C'era una voltA... (e ci sarà ancora?)

bdi Paolo Ficara - Se il compleanno della Reggina si festeggia sempre l'11 gennaio, da 102 anni, il 30 aprile va equiparato come minimo ad un onomastico. Una squadra resa mitica agli occhi della propria gente, sparsa per il globo, per i campionati vinti lottando e per gli spareggi al cardiopalma, dieci anni fa toccava l'apice della propria gloria. Serie A, stagione 2005-06: per salvarsi basta un pareggio, ma il caso vuole che l'avversario sia il Messina, retrocesso in caso di sconfitta. Dunque, il pareggio non può bastare.

Dieci anni. Che lasso di tempo è? Il ventenne si può guardare allo specchio e provare a ricordarsi com'era 10 anni prima, beandosi di essersi ormai trasformato in un uomo, di avere qualche libertà in più. Il cinquantenne vedrà sé stesso più o meno come ora, ossia accoppiato, con figli e con diversi capelli grigi, esattamente come a 40 anni. Per ognuno di noi, il livello di intensità di quel ricordo, di quel 30 aprile, può essere diverso, relativo.

C'è chi ricorderà con più piacere l'impeto di Biondini e l'assist per il primo gol, un destro impeccabile di prima intenzione da parte di Cozza. A chi rimbalzerà nella mente la milionesima espulsione di Mazzarri. Chi sedeva in tribuna, forse avrà impresso il volto di Pietro Franza, presidente del Messina. Un po' tutti, ci ricorderemo sempre che è finita 3-0 per la Reggina. Un po' tutti, non dimenticheremo mai almeno uno degli innumerevoli, spassosissimi striscioni tirati fuori in curva.

Una cortesia: non fate leggere questo articolo fuori dai confini di Reggio, o comunque a gente che non tifa Reggina. Rischieremmo di essere additati come una tifoseria che vive solo di ricordi, vista la situazione attuale. Non basterà rispondere che nel calcio esistono i cicli: ieri è toccato A noi, oggi tocca A qualcun altro, domani chissÀ...

Oggi dovremmo capire quale strada seguire per sentirci padroni della nostra storia. Lo siamo già, lo siamo sempre stati. Ma in parecchi non lo avvertono. La storia aiuta a recuperare le proprie radici, a ritrovare la via maestra. La storia può essere d'insegnamento anche a distanza di molti anni. Si può carpire qualche particolare su cui, dieci anni fa, non ci si è soffermati. Non si è data importanza. Ad esempio...

Quel Messina era diverso dal Messina affondato il 30 maggio 2015. Nel senso che si tratta di due società diverse. In Serie A ci è andato il Messina Peloro. Mentre nel penultimo campionato di Lega Pro, è stato affrontato l'A.C.R. Messina. Club che ha ereditato la denominazione della squadra in cui hanno militato i vari Schillaci e Protti, retrocessa nel 1993 dalla C1 direttamente all'Eccellenza per via dei debiti, ma poi fallita definitivamente nel 1998, un lustro dopo la mancata iscrizione.

La Reggina non si è posta tanti problemi, e nel dubbio ha fatto retrocedere entrambe le società, sia nel 2006 che nel 2015. Per noi sempre Messina era, non ci cambiava niente. Ma per loro...

La mancata iscrizione del luglio 2015 rappresenta una grave onta per il calcio reggino. Una macchia che si estende ancor di più, se pensiamo alle conseguenze: smarrimento dell'identità, perdita del professionismo, bisticci da cortile di cui ci siamo rotti le scatole quasi subito. Se a distanza di un anno esiste la possibilità di avere una Reggina in versione araba fenice, ben venga. Se questa possibilità non c'è o mancano i mezzi per cogliere l'attimo, ci faremo il segno della croce ed andremo avanti.

La speranza è di non dover raccontare ancora a lungo la telenovela fallimento sì – fallimento no. Non abbiamo né la presunzione, né il potere di rappresentare l'intera tifoseria. Abbiamo però il dovere di scrivere che attorno al nome Reggina, da mesi, si consumano giochi di potere fra privati. Abbiamo la facoltà di scrivere che ci siamo stancati. Che ci avete stancati. Un'altra annata uguale (se non peggiore) a quella ancora in corso, sarebbe insopportabile. Viceversa, se le cose fossero andate per il verso giusto un'estate fa, oggi a Reggio si sarebbe potuto davvero festeggiare, e continuare a farlo per un mese intero nei confronti dei rivali di sempre. I veri antagonisti in un derby.

La voglia di avere nuovi idoli è superiore all'esigenza di attaccarsi ai ricordi. Nuovi Mazzarri, nuovi Cozza, nuovi Amoruso, nuovi Bianchi. Ho fatto un sogno: consiste nel ritrovare il Messina l'anno prossimo...

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