Così va il mondo (Antonio e Cherif)

2018 megalizzi fidanzatadi Nino Mallamaci* - Un ragazzo e una ragazza camminano, mano nella mano. Si parlano con quelle. A un certo punto si bloccano, e si danno un bacio. Non sono belli, né lui né lei. Lo diventano in quell'istante. Un attimo prima erano abbastanza in carne, si muovevano in modo impacciato, quasi goffo. Basta un bacio per renderli belli, leggeri. Sembra che da un momento possano prendere il volo e forse, in cuor loro, stanno volando davvero.

Io il cuore ce l'avevo pesante, stamattina. Le amarezze, le delusioni e le disillusioni sono pane quotidiano, ma così va il mondo. E pazienza. Però la morte di Antonio Megalizzi, così stupida, senza senso, così brutale. Questa morte non può lasciare indifferenti.

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Due ragazzi della stessa età si incontrano, come succede miliardi di volte. Di solito si salutano, si abbracciano, iniziano a scambiarsi domande e risposte. Sulla vita, sul futuro. Magari vanno a bere qualcosa insieme, scherzano, ridono, si danno pacche sulle spalle. Antonio e Cherif si incontrano a Strasburgo. L'italiano, calabrese di origine, è lì perché ha la fissa dell'Europa, del viaggiare, del conoscere. Pensa ai confini tra gli Stati, alle barriere invisibili tra i popoli, che diventano muri veri troppe volte, e li giudica anacronistici, non li ama affatto. Quello che ama, invece, è il reciproco riconoscimento, e fa di tutto per diffondere le sue idee. Ha la passione per il giornalismo, Antonio. Tutto ciò che fa e vede, quello che impara, è ansioso di condividerlo con tutti. I suoi amici lo apprezzano, gli vogliono bene. Quando apprendono della sua scomparsa, vanno ad appendere una lettera dietro la porta di casa sua, a Trento. "Se potessi fermare il tempo lo farei per te amico mio, perché i tuoi momenti più belli regalassero ancora ai tuoi giorni una gioia sempre viva. Se potessi prendere un arcobaleno lo farei proprio per te. E condividerei con te la sua bellezza, nei giorni in cui tu fossi malinconico

Ma adesso sto trovando tutte queste cose improponibili per me, non posso fermare il tempo, costruire una montagna, o prendere un arcobaleno luminoso da regalarti. Ma lasciami essere ciò che so essere di più: semplicemente un amico".

Leggo queste frasi, questo manifesto dell'amicizia, e vedo il volto sorridente di Antonio che si avvicina a quello di Cherif. Forse ci scambierebbe volentieri due chiacchiere, forse vorrebbe sapere come sta, come vive, da dove viene.

Cherif, in quello stesso momento, ha ben altri pensieri in testa. Il suo percorso in questa terra straniera è segnato dalla violenza. E lungo la strada, nel carcere dove è stato rinchiuso per furti e rapine, la sua rabbia è diventata terreno di coltura per l'odio in nome di dio. Un ossimoro che ha contagiato milioni di uomini nel corso dei secoli: cristiani, cattolici, protestanti, musulmani. Nel nome dell'altissimo si sono compiute le azioni più basse, in ogni angolo del mondo. Adesso è il turno loro, di Cherif e di quelli come lui. E Cherif risponde al sorriso di Antonio con un colpo di pistola, uguale a quello che dopo qualche giorno porrà fine alla sua misera vita. Antonio rimane attaccato al mondo per qualche giorno. La sua mente avrà vagato tanto, avrà esplorato chissà quali remoti ricordi, pensieri, emozioni. Forse si sarà chiesto il perché di tutto questo, senza trovare risposte che non sono alla sua portata. Alla fine se n'è andato, coi suoi sogni e le sue speranze, con la sua voglia di contribuire, nel suo piccolo, a edificare un mondo di fratelli che stanno insieme rispettandosi.

E Cherif ? a cosa sono serviti, a lui, il sangue innocente versato e la sua stessa fine? Ah, sì, a conoscere la beatitudine del paradiso da martire, circondato da 72 vergini.

Cosa ha a che fare questa tragedia con il bacio tra il ragazzo e la ragazza? Non lo so. Ma quando vi ho assistito, l'anima mia ha sorriso. Ho pensato che un bacio, così come una stretta di mano, un abbraccio. Un qualsiasi gesto d'affetto, di tenerezza, è come un potente getto d'acqua sulla melma: la spazza via. Non per sempre, certo. Ma per un tempo sufficiente per farci tornare a sentire esseri umani.

*Avvocato e scrittore