Stato di diritto

ferrarocreadi Claudio Cordova (foto di Adriana Sapone) - Poche ore prima che il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlasse a Catanzaro di lavoro, legalità e sviluppo a una platea di politicanti regionali decisamente poco credibili come ascoltatori e interlocutori, lo Stato si appalesava nella sua forma migliore, in un luogo "dimenticato da Dio e dagli uomini" come dirà il capo della Squadra Mobile di Reggio Calabria, Francesco Rattà.

La cattura dei latitanti Giuseppe Crea e Giuseppe Ferraro operata dalla Polizia di Stato va ben oltre il significativo dato investigativo e travalica anche le enormi difficoltà superate dai poliziotti reggini per scovare, in una zona isolata di Maropati, il bunker dove si nascondevano i due ricercati, da 18 (Ferraro) e 13 anni (Crea).

Fuor da ogni retorica melensa, l'arresto di Ferraro e Crea libera davvero spazi vitali alla popolazione della Piana di Gioia Tauro. Perché tanto i Ferraro di Oppido Mamertina, quanto – soprattutto – i Crea di Rizziconi, da sempre hanno operato un controllo oppressivo e ossessivo sui territori di riferimento. Hanno ucciso, hanno distrutto, hanno estorto, hanno rubato, risorse e speranze, a intere comunità. E anche da latitanti, in quel covo dove probabilmente non sarebbe andata a morire nemmeno una bestia, ma comunque non privo di comfort, i due ricercati avrebbero continuato ad avere un ruolo di primissimo piano nelle dinamiche criminali di quei luoghi. Lo testimoniano le recenti indagini "Erinni" e "Deus", ma lo dimostra, soprattutto, che, stando a quanto dichiarato dagli inquirenti, esistono fondati sospetti che vi sia proprio Giuseppe Crea, figlio del capo carismatico Teodoro, il "Toro", dietro l'assassinio del giovane Francesco Maria Inzitari, 18enne figlio del politico-imprenditore Pasquale Inzitari e ucciso alla fine del 2009 con dieci colpi di pistola all'uscita di una pizzeria di Taurianova.

Non è un caso, quindi, che Ferraro e Crea avessero scelto un luogo dell'entroterra reggino per nascondersi. Ancora una volta – come nella tradizione dei capobastone – è necessario non allontanarsi dal territorio per poterlo controllare. Ecco perché l'arresto dei due latitanti restituisce spazi vitali alle comunità della Piana di Gioia Tauro. Spazi che la popolazione, tuttavia, dovrà essere in grado di riprendersi, negando complicità e consenso sociale alla 'ndrangheta, e, viceversa, rivendicando i propri diritti.

A proposito. Proprio nel giorno della visita del presidente Mattarella a Catanzaro, lo Stato dimostra di saper fare lo Stato e di riuscire a ottenere risultati straordinari.

Non sono di poco conto, infatti, le dichiarazioni fate, nel commentare la cattura di Crea e Ferraro, dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Gaetano Paci: "Nessun rapporto torbido ed equivoco con il territorio, come pure è avvenuto in passato, ma solo sofisticate tecnologie hanno permesso di arrivare alla cattura. Questa è una operazione che si fonda sullo stato di diritto". Frasi moderate, ma trancianti e affossanti circa i metodi che una parte della magistratura reggina, insieme ad altri pezzi dello Stato, utilizzeranno per arrivare a risultati quali la cattura di latitanti o il rinvenimento di armi: un patteggiamento continuo tra uomini dello Stato (che non meritano di indossare la toga che ostentano) la 'ndrangheta, da sempre avvezza all'arte della "confidenza".

Magistrati come Federico Cafiero de Raho, Gaetano Paci e molti altri in forza alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria dimostrano che lo Stato deve muoversi dentro le regole per essere credibile e per poter sperare nella ribellione sociale che lo stesso Cafiero de Raho auspica fin dal proprio insediamento. In passato non è stato fatto così. Ed emuli dei magistrati dalla toga sporca di cui sopra, continuano a impazzare anche ora negli uffici giudiziari: sempre alla ricerca (almeno a parole) di "sistemi criminali" e "invisibili" che, puntualmente, non finiscono mai in galera.

E così, parlandone, sollevando sospetti e ipotesi romanzesche, senza mai addivenire a un risultato, non si fa altro che rafforzare 'ndrangheta e altri apparati: con il risultato di non fare altro che rafforzarne leadership e consenso sociale.