Falcomatà: il silenzio non è d’oro, ma pilatesco

manilavatedi Claudio Cordova - "Scusate, abbiamo chiesto il nome, suonava bene e non abbiamo ricercato ulteriori informazioni". Per spiegare una vicenda grottesca (e anche un po' vergognosa, a dire il vero) servirebbe una frase grottesca. Il dato è il seguente: la lista "A testa alta" che sostiene la corsa di Giuseppe Falcomatà alla poltrona di sindaco di Reggio Calabria, colta in flagranza, ha deciso di far ritirare la candidatura al carabiniere Roberto Roccella, indagato in una delle storie più torbide degli ultimi vent'anni, quella che ha per protagonista il commercialista Giovanni Zumbo, la "talpa" delle cosche. Una storia di servizi segreti e massoneria, di 'ndrangheta e di poteri occulti in cui la verità processuale ha punito, per ora, sono una parte dell'apparato che in quegli anni si sarebbe mosso.

I responsabili della lista "A testa alta" forse pensano di essersela cavata con un "arrivederci e grazie". E però non funziona così. Anche se per molti non è tale, il rinnovo del Consiglio Comunale, soprattutto di una città problematica come Reggio Calabria, che viene da anni di commissariamento per 'ndrangheta, è una cosa abbastanza seria.

E' una cosa seria perché la città è fiaccata da anni di "Modello Reggio" e di gestione prefettizia. Per questo, nella scelta dei candidati, nella composizione delle alleanze, nell'elaborazione dei programmi un po' tutti dovrebbero (avrebbero dovuto) mettere responsabilità e attenzione. Inoltre, capisco che a sinistra vi sia sempre la convinzione di essere intellettualmente superiori rispetto all'interlocutore, ma evitino i responsabili di "A testa alta" di prendere in giro il sottoscritto e i lettori e di offendere inoltre la propria stessa intelligenza, scrivendo "Venuti a conoscenza dal Dispaccio che il Sig. Roccella Roberto, candidato nella lista di A Testa Alta, risultava indagato, ricevuta conferma dall'interessato, abbiamo immediatamente accolto, apprezzandone la sensibilità, la sua volontà di rinunciare alla propria candidatura".

Mi rifiuto di credere che funzioni così: che ci si presenti spiegando di volersi candidare e che nessuno chieda alcun tipo di informazione ulteriore rispetto al nome e al cognome. No, non può essere andata così: sarebbe un atteggiamento da incapaci e io sono convinto che la lista di un politico navigato come Peppe Bova non abbia responsabili così leggeri nella scelta dei propri esponenti. Senza contare che, per mesi, il nome di Roccella sarà sulle pagine di tutti i principali organi di informazione, sul web e sulla carta stampata. La notizia della chiusura delle indagini sul suo conto, peraltro, è di inizio agosto, neanche due mesi fa. Oltre ad apprezzare la "sensibilità" di Roccella, Giovanni Albanese e Antonino Cilione, quindi, ci diano una spiegazione.

Lo facciano almeno per i propri elettori, che potrebbero sentirsi (giustamente) presi per i fondelli. Che spieghino. Che spieghino se davvero si fanno così le liste. Giusto per farci capire...

Lo facciano, soprattutto, al posto del candidato a sindaco Giuseppe Falcomatà, che nel giorno dello "scandalo" ha preferito inaugurare segreterie di qua e di là, anziché prendere la questione di petto, come un vero leader dovrebbe fare. Quella di tacere, tuttavia, è la scelta più intelligente che potesse fare.

Coraggiosa no, intelligente sì.

Cosa potrebbe dire?

1) Potrebbe ammettere di non aver analizzato a dovere le liste che lo sostengono e che avranno il compito di raccogliere i voti per la sua elezione. Non ci farebbe una gran figura, francamente: da un candidato che predica rinnovamento dopo gli anni bui del "Modello Reggio", ci si aspetta qualcosa in più rispetto alle passerelle in sede o ai comunicati stampa: il controllo non poliziesco ma sicuramente attento dei candidati che giocano nella propria squadra.

2) Potrebbe ammettere di aver controllato uno per uno i nomi dei candidati e di aver soprasseduto sulla situazione di Roccella. Di averla ritenuta tutto sommato veniale. Del resto, un po' di sano garantismo non guasta mai... Anche in questo caso, non propriamente una scelta saggia visto il coinvolgimento (che non significa condanna) dello stesso carabiniere in una vicenda torbida e che tutti i giornali hanno raccontato nelle pagine della "Cronaca di Reggio", giusto qualche foglio prima delle pagine sportive.

Stefano Morabito, candidato a sindaco con la lista "Per l'altra Reggio", ha avuto il coraggio, la dignità, l'umiltà di replicare a un dato di fatto riportato in uno degli articoli del Dispaccio. Lo ha fatto rivendicando con convinzione e con fiducia nelle proprie idee una scelta che, come tutte le scelte, può essere condivisibile o meno. Altra cosa, rispetto a Falcomatà.

Che sceglie di tacere. Nessuna delle due (poco onorevoli) spiegazioni. Meglio il silenzio. Quello, più che d'oro è pilatesco.