Il baciamano

Baciamano1di Nino Mallamaci*- Era una domenica mattina d'inverno, avrò avuto 15 anni. Non so per quale motivo mio padre fosse a casa e non a fare uno dei suoi soliti giri politici per la provincia. Forse il freddo, che di solito non lo fermava, come neanche il caldo più afoso, l'aveva invitato a starsene al tepore del camino nel soggiorno della nostra casa in paese. E lì si trovava quando sentii bussare al portone di casa, quello in ferro e vetro che immetteva direttamente nel corridoio, giacché quello giù dalle scale, che dall'androne portava direttamente in strada, era sempre aperto, anche di notte. Bussando al portone in vetro si produceva un rumore notevole, perché facendolo piano si rischiava di non essere sentiti. Andai ad aprire, e mi trovai davanti un nostro compaesano, uno che possedeva un gregge di pecore, un personaggio un po' sui generis. Mi chiese di mio padre, e io lo feci entrare nel soggiorno. Dopo avermi consegnato una pezzotta di formaggio e una bottiglia di vino, si piazzò al cospetto dell'onorevole e, esortato ad accomodarsi, rispose rifiutando cortesemente l'invito.

In piedi, cominciò a parlare elencando a mio padre tutti i problemi suoi e della sua famiglia, mentre lui lo ascoltava attentamente come faceva sempre, chiunque fosse il suo interlocutore. Insomma, si trattava, per quel che posso ricordare dopo tanti anni, di una richiesta di lavoro per qualche congiunto, ché le pecore non rendevano come un tempo, lui era ormai vecchio, i figli non l'aiutavano, se non di rado, perché non volevano fare la stessa vita di sacrifici che aveva fatto lui da quando era bambino. Mio padre gli rispose che se ne sarebbe occupato, che forse c'era qualche opportunità presso qualche ditta di suoi conoscenti, e che avrebbe fatto quanto era nelle sue possibilità per aiutarlo. Non erano frasi di circostanza. Aveva scelto la professione medica, secondo quanto ho capito io nel corso degli anni, pur studiando come un forsennato per tutta la vita, più per un fatto umanitario che scientifico, per stare vicino alle persone in difficoltà e dare loro un sostegno quando ne avevano bisogno.

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L'attività politica era stata la naturale prosecuzione di quella missione e, con ogni mezzo lecito possibile, quella era votata all'aiuto del prossimo. In quell'occasione, però, successe una cosa che lo fece vacillare e non poco nelle sue convinzioni e certezze. Terminato il colloquio, e con me là davanti, il compaesano, con un movimento repentino e assolutamente inaspettato, si inginocchiò e prese la mano di mio padre per baciarla. Ricordo come fosse ora la sua reazione: rapida, e nel contempo brusca e, suo malgrado, sgarbata. "Ma chi faciti? Ma chi su sti teatrini?". E lo allontano da sé, facendolo quasi cadere all'indietro. Ricordo la sua faccia, sorpresa e indignata, mentre l'altro si scusava e, salutando, usciva dalla stanza. "Mi vinissi voglia non mi fazzu nenti, pi stu cretinu", bofonchiò dopo tra sé e sé, e non aggiunse altro. Anche in quel caso, mio padre ritenne non fosse necessario dare spiegazioni al figlio che aveva assistito a quella scena degradante, ed era così. Bastava il suo comportamento per farmi capire che tra esseri umani ci deve essere rispetto, ma senza perdere la dignità che tutti hanno in dote e devono preservare allo stesso modo, al di là delle differenze economiche, sociali, culturali. Ho rivissuto questa mattinata nella mia casa al paese quando, qualche giorno fa, la strada principale di un piccolo centro meridionale ha fatto da palcoscenico alla sciagurata esibizione del peggiore servilismo, della più avvilente mancanza di decoro, alla quale non ha fatto da contraltare una reazione simile a quella di mio padre, e che certamente avrebbero avuto un Mattarella o un Pertini e tanti altri del loro spessore. Il compiacimento, lo sfoggio di altezzosità degno del personaggio grottesco, e tragico al contempo, protagonista passivo del baciamano, hanno dato la rappresentazione di come questo Paese sia in questo periodo in preda a una crisi non solo economica, ma soprattutto morale ed etica. Il Sud, poi, ancora una volta, si distingue per la sua brama di prostrarsi davanti al potente di turno. Si tratti di mafiosi, latifondisti, Borboni, podestà, politici, o feroci macchiette multi divisa, da noi cambia poco. Sempre al loro servizio, e baciamo le mani a vossia. E vossia reagisce, ridendo soddisfatto.

*Avvocato e scrittore