"Mali pi mmia, si rapiru o figghiolu". Il 4 agosto in scena la nuova commedia del gruppo teatrale di Gallico

locandina di Simone Carullo - Condivisione, allegria, comunitarismo, sono questi i principi che guidano l'attività del "Gruppo Teatrale Don Demetrio Sergi" di Gallico. Un gruppo giovane, nato quasi per caso nel novembre 2013, quando la comune voglia di stare insieme e di creare qualcosa di positivo per la comunità gallicese, si è cementificata nella scoperta del "teatro". Un teatro sanamente popolare, comico, goliardico, forte dei testi esilaranti di Anna Catalano Scordo e della sapiente regia di Paolo Catalano.

Il "Gruppo Don Demetrio Sergi" da allora ha fatto molti passi avanti: quattro seguitissimi spettacoli in tre anni ed uno pronto alla grande prova della prima.

L'appuntamento è per giovedì 4 agosto presso la Chiesa di Gallico Marina, in occasione delle festività mariane della Madonna del Porto Salvo, suggestiva festa padronale che vede Maria scendere a mare come a proteggere il suo popolo di pescatori.

Già il nome dello spettacolo è tutto un programma: "Mali pi mmia, si rapiru o figghiolu!" E' la storia di un goffo rapimento orchestrato da due faticatori "sfruttati, malpagati e frustrati" che, non sapendo come fare, si mettono nelle mani di un improbabile complice. Si da il caso, infatti, che il complice sia più strampalato dei due: le premesse per il colpaccio, dunque, non sono delle migliori.

La vittima con la coscienza sporca dell'efferato crimine è Nino u'gnuri, latifondista spietato e padrone di una fattoria che tiene a stecchetto i suoi braccianti e che ha allevato un figlio terribile.

Ebbene, gli ingredienti per il divertimento ci sono tutti: un un pò strambo di criminali allo sbaraglio; un signorotto tutto arroganza e tirchieria che si inserisce nella grande tradizione dei "cattivi padroni" del teatro, sulla stregua di quei Don Lolò (La Giara di Prandello) e Ferdinando Quagliolo (Non ti pago di De Filippo) che tanto ci hanno fatto ridere; e ancora un bambino pestifero e cinque donne tutte sale e pepe – mogli, matrone e cameriere – che daranno alla commedia grande brio e dinamismo.

L'opera però si instaura su due livelli: da un lato c'è l'aspetto comico e grottesco del rapimento; dall'altro una tematica più profonda che emerge prepotente lungo la storia, ovvero la disperazione per quanto bizzarra dei due lavoratori, veri proletari dei nostri tempi, che non vedono altra via d'uscita che il delinquere. "Mali pi mmia..." è quindi anche una denuncia diretta alla società di oggi (che in questo senso non è poi diversa da quella di un secolo fa). Una società che premia lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, che vede nell'altro il proprio nemico e non certo il proprio prossimo; che vive e "prospera" di avidità, profitto ed arroganza.

E' per questo che la compagnia teatrale di Gallico porterà in scena – assieme a tante risate – quelli che sono i valori fondanti del loro impegno. In primo luogo la voglia di contribuire a far riscoprire il senso di appartenenza, di condivisione e di rispetto reciproco, ad una comunità fiaccata dalle vicende giudiziarie e da una disgregazione sociale ormai lampante. L'idea primigenia dei membri del gruppo, in quel novembre 2013, era infatti quella di "imparare prima ad essere amici e poi ad essere attori". Si evince già da questo una "forte collegialità" della compagnia, alimentata dalla sana volontà di stare insieme. D'altro canto, la dimensione parrocchiale nonché la scelta di allietare la tradizionale festa padronale parlano chiaro.

Infine, l'opera è scritta in un vernacolo gallicese musicale ma tagliente. Una parlata con grandi potenzialità comiche, utile non solo per l'economia dello spettacolo, ma anche come manifesto di appartenenza. Gli attori infatti spiegano che attraverso l'espressione vernacolare intendono difendere un dialetto che fa parte del novero dei dialetti nazionali. D'altronde, la stessa derivazione etimologica della parola "vernacolo", ovvero "domestico, familiare", la dice lunga sulla scelta linguistica e si lega a doppia mandata a quel tentativo di far comunità di cui il Gruppo si fa promotore.

Commedia in 4 atti in vernacolo gallicese, di Anna Catalano Scorso per la regia di Paolo Catalano.

Con Stefano Giordano; Paolo Cartella; Sonia Cormaci; Mimmo Corigliano; Angelo Cama; Peppe Sicoli; Carmen Morena; Santo Postorino; Francesca Ardissone; Nino Monteleone; Tita La Rocca; Antonella Pizzimenti.

Presentato da Cinzia Mantia e Nicola Catalano.

Scenografia: Lab. Artistico parrocchiale Selene Ventura.

Costumi: Lab. Cucito parrocchiale.

Backstage: Claudio Cavallaro.