Occhiuto, le “consorterie” e le “dinastie politiche”. E poi (forse) anche Cosenza

collagecrisicosenzadi Claudio Cordova - Mi hanno sempre fatto un po' specie i "Comitati di Liberazione", i "Governi di salute pubblica", le "grandi alleanze" d'epoca moderna. Sì perché, dipende dell'angolazione da cui li si guardi: spesso di "liberazione" hanno molto poco, così come, in determinati accordi, si fa fatica a vedere alcunché di salubre. Insomma, siccome il periodo della Resistenza è finito da un po', capita – vista la politica odierna – che dietro accordi tra forze politiche apparentemente non legate da alcun ideale, si celi qualche gioco di potere, qualche manovra di palazzo.

Qualche inciucio.

E sembra essere di opinione simile (ma questo, come vedremo, non fa testo) l'ormai ex sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, mandato a casa dalle firme di diciassette consiglieri comunali a pochi mesi dalla fine naturale del proprio mandato elettorale. Proprio lui che, sostenuto da una coalizione di centrodestra, nel 2011 era stato eletto primo cittadino strappando Cosenza a una tradizione "rossa" che durava da tempo. Con le elezioni già proclamate per la prossima primavera, Occhiuto però è stato defenestrato dalle firme, arrivate definitivamente in un sabato sera di inizio febbraio, di diciassette consiglieri comunali.

E, come spesso accade in questi casi, grida al complotto.

"E' a voi tutti chiara la matrice "politica" dell'azione posta in essere: le forze della conservazione, degli intrallazzi e delle peggiori consorterie della città stanno tentando di arrestare le straordinarie realizzazioni poste in essere dalla mia Amministrazione" ha scritto su Facebook rivolgendosi ai suoi concittadini. "Una città liberata dal ricatto delle dinastie politiche che non a caso sono ora coalizzate contro di me" ha aggiunto.

Ma quali sono le "consorterie" e le "dinastie politiche" cui fa riferimento Occhiuto?

L'ormai ex sindaco non fa i nomi, ma non servono politologi di prim'ordine per capire come, dietro la scelta di chiudere anzitempo l'esperienza di centrodestra vi sia una di quelle "grandi alleanze" di cui sopra: gli accordi tra Nicola Adamo, Carlo Guccione, Ennio Morrone e i Gentile – tutti personaggi che a Cosenza hanno un peso enorme – sono così evidenti che non è corretto nemmeno definire "retroscena" ciò che è avvenuto.

E, però, spodestare un re è, tutto sommato, "semplice" perché è "semplice" – tra acerrimi nemici – coalizzarsi contro un nemico ancor più "acerrimo". Mandato a casa Occhiuto (che deve abbandonare anche la poltrona di presidente della Provincia), ora arriva il difficile, perché il triplice fischio sull'esperienza Occhiuto suona come un "liberi tutti" per la "grande alleanza" cosentina.

Ora, ciascuno può tornare a giocare le proprie individuali partite.

E allora cosa accadrà? Cosa passa nella testa di Nicola Adamo, che, se non fosse stato travolto (e tuttora indagato) dall'inchiesta "Erga omnes" sui rimborsi elettorali del Consiglio Regionale sarebbe stato il sicuro candidato del Pd targato Mario Oliverio? E Carlo Guccione – estromesso dalla Giunta Regionale proprio a causa di "Rimborsopoli" (anche se la sua posizione appare tra le meno gravi) – abbandonerà la linea dura contro Oliverio? Mesi fa – proprio al Dispaccio – negò la propria voglia di candidarsi a sindaco. Cosa può essere cambiato ora? E poi c'è Ennio Morrone: suo figlio, il presidente del Consiglio Comunale, Luca Morrone, è tra i tre "congiurati" del centrodestra hanno unito le proprie firme a quelle dell'opposizione per mandare a casa Occhiuto. Non è un atto da poco e, soprattutto, non è un gesto che si fa a cuor leggero e "gratis". Dulcis (si fa per dire) in fundo, i Gentile. I fratelli Antonio e Giuseppe (Tonino e Pino) a Cosenza (e non solo) sono una potenza: se hanno, come sembra convinto anche Occhiuto, prestato la propria opera alla fine dell'esperienza di centrodestra (di cui, assai teoricamente, farebbero parte) avranno motivi forse non condivisibili sotto il profilo dell'etica politica, ma di certo assai solidi per quanto concerne gli equilibri e i rapporti di potere.

