Di cosa ha bisogno la Calabria? Di offerte generose e di competenze profonde

cagliostromarisadi Marisa Cagliostro* - Un gesto di presunzione,di arroganza,di supponenza,di supervalutazione personale? No. Quello del collega cosentino del Dipartimento di Economia di Arcavacata di Rende, prof. Francesco Aiello, che conosco solo dall'articolo pubblicato sul Quotidiano dei giorni scorsi e ripreso ampiamente nel web, è proprio l'esito normale di un dubbio amletico e ansiogeno che potrebbe riguardare alcuni di noi.

Fare qualcosa di risarcitorio, di utile nei confronti dei calabresi sui quali si è abbattuto all'improvviso, ma non tanto, un vero e proprio ciclone di notizie e informazioni negative sui politici regionali, attuali ed ex? Far sapere a chi decide le sorti di un legislatura che potrebbe contare su uno o tanti "volontari" che, stanchi di vedere che l'immenso patrimonio di risorse regionali non è messo in valore per creare attrattività e sviluppo economico, sanno di avere anche energia e passione per superare quel maledetto empasse?

Per chi ha dedicato decenni di studio e ricerca ma anche di operatività progettuale sul territorio, su questa terra benedetta dalla natura, non è più sopportabile che tutto vada a farsi benedire per l'inadeguatezza della conduzione politico- amministrativa, l'inesistenza di un progetto di sviluppo complessivo e settoriale a breve, medio e lungo termine. Il resto è pane quotidiano sulla stampa e sulla rete.

La mancanza di una politica governativa per colmare il divario sempre crescente del sud, continua poi ad allontanare la regione da modi adeguati di vita civile, di convivenza sociale, di opportunità a portata di mano ma negate ai giovani, ai nostri figli ai nostri nipoti.

Siti e musei archeologici, monumenti di ogni epoca e centri storici, opere d'arte uniche, raccolte pubbliche e private, archivi e biblioteche con preziosi manoscritti e documenti utili a ricostruire la antica e complessa storia delle nostre comunità, ambienti naturali e antropici unici, peculiarità identitarie invidiabili, sono state, da parte di chi poteva e doveva valorizzarle avendone il ruolo, ignorate o solo superficialmente oggetto di finanziamenti destinati in maniera fuorviante e inadeguata. Nessuno o scarsi risultati economicamente e culturalmente vantaggiosi per le comunità che li hanno ereditati e li conservano sentendosi ripetere da decenni che "... la cultura sia uno dei più potenti attrattori per il turismo e un volano per lo sviluppo economico."

Ogni cittadino che pensi di poter fare qualcosa per il governo del proprio territorio e in uno specifico campo di azione, avendone competenza e conoscenza dovrebbe, in questa infelice contingenza, sentirsi coinvolto non ad esprimere critiche e giudizi ma a capire quale contributo, quale ruolo potrebbe avere. Come farsi riconoscere, nella propria offerta di partecipazione diretta, da soggetti pubblici che hanno da tempo scelto di operare al di fuori del merito, delle competenze e soprattutto della apertura e partecipazione verso "le energie sociali e culturali che animano questa terra"? Le frasi in corsivo riprendono dichiarazioni recenti dell'attuale Presidente della Regione riportate dalla stampa appena prima dell'esplodere della crisi per Erga omnes/Rimborsopoli, in un suo comunicato di ampia critica relativo alla presentazione del sito internet sulla Rete dei Musei calabresi, realizzato con imponenti finanziamenti dalla precedente Giunta regionale.

Condividendo appieno tale giudizio, che mi ha sorpreso per la sua franchezza, mi sono chiesta, appunto, come pur disponendo di una ampia e dettagliata documentazione elaborata nell'Università Mediterranea, consegnata nel 2005 alla Regione Calabria, questa avesse prodotto un simile topolino!

Molti benpensanti non condividerebbero e altri addirittura bollerebbero come gesto ardito e magari supponente proporsi per ridare alla Calabria visibilità positiva. Itinerari culturali fattibili, tanti, reti museali vere, musei accoglienti e in regola con gli standard internazionali, nuovi luoghi per l'arte e la cultura, Festival e Rassegne,posti di lavoro qualificato per i nostri laureati, e soprattutto tavoli permanenti di dialogo tra Istituzioni che si occupano delle stesse cose. E che non sono facilitate a parlarsi, a incontrarsi, non programmano insieme perché questo non lascerebbe, a una politica miope, decadente e spesso ignorante le mani libere nel destinare provvidenze varie e fondi europei, quali POR, PON, PISL, FERS e via discorrendo.

Ecco che alla fine di queste considerazioni credo sarebbe un onore poter offrire, con l'umiltà che di solito caratterizza chi ama disinteressatamente ciò che fa, una buona parte del proprio tempo ad una causa difficile e complessa ma non impossibile se perseguita con queste modalità.

Sarebbe una vera rivoluzione essere scelti a far parte di una eventuale compagine tecnico-politica fuori da spartizioni e accordi di parte e magari farlo rinunziando a riceverne emolumenti, se non quelli legati alla pendolarità per la partecipazione ad impegni istituzionali in regione e fuori.

La sfida passa a chi ha dichiarato che : "... questa Regione ha bisogno di assoluta trasparenza nella gestione amministrativa, di introdurre processi decisionali partecipati, di valorizzare le energie sociali e culturali che animano questa terra e che hanno voglia di esprimersi e di partecipare ad un processo collettivo di rinnovamento." Sempre che la stampa abbia fedelmente riportato il pensiero del Presidente Oliverio, nei panni del quale è difficile immedesimarsi,oggi.

*Già Docente Università Mediterranea di Reggio Calabria