnata in questi giorni, anche economicamente, per salvare la Reggina dal fallimento, non sa. C'è qualcosa che non è stata raccontata dalle cronache. Che non è stata dichiarata nei comunicati stampa o annunciata nelle conferenze stampa convocate per aggiornare tifosi e cittadinanza sullo stato di avanzamento delle manovre per permettere alla squadra amaranto di continuare il proprio percorso sportivo nei campionati minori, dopo gli anni fulgidi nella massima serie.

Ed è qualcosa che non può essere più sottaciuta, soprattutto perché le notizie che riguardano in questi giorni la Reggina non afferiscono all'aspetto sportivo ma, quasi esclusivamente, a quello economico-finanziario.

Nelle scorse settimane, infatti, la società di Via delle Industrie, ha ricevuto una visita "particolare". Una visita fatta con grande discrezione e che, per questo, è passata assolutamente inosservata. Gli uomini della Guardia di Finanza si sono recati presso gli uffici della società, richiedendo la documentazione relativa ai bilanci dell'azienda del presidente Lillo Foti. Carte che gli uffici amministrativi della Reggina hanno prodotto e di cui le Fiamme Gialle hanno estratto copia, riportando in ufficio la documentazione. Un'azione, quella dei finanzieri, svolta su delega della Procura della Repubblica di Reggio Calabria: un fatto avvenuto diverse settimane fa e che ha permesso agli inquirenti di analizzare il materiale sequestrato negli uffici amaranto.

Una procedura che – secondo quanto si apprende – sarebbe nata dal procedimento fallimentare, instaurato davanti al giudice Giuseppe Campagna per la causa tra l'istituto bancario Unicredit e la Reggina, appunto. Una notizia che Il Dispaccio ha trattato in anticipo rispetto agli altri e che nelle scorse settimane ha messo la società a serio rischio fallimento. Diverse udienze, quelle davanti al giudice Campagna: il prossimo step, tuttavia, è fissato per la fine di agosto.

Nasce proprio dai tentativi di ristrutturazione del debito da parte di Lillo Foti verso l'Unicredit il sequestro della documentazione economico-contabile operato dalla Guardia di Finanza nelle scorse settimane. In Procura, infatti, arrivano le segnalazioni relative alle procedure fallimentari in corso, questo per consentire agli inquirenti di perseguire, eventualmente, il reato di bancarotta fraudolenta, che – pur in presenza di bilanci palesemente artefatti - può essere ipotizzato solo quando un'azienda fallisce.

Insomma, il primo a non volere il fallimento della Reggina sarebbe proprio il presidente Lillo Foti e non solo per il bene di una società che è stato capace di portare sui campi più importanti d'Italia.

La Procura della Repubblica di Reggio Calabria ha quindi deciso di volerci vedere chiaro e – secondo quanto si apprende – ciò che emergerebbe dalla documentazione potrebbe essere interessante. Così interessante da spiegare, per esempio, perché diversi imprenditori, tra cui le varie cordate australiane (quella di Nick Scali su tutti) si siano defilate dopo i primi abboccamenti per rilevare la società. O da spiegare, peraltro, le lungaggini nelle trattative con le cordate locali che stanno tentando di acquisire la società. Gli inquirenti, infatti, stanno analizzando le varie voci inserite nei documenti contabili della Reggina, incrociando anche le fatturazioni allegate.

Cordate imprenditoriali, impegno istituzionale, mobilitazione popolare e crowdfunding. Ma forse il futuro della Reggina dipende anche dagli accertamenti della Guardia di Finanza.