Rabbia e disgusto

carolarackete-1561648156di Nino Mallamaci* -  Troppo spesso, davanti a fatti orripilanti come quelli che hanno interessato la Sea watch 3 in questi giorni, sento parlare di vergogna, come se ognuno di noi dovesse farsi carico degli atti di inumanità compiuti dal ministro dell'inferno e, è bene sottolinearlo, da tutto il governo italiano. No, questo atteggiamento non mi trova per nulla d'accordo. Per troppi anni ci siamo dovuti vergognare di andare all'estero, o di avere a che fare con stranieri, perché il nostro Paese era rappresentato da una macchietta corrotta come Berlusconi.

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Quando si fa palesemente strame di qualsiasi norma morale ed etica, oltre che delle norme internazionali che anche l'Italia è obbligata ad osservare checché ne dicano i fiancheggiatori degli esseri spregevoli che ci governano. Quando si utilizzano modi e linguaggio ignobilmente irrispettosi della dignità delle persone, delle loro sofferenze, a provare un sentimento di vergogna dovrebbero essere proprio coloro i quali non si sognano neanche lontanamente di sentirsi in colpa, perché hanno perso o non hanno mai avuto principi morali alti e nobili cui fare riferimento, ai quali ispirare le loro azioni. Io provo solo rabbia e disgusto, come tutti i cittadini italiani che assistono a questa corsa forsennata verso l'abisso, verso il definitivo deterioramento dell'integrità, verso il decisivo affermarsi del male. Rabbia e disgusto per aver costretto la comandante Carola ad agire per come ha agito, privilegiando il dettato della propria coscienza di Essere umano e di donna di mare, in ossequio a norme internazionali alle quali non sono ammesse deroghe. Cosa avrebbe dovuto fare, dopo 17 giorni durante i quali un drappello di disperati è stato lasciato cuocere al sole, come si trattasse di fagotti di stracci e non di persone in carne e ossa, come noi come i nostri figli. Nemmeno gli animali, nella nostra cosiddetta civiltà opulenta, ricevono un trattamento del genere, coccolati vezzeggiati umanizzati fino a sconfinare nel ridicolo o nel patetico, a seconda dei punti di vista.

Anzi.

Nella storia recente ci sono altri esempi similari, tralasciando le bestialità ipocritamente condannate dal consesso civile come le deportazioni degli ebrei o i genocidi compiuti da popoli a danno di altri popoli. Sono esempi che ci riguardano da vicino e portano alla memoria gli internati di Ellis Island, i lavoratori sfruttati e ammazzati, lentamente o repentinamente, nelle miniere del Belgio, i meridionali con le valigie di cartone chiuse con lo spago della Svizzera, gli italiani del nord trucidati ad Aigues mortes in Francia. E' l'Italia, nel 2019, a tornare alla ribalta della crudeltà, quella stessa crudeltà messa in mostra dai fascisti in Albania, in Etiopia, in Eritrea, in Libia.

"Non sbarcheranno neanche a Natale". Questa la frase del ministro dell'inferno indirizzata a dei disgraziati. Un modo di comunicare gratuitamente cattivo che fa il paio con la pacchia di cui godrebbe chi scappa dalla guerra dalla fame dalle torture. No, nessuna vergogna da parte nostra. Solo pietà per chi soffre e disprezzo per chi provoca tale sofferenza. Rabbia, contro gli artefici di questa stagione buia in cui il debole, il povero, il malato, si è trasformato in un problema da ricacciare indietro, e non la debolezza, la povertà, la malattia, questioni da affrontare con i mezzi della politica per smorzare il disagio che irrompe come un tornado da ogni dove. Della comandante se ne occuperanno ora la magistratura italiana e gli organismi internazionali, e tutte le certezze dei malvagi di mestiere si scioglieranno come neve al sole. Ma una condanna la si può comminare già adesso, e non necessita di fondamenti giuridici e di giudici. Chi brandisce crocifissi e indirizza suppliche alla madonna è colpevole dinanzi al Tribunale dell'Uomo, e niente e nessuno potrà sfuggire al giudizio della Storia. Non è una magra consolazione, ma un modo perché tutto riacquisti un senso che oggi sembra irrimediabilmente perduto.

*Avvocato e scrittore