Il suono del verbo incignare

sanluca500di Ariella Lea Heemanti - Fu qualche anno fa, ma è come se fosse ora. Su un autobus pomeridiano di ritorno in città, lungo la strada statale 106 Jonica, due maestre supplenti in plessi scolastici diversi stavano conversando. Elencavano a vicenda gli svantaggi della loro situazione lavorativa. Alzarsi al mattino presto. Partire. Arrivare a S.Luca del Bianco. Figurarsi. Due giovani maestre di città relegate in paesini tristemente noti alle cronache, come si dice, dove ancora non è arrivato neanche l'italiano; quello vero, insomma, quello che si parla oggigiorno su facebook. «Pensa che un bambino ha scritto nel tema che la scuola è incignata», raccontava una all'altra. Entrambe ridevano di gusto. Incignare, 'ncignari. Pensa. Le due supplenti avevano tutta l'aria di compatire i bambini di S.Luca per la loro lingua. Non avevano invece, in tutta evidenza, la minima idea di quale suono sia quello del verbo incignare, rimasto in uso ancora oggi in Toscana, oltre che in Campania, Calabria e Sicilia; di quale fortuna dispongano bambini capaci di ricorrere, attraverso il linguaggio popolare, a un verbo che nel tardo latino encaeniare significava appunto inaugurare qualcosa all'interno di una cornice sacrale, cominciare di nuovo, avviare, come nel greco καινός, nuovo, che a sua volta derivava da ἐγκαίνια, festa d'inaugurazione. Bambini parimenti esposti all'uso della parola 'ndrangheta, di certo molto più seria del verbo incignare, di fronte alla quale forse le due piacevoli maestre sarebbero rimaste in compunto silenzio, altro che ridere. Chissà. Quel che si spera è che altre maestre ogni giorno, in posti come S.Luca, contro la tetra parola 'ndrangheta si battano con un armamentario di parole luminose, nuove e antiche.

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L'uso del verbo incignare se le fa ridere, sorridere, vogliamo immaginare, è di considerazione per bambini in grado, nel loro mondo attraversato dalla brutalità, dalla violenza e del dominio di 'ndrangheta, di esprimere un legame con un orizzonte anche linguistico del passato dal quale innovare, poi un giorno, il sogno della propria esistenza. Svegliarsi un giorno e smetterla di sentirsi dire, dal primo 'ndranghetista come dal primo cittadino, che a S.Luca la 'ndrangheta non esiste, che i mafiosi sono tutti a Roma. E se è per questo anche a Milano. Duisburg. Amsterdarm. Per non parlare dell'Emilia Romagna. Smettere di imparare a ripetere questo: che la 'ndrangheta non esiste, che se esiste dà lavoro, soddisfazione, rispetto, bisogna baciarle ancora oggi le mani, e che i veri mafiosi sono altrove. Incignare. Cominciare di nuovo a essere, a partire sia pure da un quaderno, persino da un tablet, da un tema scritto, ogni volta che ricomincia la scuola.