Il prete anti antimafia

don valerio chiovaro2di Claudio Cordova  -  Avendo trascorso gran parte del proprio mandato pastorale non tra gli ultimi, ma tra i rampolli della “Reggio Bene”, don Valerio Chiovaro avrà sicuramente perso il contatto con la realtà. Il prete di “Attendiamoci” rompe il silenzio dopo il suicidio della giovane Maria Rita Lo Giudice, che si sarebbe tolta la vita per il peso di un cognome e di una parentela di ndrangheta. E, però, mai come questa volta, il silenzio sarebbe stato d’oro. Nella sua lunga elucubrazione – che abbiamo pubblicato solo perché crediamo fermamente nella libertà di espressione- don Valerio parla di tutto e di più. Individua cause, elenca problemi , addita colpevoli. Non nomina mai, però, la parola ‘ndrangheta.

La sua lettera sembra scritta dal più navigato dei politici.

Ci sono anche critiche non di poco conto alla magistratura, l’unica Istituzione (pur con le sue tante contraddizioni) ad avere fornito al momento qualche risposta alla città. Reggio Calabria è però, nonostante tutto, nelle mani della ‘ndrangheta. Questo don Valerio sembra ignorarlo. Parla di clima del terrore: “Ci sentiamo tutti dentro una interdittiva antimafia” dice. Si ha paura, secondo don Attendiamoci, di agire, di spendersi per la città, persino di parlare al telefono.

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Insomma, paragonata a Reggio Calabria, la Transilvania di Dracula in confronto sembra le Maldive. Il che sarebbe anche calzante, se fosse individuato il giusto colpevole: lo strapotere della ‘ndrangheta.

Perché Maria Rita non è morta per colpa della repressione dello Stato. È morta per colpa della ‘ndrangheta. Come muoiono metaforicamente e non i tanti giovani menzionati da don Valerio. Non per colpa del procuratore della Repubblica, non per colpa del sospetto che in tanti possano avere stretto patti inconfessabili con i clan.

Per colpa della ‘ndrangheta. Fin quando tutti, non ultima la Chiesa, non saremo in grado di guidarlo senza infingimenti, sarà impossibile pensare a una rinascita per Reggio Calabria. 

E, invece, nel proprio manifesto politico, don Valerio pensa ad altro: pensa a contestare il commissariamento del Comune di Reggio Calabria parlando di “improbabili microscopi”. Polemizza persino con il sindaco Giuseppe Falcomatà, che almeno qualche azione verso chi non appartiene all’alta borghesia, l’ha fatta. Forse don Valerio rimpiange i fulgidi anni (almeno per la sua Attendiamoci) del “Modello Reggio”?

Per don Valerio Chiovaro il problema è rappresentato dalle interdittive antimafia e da alcuni magistrati che considerano i reggini tutti ndranghetisti. Don Valerio vada tra gli ultimi, esca dall’ambiente della borghesia reggina, quel “mondo di mezzo” che ha rappresentato e rappresenta il ventre molle di Reggio Calabria.

Si ispiri a don Pino Puglisi e a don Peppe Diana.

Ma anche a qualche collega vivente. Poco tempo fa, assistendo a un intervento di don Giacomo Panizza, bresciano da 40 anni a Lamezia Terme, ho esclamato: “Ad avercelo un prete così a Reggio Calabria…”.

C’è chi ha i preti antimafia. E c’è, invece, chi ha i preti anti antimafia.

 

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L'intervento di don Valerio Chiovaro:  http://ildispaccio.it/lettere/140926-l-allarme-di-don-valerio-chiovaro-reggio-abbandonata-e-i-giovani-pagano-il-prezzo-piu-alto