Il solito PD? Basta!

pdbandiere 500nuovadi Nino Mallamaci* -  Non siamo ancora usciti dall'urna, nella quale abbiamo votato PD non per quello che fatto finora ma per ciò che ci auguriamo faccia d'ora in avanti, che ci fanno già pentire. Giuliano Pisapia, non per niente uno dei pochi al quale nel corso degli ultimi anni possono essere ascritti vittorie e risultati, così si rivolge a Calenda: "no a nuovi partiti, evitiamo tormentoni: il rischio è di perdere la fiducia dei tanti che hanno votato noi e il Pd".

 

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Centrato il problema.

Nel giorno in cui il Governo dà l'ennesima prova della sua pochezza, della sua assoluta inadeguatezza, della sua mancanza di serietà, delle divisioni al suo interno, col balletto della lettera inviata all'UE non concordata tra gli alleati e della quale il fantasma di Palazzo Chigi ignorava il contenuto. Nel giorno in cui, grazie alla scelleratezza di questi criminali politici, il nostro Paese compie un nuovo passo verso il baratro della débacle finanziaria, con i titoli di Stato che costeranno sempre di più all'erario e comporteranno l'aumento del debito e del deficit. Ebbene, mentre siamo nel bel mezzo di un tornado dalle conseguenze devastanti, il PD che cosa fa? Si inventa un inutile e dannoso dibattito su nuovi partiti di centro, su chiusure a sinistra, sul risultato delle europee da valutare in termini assoluti e non in percentuale. Possiamo dire a Calenda (prendiamo in prestito per un attimo, ci si perdoni, il linguaggio da bettola dei giallo verdi) che ci ha rotto le palle? Neanche una settimana fa è stato eletto col PD, cioè con i voti che tanti hanno voluto dare a questo partito per coltivare la speranza di una svolta rispetto al recente passato, al Parlamento europeo, non al condominio o alla bocciofila all'angolo. E questo genio, invece di industriarsi sul come alimentare questo sogno, sulle proposte da elaborare per renderlo concreto, si lancia su un sentiero che più periglioso e assurdo non avrebbe potuto imboccare. Ma la responsabilità, vi è da aggiungere, non è solo sua. Calenda è in ottima (si fa per dire) compagnia. Chi dirige il PD aveva e ha il dovere, morale e politico, di uscire dall'ambiguità una volta per tutte. Anche le sortite di Zingaretti sull'intenzione di non mettere da parte, dopo ciò che ha prodotto, la cosiddetta "vocazione maggioritaria"; o il mancato intervento per stoppare l'assessore regionale pugliese, membro di una giunta di centrosinistra, che vota Lega; la reazione morbida nei confronti della schizofrenica presidente della Regione Umbria, dimessasi salvo poi votare essa stessa contro le sue dimissioni.

Sono tutti segnali preoccupanti, sintomi di una persistente sindrome masochistica alla quale non guardano con inquietudine solo i militanti del PD, perché questo partito è, viene da dire purtroppo, decisivo per le sorti dell'intera sinistra. E, di conseguenza, per l'Italia. Giacché non si può ragionevolmente sperare che, alle condizioni date, cadendo questo Governo di sciagurati e andando a nuove elezioni politiche, le decine di milioni di elettori che non si riconoscono nella destra della crudeltà e della irresponsabilità vedano nella controparte una vera, appunto, controparte. Ma un che di sbiadito, di ambiguo, di equivoco. Non un progetto genuinamente alternativo per combattere le diseguaglianze, per fare avanzare i diritti delle persone, per realizzare un programma di sviluppo che punti sulla lotta effettiva ed efficace ai privilegi, alla criminalità organizzata, sulla tutela dell'ambiente, sugli interventi sul territorio per migliorarne le infrastrutture e l'assetto geomorfologico dando lavoro produttivo ai disoccupati.

Niente di tutto questo.

Solo una tenzone tra gruppi per assicurarsi una gestione del potere fine a sé stessa, per sostituire questi a quegli altri. Non è questa la strada. Non si illudano, questi signori, che parlare di antifascismo – alle volte, ahimè, strumentalmente – o accusare di ignoranza, di inadeguatezza, di improvvisazione, sia sufficiente. No, che non lo è! Per tutti questi motivi diciamo al PD: Basta! Basta! Basta! Siate seri e responsabili, smettetela con la manfrina. Impegnatevi per offrire una autentica e credibile speranza al Paese. Altrimenti abbiate la decenza di mettervi da parte, di non vedere illusioni a chi, in perfetta buonafede, ci ha creduto e ci crede ancora. 

*Avvocato e scrittore