Reggina: centrocampo di qualità, squadra inesperta e l'incognita Zeman

logo1914di Paolo Ficara - Cautela e coesione. La Reggina sta per toccare con mano il tanto sospirato ritorno in Lega Pro, categoria mantenuta sul campo nell'ultima gara disputata dagli amaranto il 30 maggio 2015. Come ad ogni vigilia o antivigilia, rispetto all'alba di un torneo, ci si chiede quanta e quale distanza potrà essere percorsa fino al tramonto.

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Le previsioni formulate in questo periodo sono meno credibili di un oroscopo. Nessuno, tra addetti ai lavori e giornalisti, può possedere tutto lo scibile del calcio. È opinione comune che Foggia, Lecce, Matera e Catania (penalizzato di 6 punti), siano almeno una spanna sopra tutte le altre. Ma nel gruppo C della Lega Pro è difficile individuare il reale potenziale di compagini come Virtus Francavilla, Andria, lo stesso Fondi che domenica 28 agosto battezzerà una Reggina proiettata verso l'obiettivo salvezza. Con più di una incognita.

IL MANICO FARÀ LA DIFFERENZA? Quando si ha a che fare con un organico completamente nuovo, specie se zeppo di giovani, la figura dell'allenatore diventa fondamentale. Più che un sopraffino stratega sul piano tattico, serve un ottimo psicologo capace di far andare d'accordo un gruppo in cui sono in pochi a conoscersi tra di loro, peraltro in assenza di calciatori unanimemente riconoscibili come leader. Il curriculum di Karel Zeman è noto ai più, ma non intendiamo ricordarglielo all'infinito. Reggio Calabria è sicuramente la piazza più importante, fin qui, della sua carriera. È la sua grande occasione per affermarsi nel mondo del calcio professionistico, lui che è stato tesserato quando la Reggina era già fiduciosa circa il ripescaggio in Lega Pro. Al momento, Zeman rappresenta la più grossa delle incognite in casa Reggina: se ha azzeccato l'impatto con l'ambiente e col gruppo, potrà esaltarsi ed esaltare. Quel "se" è però enorme.

PANORAMICA SULL'ORGANICO – Prima che arrivassero Coralli e Botta, la Reggina poteva essere considerata una buona formazione Primavera. Nell'ultima stagione degli amaranto in Lega Pro, si scese in campo con una miriade di calciatori tra i 18 ed i 24 anni, cresciuti al Sant'Agata. A loro, ad inizio stagione, vennero aggiunti Crescenzi, Masini, più qualche fuoriuscito dalle giovanili dei club di A (Aquino, Karagounis, per fortuna anche Insigne). C'era già il "vecchietto" Di Michele a fungere da leader, ma senza gli over 35 Aronica, Belardi e Cirillo, giunti nel mercato di riparazione, non sarebbe stato possibile raggiungere nemmeno quel penultimo posto utile per i playout. La situazione attuale non si discosta di molto da quella. Probabilmente la società ha prodotto il massimo sforzo sul piano economico, specie considerando le spese sostenute col Reggio Calabria in Serie D: a Praticò, sotto questo profilo, non si può rimproverare nulla. È necessario che diversi dei giovani scelti per indossare la casacca amaranto, si rivelino molto più maturi di quanto dica la carta d'identità.

PUNTI DI FORZA E TASTI DOLENTI – I reparti difensivi visti all'opera nelle due gare di Coppa Italia sono il vero anello debole. Gente che faceva da riserva in D viene adesso riproposta in una categoria che gli sta larga. Il recupero del 23enne Kosnic è già atteso spasmodicamente. Sul portiere, la dirigenza sta valutando attentamente. Il sorriso viene dalla qualità di gente come Bangu, Botta e De Francesco in mezzo al campo. I piedi buoni ci sono, bisogna capire se i cambi di passo arriveranno col trascorrere delle settimane o se dipendono dalle caratteristiche dei singoli. In attacco non si discutono le qualità di Coralli, anche se non si potrà pretendere continuità nell'arco di 38 partite. Ai suoi fianchi non bisogna eccedere con la gioventù: al momento si passa dai 33 anni del centravanti ai 19 dei vari Bianchimano, Carpentieri e Lancia più i 20 anni di Tripicchio. In attesa del recupero di Oggiano, anch'egli tutto da verificare in questa categoria.

LA PIAZZA NON RIPETA GLI ERRORI DEL PASSATO – In Lega Pro la qualità conta eccome: guai a fossilizzarsi per l'ennesima volta sul contorno rappresentato da grinta ed attaccamento, altrimenti in campo potrebbero andarci i tifosi anziché i calciatori. C'è differenza tra calcio e lotta nel fango, con tutto il rispetto per i lottatori (anzi, anche nel loro caso è necessaria la tecnica). Prima i piedi, poi la testa, infine il cuore: questa la gerarchia dei valori in questo sport, a livello professionistico. Ma soprattutto, non si commetta mai l'errore di dare tutto per scontato, come se la Lega Pro ci risultasse stretta e certe partite si dovessero vincere solo col nome. Avevamo perso la Reggina, oltre alla categoria. Adesso teniamoci strette entrambe, garantendo quella vicinanza utile sia a dare sostegno, sia a mettere pressione quando è necessario. Le divergenze d'opinione esisteranno sempre a tutte le latitudini: Max Allegri, dopo aver vinto l'ultimo scudetto con la Juventus, si sarebbe dovuto presentare in sala stampa con un bazooka, se si fosse messo lì a ripensare alle contestazioni di inizio torneo. Anche una critica può essere un atto d'amore, se fatta da un tifoso. Per il giornalista, rientra tra i doveri. Forza Reggina.