Il PD decida cosa vuole fare da grande, lo deve a chi si impegna sul territorio

Riceviamo e pubblichiamo: Tra qualche settimana si celebrerà il congresso regionale del PD. La prima buona notizia è che il congresso, finalmente, si fa e si pone fine ad una lunga stagione commissariale. La seconda è che, stando alle premesse, sarà un congresso vero, con più candidati competitivi e senza un esito precostituito.
Giungono da più parti, in questi giorni, appelli affinché i candidati alla segreteria facciano passi indietro in nome di una presunta unità del partito. A noi sembra, invece, che questa sia un'occasione da non perdere: niente è più nocivo per un partito, in una terra ingessata dal trasversalismo, di un congresso unitario artefatto, costruito sulla scacchiera degli accordi di potere, lontano anni luce dalla realtà dei calabresi, dai loro bisogni e dalle loro aspettative.
E' sempre più lampante la distanza che continua a crescere tra classe politica e cittadini. In Calabria, ancora di più che nel resto del Paese, c'è la percezione diffusa che chiunque governi rimanga impantanato in una melma indistinta che, nella migliore delle ipotesi, produce compromessi al ribasso; nella peggiore, impedisce di decidere e di programmare qualsiasi cosa vada oltre l'ordinaria amministrazione.
Per questo motivo serve chiarezza, a partire dai partiti che si propongono come forza di governo. Ben venga, quindi, la pluralità di candidati, purché questi accostino al proprio nome un'idea di partito e di Calabria. Gli aspiranti segretari, nel poco tempo a disposizione, abbiano il coraggio di confrontarsi sui contenuti, con correttezza ma in maniera determinata. Chi vince utilizzi la legittimazione ricevuta per dettare la linea con forza e senza tentennamenti. Chi perde, al contrario, rinunci a considerare il consenso ottenuto come un feudo di cui disporre per giochi di basso profilo e si impegni a lavorare per gli obiettivi del partito con spirito costruttivo.
Ci sembra questa l'unica strada percorribile per provare a rigenerare un partito spento, privo di qualsiasi spinta propulsiva e completamente incapace di comunicare con la pancia del proprio elettorato. Non ha nessun senso utilizzare ogni occasione utile per gridare ai quattro venti della necessità di attrarre forze nuove e potenzialità sopite, se poi ci si chiude nelle stanze del palazzo ad elucubrare su incomprensibili alchimie politiche.
E'ovvio, tuttavia, che questo non basta. Accanto al metodo, è fondamentale che, dal confronto tra i vari candidati, il PD costruisca una propria identità forte, un progetto chiaro e credibile ed una precisa idea di Calabria. Per alcune cose, occorre una seria riflessione; per altre, è sufficiente che i dirigenti imparino ad ascoltare, a relazionarsi con la società, a vivere sul territorio.
Infine, non si utilizzi più, ad ogni piè sospinto, la retorica del "giovane" e del "cambiamento", buona per ogni stagione: la giovinezza, di per sé, non è una virtù politica ed il nuovo non per forza è migliore del vecchio. Servono idee fresche ed innovative; serve serietà e coerenza. Serve il dinamismo necessario per stare al passo con i continui mutamenti della società. Chi, giovane, anziano, di mezza età, sarà in grado di costruire e di raccontare un progetto di lungo respiro con la necessaria credibilità, probabilmente avrà anche il merito di aver riacceso la speranza in una terra che l'ha persa, ormai, da troppo tempo.
Se così non fosse, se dovesse prevalere la linea dell'unità a tutti i costi o di un ulteriore slittamento del congresso, allora avrebbe molto più senso cambiare il meccanismo di selezione dei dirigenti, alla luce del sole e dicendolo con chiarezza. Relazionarsi con la propria base con la presunzione e l'arroganza di chi è convinto di essere l'unico depositario della verità, utilizzando la legittimazione delle c.d. primarie come uno scudo dietro cui trincerarsi nei momenti di difficoltà, non fa altro che contribuire alla perdita di credibilità del partito e della politica.
Il PD, quindi, stabilisca cosa fare da grande. Lo faccia subito e con chiarezza. Glielo deve a chi continua a crederci, a chi si impegna quotidianamente sul territorio, ai tanti giovani di cui troppo spesso, impropriamente, si parla.

Barbara Panetta, Emanuele Marando, Rocco Palamara, Andrea Richichi, Enrico Tarzia *
*Iscritti e simpatizzanti PD della provincia di RC