Riceviamo e pubblichiamo:
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Egregio signor Sindaco, ci rivolgiamo ancora a Lei in quanto massima autorità dell'Amministrazione locale che ci governa. L'episodio occorso "Al Clubbino" non assume certo grande importanza in una città afflitta da gravissimi ed evidenti problemi. Pertanto avevamo deciso che, dopo "lo stappo" dimostrativo, pacifico e civile di ieri, dopo l'intervento brillantissimo di Pasquale Caprì, fosse giusto proseguire il nostro percorso in silenzio. Avevamo letto, ma anche ascoltato personalmente, la "risposta" (ambigua e parziale) della Polizia Municipale, che sostanzialmente individua la Dirigente di Settore come fautrice delle determinazioni poste in essere nella circostanza. Orbene ci ha stupito vedere, ieri, la Polizia Municipale presentarsi in diverse circostanze (alle 23, alle 1,00 circa..) davanti "Al Clubbino". Con fare quanto meno deciso farsi largo tra la folla per arrivare a spintonare più volte il portone di ingresso del locale per verificare se fosse chiuso. E "l'operazione" si è poi ripetuta, con le stesse modalità, a distanza di due ore, nonostante le forti luci accese dentro il locale rendessero sempre evidente l'assoluta inoperatività dello stesso. Uno degli agenti in collegamento via radio riferiva all'interlocutore facendosi sentire da presenti "è chiuso, dobbiamo mandare diverse pattuglie per identificare un po' delle persone". Modalità organizzative che, del tutto in contrasto con l'atteggiamento estremamente pacifico dei cittadini presenti, ricordavano la Polizia di ben altri tempi e luoghi. Veda, signor Sindaco, in una città ormai così rassegnata da accettare persino il vedersi sommersi dai rifiuti, sentiamo dire ( e fare ) da persone a Lei vicine tante cose strane. Proprio l'altra sera un suo diretto collaboratore "accusandoci" di invocare la parità di trattamento nel settore, ci riferiva che poco tempo fa, proprio a lui era capitato un episodio. I vigili lo avevano multato per un divieto di sosta, ma graziato diverse altre decine di auto analogamente parcheggiate accanto la sua. Il suo collaboratore riferiva che, dopo essersi inizialmente arrabbiato, aveva compreso il suo errore e "assolto" la Polizia Municipale. Lasciamo a Lei ogni valutazione in merito a questa (impropria) "metafora" utilizzata dal collaboratore da Lei scelto . Ma ci permettiamo di far presente due cose, a Lei, a chi continua a sostenere certe scelte, a chi nei social sostiene certe posizioni ( compreso Suoi parenti stretti) invocando il rispetto delle regole proprio per non avere, evidentemente, chiara la situazione. E siamo certi che potrà ben comprenderle anche perchè, come spesso ricorda il brillantissimo Pasquale Caprì, Lei (data anche la Sua giovane età) è un esperto conoscitore della Movida reggina. La Sua ordinanza che prevede "il fermo musicale" alle 24, 00 , se effettivamente applicata, avrebbe un unico risultato : dirottare nelle ore notturne quei (pochi) giovani che risiedono nella città verso altre mete della provincia o della dirimpettaia Sicilia. Con le conseguenze che sicuramente lei comprende: quelle economiche per le imprese che operano in città, che forse si potrebbero tralasciare. Ma i rischi a cui sottoporrebbe i giovani, soprattutto durante il rientro, dovrebbero indurLa a rivedere la Sua ordinanza. D'altra parte l'applicazione della Sua ordinanza nella nostra realtà viola ed ha sempre violato uno degli inviolabili ( sulla carta) principi democratici: la parità di trattamento dei cittadini e delle imprese. La assoluta mancanza di controlli "a tappeto", l'azione "ad impulso" esercitata dalla P.A. genera evidenti conseguenze: ci sono gli intoccati, gli intoccabili (quelli verso cui neanche i "vicini" osano comunicare il disturbo) e quelli che, invece, vengono accusati dalla Pubblica Amministrazione di non rispettare le regole che per definizione dovrebbero riguardare tutti, ma che risultano confezionate solo per potenziali vittime. Certo è che in un contesto come questo, così difficile per diversi e pesantissimi aspetti, fare impresa risulta tanto difficile che l'unica scelta saggia, seppur tardiva, appare quella di levare le tende, e dirigersi altrove. Confidando di poter scegliere al meglio i soggetti a cui trasferire l'esistente. Infine Le riferiamo che il Suo collaboratore asseriva anche "Ma perchè vi lamentate pubblicamente, non siete gli unici ... ricordo almeno un altro caso, il Ciroma... " . Signor Sindaco, ci permettiamo di chiederle di cambiare questo andazzo. Modifichi la Sua ordinanza, si confonti con le associazioni di categoria, e poi LA FACCIA RISPETTARE A TUTTI. Altrimenti le Sue non saranno regole, ma arbitri. Errare humanum est dicevano gli Antichi. Perseverare autem diabolicum.