“Se vi fidaste un po’ di più…”: i pm della Dda di Reggio Calabria e il valore culturale della denuncia

reggiocalabria alto500di Claudio Cordova - I magistrati della Dda di Reggio Calabria, Stefano Musolino e Walter Ignazitto, hanno dovuto fare anche da psicologi con gli imprenditori che, alla fine, hanno denunciato la cosca Labate. Una denuncia arrivata quasi "per caso", dopo il coinvolgimento dell'imprenditore Francesco Berna nell'inchiesta "Libro nero", l'interrogatorio di garanzia e i riferimenti alle angherie subite dallo stesso e da altri professionisti attivi nell'edilizia ad opera del clan Labate, che sul territorio del Gebbione, da sempre, opera con voracità spietata, fagocitando non solo ogni risorsa economica, ma anche ogni speranza.

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Richieste continue, spropositate, come quella di 200mila euro riservata a uno degli imprenditori: "Manchicanisignuri!" è l'esclamazione del pm Musolino quando acquisisce il dato. Una frase in dialetto, fuori dall'ufficialità del verbale di interrogatorio, ma genuina nella sua capacità, da reggino, di comprendere le difficoltà, i drammi, affrontati da chi opera su un territorio schiacciato dallo strapotere delle cosche, da chi deve vivere la strada, da chi, ogni giorno, deve alzare e abbassare una saracinesca.

Ma, anche di fronte a tali richieste, illecite e avide da parte della 'ndrangheta, la fatica quasi insormontabile è quella di denunciare, convinti della ineluttabilità di un destino cinico e violento, qualora si abbia il coraggio, meglio, la dignità, di discostarsi da tale sistema. I fatti raccontati, infatti, risalgono addirittura al 2012 e non sarebbero probabilmente venuti fuori, come non erano venuti fuori, se non fosse intervenuto l'arresto a carico dei Berna e il riferimento a tali vicende.

E, allora, di fronte alle resistenze, alle paure, per se stessi e per i familiari, al pianto a dirotto di uomini non così sprovveduti nel rapporto col territorio, i pm Musolino e Ignazitto hanno dovuto tirar fuori tutta l'umanità possibile, non tanto e non solo per acquisire il dato investigativo, che ha portato all'arresto di capi e gregari del clan Labate: "Non vi preoccupate, state tranquillo, ditemi tutto quello che dovete dire, liberatevi da questa cosa, la libertà vera vi viene proprio da questa cosa qua e vi garantisco che lo potete fare. Non vi preoccupate, tra l'altro queste cose che ci dite non è che domani li tiriamo fuori, non vi preoccupate ce le sappiamo gestire, le gestiamo, al momento giusto vi diremo prima "guardate che è il momento in cui queste cose potranno venire fuori e perciò vi garantiamo e, per capirci, vogliamo che restate a Reggio e che lavorate a Reggio Calabria", ok"? dice il pm Musolino a uno degli imprenditori che chiede protezione non tanto per se stesso, quanto per i suoi familiari.

E' quindi triste avere la fotografia plastica di come, anche soggetti ritenuti vicini ad ambienti di 'ndrangheta o, comunque, capaci di godere di qualche protezione, non siano immuni a tali tipologie di richieste. Ed è triste immaginare cosa possa accadere a imprenditori e commercianti che operano sul territorio senza questo tipo di "garanzie". L'impressione è che il sommerso sia ancora così grande da sfuggire a ogni immaginazione. E, del resto, anche inchieste degli scorsi anni, hanno avuto la capacità di dimostrare come la 'ndrangheta sia arrivata a mettere il becco anche su piccoli lavori di edilizia privata, non solo per tirar fuori introiti da tutto, ma, soprattutto, per sancire il controllo del territorio. Non più tardi di qualche giorno fa, in un altro articolo pubblicato sul Dispaccio, parlavamo della necessità di dare risposte alle tante persone che soffrono, spesso in silenzio, davanti allo strapotere delle cosche. E, allora, è necessario bonificare i territori, per ridare dignità, attraverso la libertà di impresa, che sarebbe sancita da ogni basilare regola del vivere civile, ma che la 'ndrangheta soffoca, condannando il territorio a povertà e arretratezza.

Ma, come sostenuto anche dal procuratore della Repubblica, Giovanni Bombardieri, è necessario, soprattutto, intervenire sotto il profilo culturale, far comprendere come l'unica forma di dignità e di libertà sia la denuncia, come dice, ancora, il pm Musolino a un altro degli imprenditori, inizialmente reticente, ma poi deciso alla denuncia: "Siamo più forti di questa gente..ci ascolti, se... se vi fidaste un po' di più, riusciremmo a cambiare molti equilibri".