Sii forte, Reggio. Ne avrai bisogno

reggiocalabria altodi Claudio Cordova - La buona notizia per Reggio Calabria è che al termine dello scrutinio elettorale (Dio ci liberi dalla concreta possibilità di un ballottaggio) uno tra Lucio Dattola e Giuseppe Falcomatà non sarà sindaco. La fine della campagna elettorale, il "silenzio", suona come una manna dal cielo per la popolazione, ormai fiaccata dagli anni del "Modello Reggio", dalla gestione commissariale e, purtroppo, da una assenza di idee, di qualità, di spirito di servizio da parte dei candidati, che invece sarebbero servite come l'acqua nel deserto.

Il dato più sconfortante è proprio questo.

Da uno dei momenti più bassi della storia reggina – lo scioglimento del Consiglio Comunale per contiguità con la 'ndrangheta – non si è riusciti a produrre nulla di nuovo. De Andrè cantava in "Via del campo" che "dai diamanti non nasce niente dal letame nascono i fior". Ebbene, nonostante in tutti questi anni Reggio Calabria sia stata letteralmente cosparsa di letame, da esso non è nato alcun fiore.

Non è un fiore Lucio Dattola, che occupa poltrone da decenni e che, peraltro, sembra essere avviato a una poco onorevole debacle. Non è un fiore Giuseppe Falcomatà, che unisce in sé e nelle proprie liste approssimazione, nonché una lunga serie di trasformisti e di personaggi che rappresentano il peggio della sinistra. Non è un fiore Aurelio Chizzoniti, la cui storia politica, in piena sinergia col "Modello Reggio" parla chiaro. Non è un fiore il Movimento 5 Stelle, che miracolosamente (e immeritatamente) è riuscito a presentare una propria lista, senza essere stroncato da Grillo & co.

E così via.

Gli unici due candidati capaci di esprimere qualche concetto, qualche idea, qualche elemento di rottura rispetto allo status quo – Stefano Morabito di "Per un'altra Reggio" e Giuseppe Musarella di "Ethos" – sono destinati a raccogliere solo le briciole.

Cosa è cambiato in due anni di commissariamento?

Nulla. I commissari si sono comportati da burocrati, quali sono. La politica ha continuato il proprio eterno ciclo di spartizioni, di accordi sotto banco, di strategie per accaparrarsi il potere. Non è un caso che Falcomatà, pur di vincere, pur di blindare la propria elezione, abbia caricato a bordo elementi che hanno fatto storia negativa della sinistra, ma anche liste capaci di sfondare il limite della decenza. Una campagna elettorale all'insegna dell'ipocrisia, quella del centrosinistra. Solo Giorgio Gaber potrebbe cristallizzarne il livello di perbenismo nella sua eterna "Il potere dei più buoni". Eppure sono tutti decisi ad accodarsi al seguito del vincitore designato, pur non riconoscendone particolari doti. "Sappiamo di non avere Maradona, ma questo passa il convento..." ha detto a bassa voce, in questi giorni, più di un candidato del centrosinistra.

Parlare, invece, del centrodestra è come sparare sulla Croce Rossa. Sarà felice Dattola di migliorare il proprio precedente risultato da candidato sindaco, quando nel 2001, contro Falcomatà senior e Antonio Franco, raccoglierà il 3,2% dei consensi. Solo i prossimi mesi ci diranno, probabilmente, quale accordo, quale eventuale contropartita abbia spinto Dattola ad accettare una candidatura su cui lo stesso centrodestra dimostrerà ampiamente di non credere. La scomparsa di Scopelliti dalla scena politica, infatti, prefigura il seguente scenario: l'ex sindaco ed ex Governatore, dopo aver "svuotato" dei propri fedelissimi la lista del Nuovo Centrodestra, punta a ottenere un buon risultato con la propria lista, Reggio Futura, in modo tale da fornire una prova di forza sotto il profilo elettorale, dopo la figuraccia alle Europee. Secondo i ben informati, però, dagli ambienti scopellitiani non passerà neanche il voto per Dattola, con una preferenza che potrebbe invece ricadere su altri candidati (su tutti l'ex Repubblicano Paolo Ferrara). In tal modo, Scopelliti potrebbe facilmente smarcarsi dalla batosta subita da Dattola e, in caso di miracoloso ballottaggio, alzare la posta per offrire il proprio sostegno.

Insomma, le solite trame di partito.

E se la politica resta sempre la stessa, il dato ancor più grave è che neanche la cittadinanza sia riuscita a produrre nulla di veramente concreto: i (pochi) movimenti politico-culturali sorti negli ultimi mesi, sebbene animati da buoni propositi e da buone qualità, non sono riusciti a trasformarsi in proposte elettorali che potessero scardinare un sistema di partiti al servizio di massoneria, lobby e 'ndrangheta.

Ed è grottesco che personaggi come Pasquale Morisani e Michele Marcianò (ma non solo) tentino ancora di incidere sulla vita politica cittadina. Il primo, da incandidabile, animando una lista civica a sostegno di Dattola, il secondo, già pizzicato in compagnia del boss Cosimo Alvaro, addirittura candidato in prima persona. Sono loro (e molti altri) lo specchio di una città che non tende al cambiamento, ma al "ricollocamento": riposizionarsi in base ai rapporti di forza, nel tentativo di mantenere intatto il meccanismo su cui determinate logiche si giocano.

Sono solo due ulteriori esempi, da aggiungere ai tanti altri casi già menzionati dal Dispaccio nel corso delle settimane della campagna elettorale.

Candidati che sono dei veri pericoli pubblici, perché proiettati solo verso poltrone e notorietà. Quasi nessuno, tra candidati a sindaco e al Consiglio Comunale, ha dimostrato di saper guardare oltre le elezioni. Questo perché la politica non ha saputo rinnovarsi nelle idee, soprattutto perché non ha saputo rinnovarsi negli uomini (fate un gioco e confrontate gli uomini forti dei partiti di oggi rispetto a quelli dei primi anni 2000...). Tutti hanno dimostrato di saper viaggiare a velocità nettamente inferiore rispetto a quanto servirebbe al territorio. Quel territorio che avrebbe bisogno di innovazione, ma anche di etica e di coraggio per compiere scelte in discontinuità non solo rispetto al "Modello Reggio", ormai finito in archivio, ma anche rispetto ai tanti gruppi di potere che impediscono lo sviluppo della città, perché condizionano l'economia e cancellano ogni tipo di meritocrazia. Tutto questo è fuori moda, per i candidati reggini.

La città, dunque, è pronta a gettarsi tra le braccia del giovane cognato Falcomatà, dando vita a un gioco al ribasso che solo troppo tardi si manifesterà come un gioco a perdere.

Sii forte, Reggio. Ne avrai bisogno.