L'errore delle candidate reggine: doppia preferenza non è corsia preferenziale

cusumanogiovannabisdi Giovanna Cusumano* - Gent.le Direttore, trovo quantomai opportuna, anche alla luce dell'articolo pubblicato sul suo giornale a firma di Isidoro Malvarosa dal titolo "Reggini che odiano le donne, manifestarLe le mie riflessioni in merito allo strumento elettorale cosiddetto "Doppia preferenza di genere", adottato per la prima volta alle scorse consultazioni elettorali per il rinnovo del consiglio comunale di Reggio Calabria.
Comincio col dire che il contenuto dell'articolo suindicato introduce l'argomento della rappresentanza di genere partendo da un presupposto viziato :la legge che introduce un meccanismo di riequilibrio non ha connotazioni di tipo <"filo-talebano" per aprire le porte di palazzo San Giorgio alle cosiddette quote rosa>, di contro fonda la sua ratio su principi costituzionali che misurano il livello di democrazia di un paese!
Il Legislatore, infatti, con la legge n.215/2012 si prefigge quale fine quello di ottenere un riequilibrio della rappresentanza politica dei due sessi all'interno dei consigli comunali, in sintonia con quanto disposto dal nostro quadro normativo.
Non e' superfluo ricordare che il nostro quadro normativo, costituzionale e statutario, e' complessivamente ispirato al principio fondamentale dell'effettiva parita' tra i due sessi nella rappresentanza politica, nazionale e comunale, nello spirito dell'art. 3 , secondo comma, Cost, che impone (ripeto, che impone)alla Repubblica la rimozione di tutti gli ostacoli che di fatto impediscono una piena partecipazione di tutti i cittadini all'organizzazione politica del Paese.
Orbene, e' innegabile la sottorappresentanza femminile nelle assemblee elettive, cosi' come e' innegabile che essa non e' certamente dovuta a preclusioni formali (requisiti di eleggibilità), bensi' a fattori culturali, economici e sociali, ragion per cui e' precipuo compito del Legislatore dettare misure specifiche che rendano effettivo un principio di eguaglianza astrattamente sancito, ma non compiutamente realizzato.
Fatta questa doverosa premessa, passerei a fare una analisi "spicciola" su quelle che, a mio sommesso avviso, sono state le ragioni che hanno determinato l'"inefficacia" dello strumento in questa nostra tornata elettorale che ha visto elette due sole donne, cosi come era avvenuto nel 2007 e nel 2010, quando i reggini erano andati al voto senza il meccanismo della doppia preferenza di genere.
Credo che l'errore grave, da me, peraltro, in piu' occasioni, "denunciato" durante questa campagna elettorale, lo abbiano commesso le stesse candidate che (al pari di Isidoro Malvarosa ) hanno inteso la doppia preferenza come una "corsia preferenziale".... da percorrere insieme ad un candidato piu' o meno "blasonato"!
Nulla di piu' sbagliato!
La Doppia preferenza non offre alcuna corsia preferenziale, ma semplicemente una pari opportunita' di accesso alle cariche elettive, parita', peraltro, assolutamente reciproca.
Ed ecco l'inganno: le candidate mai avrebbero dovuto accettare "accordi preelettorali" preconfezionati, mai avrebbero dovuto "adagiarsi" sulla ipotesi di correre congiuntamente, mai avrebbero dovuto affidarsi alla proposta elettorale del candidato ritenuto (a torto o a ragione) forte elettoralmente. Cosi' facendo lo strumento si e' rivelato ( come era , mi sia consenta di dire, prevedibile) un colossale svantaggio.
Le candidate, di contro, avrebbero dovuto chiedere "autonomamente" la preferenza elettorale, avrebbero dovuto convincere gli elettori della "validita'" della loro proposta politica, avrebbero dovuto convincerli ad esprimere l'altra preferenza ove la prima l'avessero gia' impegnata a favore di un candidato.
Avrebbero dovuto, dunque, fare campagna elettorale come se si votasse con una singola preferenza.....e giammai pensare di agganciarsi ad una "matrice".
Dagli sms e dalle telefonate che ho ricevuto il giorno dopo lo scrutinio da parte di molte candidate, ho contezza che le cose siano andate, purtroppo, cosi.
Da qui il paradosso dell'esiguo numero di presenze femminili in seno al nuovo Consiglio comunale.
Molte candidate hanno avuto il timore di proporsi individualmente, di spiegare le ragioni della loro candidatura, e cosi' facendo hanno perso una occasione storica.
Quale "attenuante" dell'errore in cui sono incorse tante candidate mi sento di indicare le modalita' del loro "reclutamento" da parte di tutte le forze politiche.
Ricordiamo, infatti, che per la prima volta in virtu' della succitata Legge, i partiti hanno dovuto inserire un numero di 11 donne per ogni lista (questa si una quota), pena la nullita' della stessa.
Non e' difficile immaginare che molte donne non hanno accettato la candidatura perche' spinte dal sacro fuoco della politica.
Questo per amor di verita'!

*Presidente commissione regionale Pari Opportunità e già consigliere comunale di Reggio Calabria