Né Hegel, né Marx edificheranno la Città Metropolitana. Ma Alvaro e l’Aspromonte

aspromonte500di Giuseppe Bombino* - Siamo in tempi assai difficili. Ancora le città e le nazioni, soprattutto in Europa, si giudicano per buona parte da quello che fanno nel campo del pensiero, dell'economia, delle arti. E noi non avremmo nulla da mentire a chi ci chiede di presentarci: Reggio è Città Metropolitana, e conserva il senso della civiltà e del pensiero, tra cui per prima fiorì, e i suoi grandi e più alti segni sono visibili in una intuizione larga, aperta al mondo, gelosa, chiusa in un carattere, in un atto universale.

Reggio, tuttavia, pel raggiungimento di questa nuova dimensione metropolitana, che è prima culturale e solo dopo fisica e territoriale, deve spingersi fino alla visione finale, individuando il centro di una ragione collettiva, di una unità, di una autorità formativa. Ci vorrebbe una sapienza, che non c'è! Una direttiva risolutiva, che manca! Una pianificazione strategica, che è assente!

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Vorrei chiamare a noi gli intellettuali. Essi, infatti, sono i civilizzatori, i rivelatori per una più intima compenetrazione e un più intenso scambio di motivi ideali. Perché gli intellettuali sono gli interpreti d'una visione, dell'idea di qualcosa che non s'è ancora veduta o ascoltata, di un presupposto sociale, e li spiegano, anticipandone la realtà.

L'intellettuale conosce l'inizio o la fine dell'epoca in cui vive, e li supera. Il tempo dell'intellettuale, dunque, non è il nostro tempo; egli parla dei secoli, anticipa la storia e i fenomeni; egli, ancora, è un intermediario tra noi e la storia, crea dalla parte il tutto e qualcosa dell'immanente dal provvisorio.

Proprio quello che ci necessita per comporre la Città Metropolitana.

E non saranno né Hegel, né Marx a suggerire i termini di questa trasposizione culturale e geografica, né le loro dottrine ideologiche a comporre nelle linee dello spazio e nella traiettoria del tempo una strategia per Reggio.

E mentre ci si sforza di disegnare e comprendere questa dimensione Metropolitana, già l'Aspromonte, un secolo fa, entrava in Europa! Vi entrò con la letteratura alvariana, col suo salvamento morale di una intera comunità, col superamento di quella condizione paesana e provinciale che solo la letteratura può compiere, con l'ingrandimento di un Aspromonte non più fisico ma esteso e dilatato fino al Continente, a cui mostrò come i valori elementari del singolo diminuivano per incontrare una tensione collettiva e universale e simbolica, come nel dramma greco. Vi entrò Alvaro in Europa, nelle metropoli del mondo, a cui raccontò la drammatica bellezza di una Calabria metafisica, che è la condizione più eletta per raccontare i paesaggi abitati dagli uomini. E con Alvaro vi entrò l'Aspromonte, la Nostra Montagna metropolitana, posta quale "genio" nel Mediterraneo in grado di suggerire, a chi non lo ha ancora compreso, come gli emblemi e gli stemmi delle nostre piccole comunità possano superare la solitudine antropologica della nostra terra con un'ambizione ontologica che raggiunge l'Europa.

Né Hegel, né Marx, dunque. Non cercate presso di loro quella ispirazione che non avrete mai! Le città non nascono dalle ideologie, né dai partiti.

Così come la dignità di un popolo che voglia riconosce il suo nuovo spazio nella nuova traccia della storia non sarà mai compresa nel perimetro tracciato da una matita.

Siamo nel sessagesimo dalla scomparsa in vita del nostro Corrado Alvaro, nato a San Luca, in Aspromonte: colui che ci condusse in Europa, mentre noi non abbiamo ancora immaginato come oltrepassare il bordo della piazza.

*Presidente Parco Nazionale d'Aspromonte