Reggina: cessione di un ramo d'azienda alla Asd Reggio Calabria?

campagna500di Paolo Ficara - Oltre 20 milioni. Questa la mole debitoria della Reggina, che ha costretto il Tribunale di Reggio Calabria a dichiarare il fallimento. Una cifra non certificabile dato che, in questi casi, diversi creditori spuntano come i funghi a sentenza depositata. Dunque, la Reggina Calcio è morta e sepolta? No, è in rianimazione. In termini tecnici, è in esercizio provvisorio.

"Stiamo cercando di salvare il salvabile, nell'ottica esclusiva di una tutela verso i creditori". Queste le parole raccolte dal Dispaccio, e pronunciate da Giuseppe Campagna, Presidente della sezione civile del Tribunale di Reggio, immediatamente dopo il deposito della sentenza. Un provvedimento giunto in contemporanea al dissequestro delle quote societarie della Reggina, disposto sempre nella mattinata di oggi, 8 giugno 2016.

Cosa intenda il giudice Campagna per "salvare il salvabile", è presto detto.

Intanto, l'esercizio provvisorio sancito per i prossimi tre mesi, consente di non dichiarare cessata l'attività. Le finalità del Tribunale sono volte al recupero dei crediti pendenti in Lega, ottenibile soltanto previo mantenimento dell'affiliazione in Figc. Se questo intento, come scritto nei giorni scorsi, coinciderà con la ben più romantica volontà popolare di avere la vecchia, storica ed unica Reggina in campo con tanto di matricola mantenuta, ben venga.

Se la missione (ancora da organizzare per modalità e tempistica) dei curatori Condemi e Giordano in Figc avrà esito positivo, si potranno aprire almeno un paio di soluzioni. In questo discorso, va infilato anche un ipotetico dissequestro degli immobili al Sant'Agata, ancora non avvenuto ma molto probabile.

Prima ipotetica soluzione: la curatela fallimentare potrà proporre (e ha tutta l'intenzione di farlo) la cessione di un ramo d'azienda della Reggina Calcio alla Asd Reggio Calabria. Ciò consentirebbe alla società attualmente presieduta da Mimmo Praticò di divenire erede ufficiale, a tutti gli effetti, dei beni immateriali: marchio, palmares e soprattutto questa benedetta matricola, unico trait d'union che certifica una continuità storica.

Seconda ipotesi: non è da escludere che un qualsiasi privato, ovviamente con risorse finanziarie disponibili nell'immediato e con l'ok del Tribunale, possa manifestare l'interesse a prendere sempre lo stesso ramo d'azienda utilizzabile per produrre risorse economiche, iscrivendo così la prima squadra della Reggina senza che la stessa venga inglobata o unita ad un altro club già esistente. In tal caso, la stessa figura dovrebbe farsi carico delle strutture di allenamento.

Ci sarebbe anche una terza soluzione, che vedrebbe l'intervento di società calcistiche operanti fuori dal territorio reggino o calabrese, potenzialmente interessate ad utilizzare il centro sportivo Sant'Agata per i propri scopi. Anche in questo caso, i potenziali soggetti dovranno rivolgersi ai curatori fallimentari nonché al Tribunale. Verrebbe meno l'ipotesi di iscrivere la Reggina, nonché di una trasmissione ufficiale di eredità. Ma le autorità giudiziarie non guarderanno in faccia nessuno, dovendo semplicemente dare priorità a chi offrirà di più.

Una eventuale cessione del ramo d'azienda dalla Reggina Calcio alla Asd Reggio Calabria, oltre a far mantenere nome e matricola, produrrebbe anche una ciliegina sulla torta: a quel punto si potrebbe chiedere la riammissione d'ufficio (e non il ripescaggio) in Lega Pro. Una sorta di rigore a porta vuota. 

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