Reggina, l'allenatore non fa gol. Trittico terribile prima della Vibonese

zemansguardodi Paolo Ficara - Una salvezza da costruire in casa. Se ci si vuole fermare al primo scorcio di campionato, appare evidente che la Reggina dovrà contare soprattutto sul fattore 'Granillo' per mantenere la Lega Pro. Due punti presi in trasferta su quattro partite, in teoria non lasciano dubbi. Analizzando la prestazione offerta in casa della nuova capolista Lecce (in coabitazione col Foggia), si può però parlare di crescita nonostante la sconfitta. Tralasciando Fondi, una tale intensità di gioco non era stata espressa per 70 minuti né a Monopoli, né ad Agrigento.

COSA CHIEDERE DI PIÙ? – In termini di risultati, c'è poco da eccepire. La Reggina ha vinto la gara che doveva dare slancio, utilissima a costruire un forte legame con i tifosi (il derby dello Stretto); ha fatto la partita in casa, dal primo all'ultimo minuto, contro avversari sulla carta superiori (Catania e Cosenza); ha evitato la sconfitta in casa delle dirette concorrenti (Akragas e Monopoli). Il ko di Fondi è ormai un lontano ricordo, quello di domenica sera a Lecce è fisiologico. Se non si fosse perso nemmeno in casa di una delle migliori compagini del girone, forse avremmo già dovuto rivedere le valutazioni estive circa le carenze dell'organico.

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L'ALLENATORE NON FA GOL – Se Reggio Calabria fosse una piazza calcisticamente normale, Karel Zeman avrebbe azzeccato alla grande l'impatto. Poco protagonismo, molta spontaneità e tanto lavoro sul campo. A differenza di qualche suo predecessore, convinto forse di fare Pep o Josè di secondo nome, l'italo-ceco non nasconde gli allenamenti (eccetto la settimana pre-derby): negli ultimi 40 giorni, è stato possibile assistere a più rifiniture che nei precedenti 9 anni. Sedute del sabato mattina ovviamente disertate da chi usava lamentarsi delle porte chiuse. Non sono queste le cose che ci inducono a spezzare una lancia in favore del tecnico, altrimenti sarebbe come se un giornalista venisse giudicato bravo solo quando scrive a favore. È il tenore delle prestazioni, l'assenza di schizofrenia nelle scelte e la capacità di giocare alla pari contro chiunque, a far pendere la bilancia dalla sua parte. Se la squadra si esprime è merito dell'allenatore, se non la butta dentro non è colpa sua.

POLVERI BAGNATE O LIMITI STRUTTURALI? – Insistere con la stessa formazione è un merito fin quando i risultati (o le prestazioni) arrivano. D'altronde, i calciatori che subentrano a gara in corso non fanno molto per far cambiare idea al tecnico. L'unica eccezione è rappresentata da Bangu, in gol contro il Catania dopo essere partito dalla panchina, dunque meritevole di riprendersi il posto da titolare. Una cosa è certa: se nessuno tra Lancia, Tripicchio ed i già intravisti Carpentieri e Tommasone è in grado di offrire qualcosa in più, rispetto ad un Oggiano che faticava a fare la differenza in D col Reggio Calabria, il quadro è sconfortante. Zeman sostiene che diversi elementi dimostrano in allenamento di non essere pronti. Ma esistono calciatori in grado di tirare fuori molta più personalità in partita, piuttosto che durante la settimana. E viceversa.

CALENDARIO IN SALITA – Nella speranza che sia soprattutto Coralli a far valere doti tecniche ed esperienza negli ultimi 16 metri (non sempre si incontrano due centrali come Cosenza e Giosa), la Reggina al momento è in una parte tranquilla di classifica con tre punti di vantaggio sulla zona playout. Le prossime tre sfide si presentano in salita: la Juve Stabia (terza dietro Foggia e Lecce) fa visita domenica sera al 'Granillo'; poi si va a Caserta da una compagine in ripresa; ed il Matera di Auteri (attualmente quarto) è un altro osso durissimo. Gli amaranto dovranno vincere almeno una di queste partite, per non arrivare il 30 ottobre sul campo della Vibonese con troppa pressione addosso. E per vincere, bisogna segnare.

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