Rifuti a Reggio Calabria, il comportamento pilatesco di Falcomatà

Riceviamo e pubblichiamo:

Carissimo Sindaco Falcomatà, le scrivo questa breve lettera e la trasmetto tramite gli organi di stampa, sperando gliela facciano recapitare.

L'oggetto di questa mia missiva, riguarda la raccolta rifiuti o per meglio dire la non raccolta dei rifiuti, faccia lei, e anche altre riflessioni di carattere generale che comunque la riguardano se non altro come amministratore e sicuramente come giovane genitore.

La questione rifiuti che interessa anche alcuni comuni della Calabria, lei asserisce sia causata dalla diatriba che si è venuta a creare tra Comune e Regione e motivata dalla chiusura e dalle limitazioni imposte dal governo regionale alle discariche, ma in parte, aggiungo io, per una cattiva gestione che si è manifestata fin dall'inizio della raccolta porta a porta. Tutto ciò ha determinato il risultato che Reggio Calabria è una discarica a cielo aperto e di questo spero, lei ne abbia piena coscienza e visione.

Detto ciò, da questa situazione in base alle sue ultime dichiarazioni e da quanto lei e chi per lei asserisce, non gli si può attribuire nessuna responsabilità.

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Se in parte questo può essere vero o verosimile per la prima motivazione, non lo è sicuramente per la seconda, ma ancor più grave, a mio parere è il comportamento pilatesco che lei e i suoi collaboratori hanno assunto in questa vicenda, che molto sinteticamente, arriva al mio orecchio ed a quello di molti nostri concittadini, come:

"La Regione ha chiuso le discariche e pertanto non posso garantire la raccolta, prendetevela con il governo regionale."

Le voglio invece riassumere quali sono le iniziative che mi sarei aspettato dal mio Sindaco:

1) Lei è il rappresentante di tutti i cittadini della città e da qualche anno anche della nostra Provincia ed è suo dovere impegnarsi con iniziative che incidano in maniera decisa se non altro chiamando a raccolta i concittadini, chiamando a raccolta la stampa locale e soprattutto nazionale per focalizzare e per attenzionare la grave situazione su questa triste vicenda, che a mio parere, potrebbe assumere contorni anche tragici, si pensi solo al problema sanitario del quale, lei così facendo ne è complice quanto la governatrice Santelli.

2) Lei è stato eletto in un partito che in questo momento è al governo nazionale, ha il diritto-dovere di richiamare il suo partito, il suo segretario, i suoi ministri, affinché intervengano su questa vicenda che oltre al problema sanitario menzionato si trascina problemi di ordine pubblico, economico e non meno importante, anzi, quello del disastro ecologico ambientale.

Tralascio qualunque commento sull'azienda AVR che si occupa della raccolta dei rifiuti e soprattutto su chi dovrebbe controllare sul suo corretto operato e professionalità e non mi riferisco sicuramente alla maggioranza dei lavoratori di AVR, che anzi hanno tutta la mia piena solidarietà visto che lavorano senza percepire da mesi lo stipendio.

Mi auguro che queste pochissime righe la facciamo riflettere su quanto i cittadini siano esasperati da questa vicenda.

Ne approfitto per fare un'altra riflessione su argomenti di cui lei probabilmente non ha colpe, ma che avrebbe potuto almeno cercare di prendersi in carico se non altro come portavoce, ed rivolto a tutti gli amministratori cittadini, regionali ed eletti al parlamento nazionale che si sono succeduti negli ultimi decenni e forse anche prima.

In questa Calabria ed a Reggio soprattutto, avete cancellato un'intera generazione di ragazzi quelli che vanno da 25 fino ai 35-40 anni, li avete fatti scappare, sono dovuti andare via per crearsi un futuro ne peggiore ne migliore di quello che ha avuto la mia generazione, ma solo un futuro, qui avrebbero avuto il nulla assoluto, sono andati via in altre zone d'Italia e del mondo arricchendo quei territori impoverendo la nostra economia e i nostri cuori. Ed proprio questa la cosa che fa più male ci averte tolto la cosa più bella che avevamo, la presenza e l'affetto dei nostri figli.

Continuando su questa strada saremo costretti a scappare anche noi.

Giandomenico Posillipo