Una morte che non si accetta

incendiotendoposanferdinandoli1nuovadi Enzo Romeo-Possiamo fare tutte le riflessioni del caso, analizzare sociologicamente, politicamente ed economicamente, ma la morte assurda di una donna di 30 anni non può essere accettata.

Ci perdonerete l'ira e l'indignazione, ma sono effetto dello sgomento. No, non si accetta che una ragazza debba morire, dopo essere sfuggita ad altri disagi e a chissà quali torture. Da San Ferdinando la notizia dell'ennesimo incendio nella tendopoli è sconvolgente. Un incendio, pare scoppiato in modo accidentale, forse nell'atto di accendere un fuoco, per combattere il freddo. Un'azione di normalità, che diventa, in certe condizioni, pericolo.

Bisogna trovare soluzioni, ma non per evitare le accoglienze. Bisogna trovare soluzioni, per dare dignità agli ospiti.

Le sensazioni di fronte allo scempio di un corpo sono mutevoli, ma tutte accomunate dalla tristezza, che non può trovare alcuna consolazione.

--banner--

Noi cronisti dovremmo essere preparati a tutto, ed invece non è così. Che asetticità si può dare alla notizia di una donna uccisa dalla vita, ancora prima di morire fisicamente? Trent'anni vissuti prima nel dramma della povertà, poi nel disagio di quella che avrebbe dovuta essere una nuova e migliore dimensione diventata, invece, trappola.

San Ferdinando è oggi, ancora e purtroppo, il paradigma delle diversità esistenti in ogni latitudine. Una diversità alla quale un mondo evoluto non dovrebbe mai rassegnarsi, nell'obiettivo di garantire vera uguaglianza.