Un calabrese al Colle, magari!

calabresicolledi Pasquale Cotroneo - Perché no? Un Calabrese al colle sarebbe stata la scelta giusta, e non per motivi di campanilismo. Una figura istituzionale ma non troppo, per riavvicinare tutta quella parte della popolazione che all'istituzione non crede più, ma anche autorevole e credibile. Nel perfetto identikit che tutti avevano tracciato fino a ieri, politici e politicanti, Napolitano compreso, nel gioco a quiz più bello dell'ultimo trimestre, il toto Quirinale.

Un calabrese con la testa dura e gli attributi quadrati, che potesse sfuggire alla logica politica, che potesse fungere da anticorpo all'inciucio, alla corruzione, alla disonestà.

Ma non solo.

Se ancora non fosse chiara l'importanza della 'ndrangheta, se Mafia Capitale, le inchieste su Expo e in tutto il Nord Italia, oltre che in Calabria, non fossero servite, se i dati sul patrimonio sommerso fossero ignorati, basterebbe ascoltare quanto detto in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, qualche giorno fa.

"La 'ndrangheta è ormai un'emergenza nazionale. L'organizzazione criminale calabrese - ha detto il presidente della Corte d'appello del capoluogo, Domenico Introcaso - ha assunto le dimensioni di un fenomeno nazionale ma anche internazionale, e ciò viene confermato, inoltre, dal ruolo delle cosche come collettori di consenso elettorale".

Quale miglior segnale allora di un calabrese onesto che combatta mafie, ingiustizie, e apparati clientelari?

Basta fare un giro per i sondaggi dei siti internet, dei giornali più seguiti, e per qualcuno di questi, basta anche leggerne il nome nello spoglio che da ieri sta avvenendo in Parlamento durante le votazioni, nonostante non sia stavolta tra i candidati "ufficiali" delle varie forze politiche, e sono tre i nomi che più di tutti e prima di tutti si fanno notare.

Nicola Gratteri, Stefano Rodotà e Salvatore Settis.

"Perché sempre i soliti nomi e non si può votare un uomo dello Stato, che lotta ogni giorno per questo Stato e che vive blindato a causa dell'antistato? Perché due persone devono decidere a nome di tutti il Presidente della Repubblica?" si legge sulla pagina facebook nata per promuovere la candidatura del Magistrato di Gerace, dal 2009 Procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Reggio Calabria.

Una carriera la sua, nella quale Gratteri si distingue per la cattura di molti latitanti e per la lotta senza quartiere al traffico internazionale della droga, al punto da entrare a far parte presto della direzione nazionale antimafia e da "meritarsi" la scorta già all'età di 30 anni nonché un attentato, sventato per tempo, all'età di 48.

Dal 2013 per volere dell'allora Presidente del Consiglio Enrico Letta, è componente della task force per l'elaborazione di proposte in tema di lotta alla criminalità organizzata e nel 2014 arriva ad un passo dall'essere nominato Ministro della Giustizia, stoppato secondo molti dal parere negativo proprio di Napolitano.

Il 27 febbraio 2014 Rosy Bindi, in qualità di presidente della Commissione parlamentare antimafia, annuncia la nomina di Gratteri a consigliere della commissione.

Tantissimi i suoi libri, molti insieme allo storico ed amico Antonio Nicaso, attraverso i quali Gratteri spiega come con la consapevolezza delle cose, attraverso gesti quotidiani, sia possibile lottare contro la "malapianta" e contro la zona grigia che ruota attorno ad essa, che la alimenta.

Lo dice l'Espresso indicando i sondaggi Demopolis, ma anche "Il Fatto Quotidiano" o ancora programmi televisivi come "Ballarò" e "Di Martedì", e ne sono un'ulteriore indicazione il numero di like sui social che accostano il suo nome al Colle, gli italiani vogliono Stefano Rodotà Presidente della Repubblica.

Nato a Cosenza, professore ordinario di Diritto civile e professore Emerito a "La Sapienza". Prima radicale, poi deputato nel 1979 come indipendente nelle liste del Partito Comunista Italiano, e in seguito presidente del Gruppo Parlamentare della Sinistra Indipendente.

Nel 1989 è nominato Ministro della Giustizia nel governo ombra creato dal Pci di Occhetto e successivamente aderisce al Partito Democratico della Sinistra, del quale sarà il primo Presidente.

Nel 1992 torna alla Camera dei deputati tra le file del Pds, viene eletto Vice Presidente della Camera dei deputati e fa parte della nuova Commissione Bicamerale. Nello stesso anno presiede in sostituzione di Oscar Luigi Scalfaro l'ultima seduta del Parlamento convocato per l'elezione del capo dello Stato.

Dal 1983 al 1994 è stato membro dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa. Nel 1989 è stato eletto al Parlamento europeo.

Dal 1997 al 2005 è stato il primo Presidente dell'Autorità garante per la protezione dei dati personali, mentre dal 1998 al 2002 ha presieduto il Gruppo di coordinamento dei Garanti per il diritto alla riservatezza dell'Unione Europea.

Aldilà del curriculum Rodotà è uno strenuo difensore dei principi fondamentali della Costituzione, politico che se è sempre opposto alle leggi ad personam e che ha sempre combattuto contro i bavagli alla libertà di espressione.

Tutti buoni motivi per (non) essere il Presidente.

Salvatore Settis Presidente della Repubblica. La proposta inizialmente la aveva lanciata Caterpillar, la trasmissione radiofonica della Rai, ma in poco tempo erano arrivate molte adesioni da tutta Italia.

Laureatosi in Archeologia classica presso la Scuola Normale Superiore di Pisa nel 1963, ottiene nel 1965 il diploma di perfezionamento.

All'Università di Pisa è stato prima assistente (1968-1969), poi professore incaricato (1969-1976), quindi professore ordinario (1976-1985) di Archeologia greca e romana.

Insegna Archeologia classica presso la Normale di Pisa dal 1985, e della stessa sarà eletto direttore dal 1999 al 2010.

Membro del Deutsches Archäologisches Institut, della American Academy of Arts and Sciences, dell'Accademia Nazionale dei Lincei e del Comitato scientifico dell'European Research Council.

Tre lauree honoris causa: Giurisprudenza a Padova e a "Tor Vergata", Architettura a Reggio Calabria.

Settis è da anni un punto di riferimento per il mondo della cultura italiana e internazionale, ma è anche noto per le sue battaglie civili, per molti "uno studioso che attraverso la sua specializzazione, l'archeologia, riesce ad affrontare tutti i temi della politica, avendo come faro la Costituzione Italiana che ha compreso nella sua meravigliosa essenza".

E invece siamo alle solite, al teatrino della politica che impazza per fare audience e trasmissioni televisive, tra schede bianche e voti al vento, tra franchi tiratori e patti sciolti o chissà forse no.

"Teatrino" per i modi in cui viene condotta l'elezione del Presidente, senza voler necessariamente criticare gli altri "concorrenti" e chi come Mattarella domani potrebbe essere il nuovo Presidente della Repubblica.

"Teatrino" per l'esclusione a priori dei calabresi sopracitati, valore e orgoglio di una terra martoriata.