Lungi dal far passare Occhiuto per il più grande statista della storia moderna, ma quello che è avvenuto a Cosenza sembra un film già proposto e riproposto dalla politica calabrese. L'agone politico è fatto di accordi ed equilibri, vero, ma ogni concetto, in Calabria, è sempre esasperato alle estreme conseguenze, diventando, parimenti, il classico "gioco" in cui i rapporti e le alleanze sono così fluide da rendere impossibile, per il cittadino, capire chi siano i "buoni" e chi i "cattivi", dove stia il "bene" e dove il "male".

La politica sembra pensare solo a sé stessa e a perpetuare rapporti di forza e privilegi acquisiti nel corso di molti anni, senza curarsi davvero (al netto delle dichiarazioni ufficiali) di quanto servirebbe alla collettività. Insomma, Occhiuto va a casa e fin qui ci siamo. Oggi è toccato a lui essere buttato fuori dal treno in corsa, domani potrebbe toccare a qualcun altro e dopodomani ad altri ancora. In mezzo, anzi, in basso, resta la società, quella cosentina, oggi, quella reggina, catanzarese, crotonese o vibonese, domani.

E la cartina al tornasole di tutto questo ragionamento è il quadro che ora si va delineando.

Lo scioglimento del consiglio comunale, che porterà all'insediamento di un commissario prefettizio, sembra destinato a lasciare strascichi importanti. La crisi, infatti, ha frantumato i già fragili equilibri all'interno di Forza Italia, con una coordinatrice regionale, Jole Santelli, che può godere del rapporto privilegiato con Silvio Berlusconi, ma che in Calabria per il partito ha fatto più danni della grandine. La caduta di Occhiuto, per mano anche del fuoco "amico" dei Morrone, ha riacutizzato i dissidi con una parte forzista. Il responsabile nazionale organizzazione di Forza Italia Gregorio Fontana ha fatto giungere il sostegno di Berlusconi alla coordinatrice regionale ed al sindaco, annunciando al contempo la sospensione di Luca Morrone e del padre, il consigliere regionale Ennio Morrone, accusato, di fatto, di essere la mente dell'operazione che ha portato alle dimissioni di alcuni consiglieri comunali azzurri. Ennio Morrone, infatti, è stato sospeso per "avere in reiterate occasioni e con comportamenti conseguenti, favorito, supportato indotto atti orientati alla destabilizzazione dell'amministrazione comunale di Cosenza".

Fin qui l'aspetto puramente (se di puro vi è qualcosa in questa vicenda) politico. Ma la guerra potrebbe essere assai sanguinosa, perché tanto Forza Italia, quanto il Partito Democratico, hanno annunciato due interrogazioni parlamentari. Jole Santelli e il deputato Roberto Occhiuto - fratello dell'ormai ex sindaco - hanno presentato un'interrogazione a Renzi, Alfano e Orlando denunciando "il tentativo da parte di esponenti del Pd di corrompere consiglieri di maggioranza al fine di ottenere da loro le dimissioni" e di un clima avvelenato da "notizie di stampa che annunciavano indagini, avvio di Commissioni d'inchiesta, il tutto condito da un sapiente miscuglio di pseudo fughe di notizie, millanterie e presunte soffiate", alcune delle quali "addirittura attribuite direttamente al ministro Orlando". Il Pd, di contro, ha annunciato un'interrogazione parlamentare parlando dello scioglimento come un'azione interruttiva di un "progressivo e crescente processo di degrado e degenerazione morale". "L'illegalità è stata, di fatto, eletta a norma", è stato il commento del Pd che ha parlato di "un contesto torbido e di intrecci politico-affaristici che caratterizzano l'azione amministrativa di Palazzo dei Bruzi".

E nessuno può sapere chi resterà in piedi, quando i due schieramenti avranno entrambi finito le cartucce.

Quello che avverrà è, infatti, ancor più nebuloso rispetto al passato. Il tempo che distanzia dalle elezioni in primavera si assottiglia e tutti dovranno ora riorganizzarsi. Tanto il centrodestra, che potrebbe anche riproporre Occhiuto ("il nostro, sia chiaro, è solo un arrivederci" ha detto nel proprio commiato) come candidato vittima del "sistema" cosentino a causa del proprio buongoverno, quanto il centrosinistra (se così può essere definito, vista l'accozzaglia di sigle e dinastie politiche).

In mezzo, al momento, quel Lucio Presta che, da manager dei vip, ha già da tempo lanciato la propria candidatura "indipendente", proponendosi come amico dei ricchi del jet set, ma, allo stesso tempo, come uomo del popolo. Rischia di erodere consenso a entrambe le parti.

A meno di una nuova "grande alleanza".