Reggina: la favola dei minorenni chiude un centenario da incubo

1914regginadi Paolo Ficara - La carica dei 101. Da oggi non pronunceremo più la parola centenario, anche perché è definitivamente cessato. Buon compleanno Reggina. L'anno scorso abbiamo celebrato la storia, stavolta c'è da parlare soltanto di presente. Roberto Alberti ha preso la penna per scrivere una favola, da poter raccontare alle generazioni future: c'era una volta una squadra che perdeva ininterrottamente da un anno, poi misi in campo qualche minorenne e...

E come per magia, quattro punti in due partite e zero gol al passivo. Per fortuna non si è vinto a Caserta, altrimenti sarebbe scattato inevitabilmente il paragone con la passata stagione. Alberti ha preso in pugno la situazione, ed il recente passato deve insegnare che bisogna lasciar lavorare chi possiede polso e lucidità. La squadra lo segue perché è lui che si fa seguire, basti vedere l'esempio di Masini: il rimbrotto di una settimana fa sembrava il preludio alla fine del rapporto, adesso l'ex catanzarese fa il trascinatore.

Evidenziare i pregi di un tecnico che riprende dai capelli una squadra ultima e staccata in fondo alla classifica, dovendo giocoforza ridare fiducia ad elementi bistrattati fino a poco tempo prima (Viola, Condemi), per non parlare dei ragazzini terribili strappati alla Berretti di Giacomo Tedesco, in questo momento è facile. Ma l'attuale gestione evidenzia ancor di più la vera sconfitta del girone d'andata: la Reggina, come insieme, non è riuscita a gestire uno spogliatoio composto soprattutto da under 25, quasi tutti cresciuti al Sant'Agata. È bastato mettere in campo qualche 17enne per avere la controprova sul piano motivazionale.

Sul calciomercato, fin qui, viene attuata la politica dei cavalli di ritorno. Scindiamo i due aspetti. Da un lato c'è una società che persevera, dopo Bonazzoli, Tedesco, Vigiani, Di Michele e Colucci, solo per citare quelli arrivati dal 2009 in poi. I risultati sportivi sono sotto gli occhi di tutti, così come è noto il burrascoso epilogo dei rapporti contrattuali con ognuno dei calciatori sopra citati. Il passato (quello della Reggina è glorioso) è una risorsa, ma a volte può anche essere una prigione per chi ha poche idee e pochissimi mezzi.

Dall'altro lato c'è da ringraziare a vita Aronica, Belardi e Cirillo, capaci di metterci la faccia in una squadra ultima in classifica in Lega Pro. I fasti della Serie A sono lontani, dall'ambiente non si può pretendere chissà quale spinta. Eppure c'è chi dimostra amore incondizionato, avendo solo da perdere. Dovranno essere loro a rilegare la favola che sta scrivendo Alberti, dandogli una mano a mantecare uno spogliatoio fin qui tallone d'Achille.

Poi c'è il campo. E qui bisogna parlare di calcio, e di tattica. La fase difensiva è stata aggiustata, la squadra è più compatta e dai nuovi acquisti ci si attende un grosso contributo in termini di concentrazione ed esperienza. Gli sbocchi offensivi sono pochi. In questa categoria l'ardore agonistico è sicuramente importante, ma per il momento siamo ancora in un campionato professionistico e dunque va cercata la qualità. Tra esterni bassi ed alti, l'unico di ruolo in questo organico è Karagounis. A centrocampo servirebbe un elemento con visione di gioco ed esperienza. In attacco bisogna stare attenti a non prendere doppioni: ok un centravanti di peso, poi però serve una punta esterna capace di saltare l'uomo.

Un anno fa, con una curva che improvvisava dei festeggiamenti non organizzati, nessuno avrebbe pensato ad una Reggina ultima in Serie C. Tre settimane fa, in pochi hanno raccolto l'invito di Alberti ad allontanare il disfattismo. Gli ultimi risultati, uniti ai ritorni di calciatori importanti, possono ridare entusiasmo e fiato. Serviranno basi solide per rimanere in piedi. Per parlare di futuro c'è tempo, ora va costruito il presente.