“Ho sempre sostenuto mio figlio, la Catizone lo sa”

adamonicolabis 500di Nicola Adamo* - Non è affatto vero che mi sarei sottratto agli obblighi di mantenimento assunti nei confronti di mio figlio Filippo.
Ho da sempre effettuato, sin dalla nascita di Filippo, con regolarità il versamento dell'assegno mensile attraverso canalizzazione bancaria destinata al conto corrente della Catizone.
La regolarità è stata interrotta nel febbraio 2013 in seguito al sequestro preventivo disposto dalla magistratura del mio conto corrente.
Successivamente al febbraio 2013, i versamenti li ho poi effettuati sia con bonifico bancario o postale sia attraverso la consegna della somma dovuta in denaro contante. Ho dovuto interrompere successivamente anche questa modalità nel Giugno del 2015 in seguito al divieto di dimora in Calabria.
Ma anche in quel periodo, ho corrisposto due mensilità nelle date del mio ritorno a Cosenza, il 22 settembre in occasione della celebrazione della prima comunione ed il 30 dicembre in occasione del festeggiamento del compleanno di Filippo.
Tutto ciò era ovviamente ben noto alla Catizone alla quale, in una clima di reciproca correttezza e condivisione, ho manifestato il mio intendimento a voler onorare gli obblighi di versamento con modalità condivise tra le parti per il periodo in cui non sono stato oggettivamente posto in condizione di adempiervi con la dovuta regolarità.
La Catizone dunque era ben consapevole che sino a giugno del 2015 gli obblighi che ho spontaneamente assunto per il mantenimento di mio figlio sono stati puntualmente assolti mediante la corresponsione delle somme pattuite mensilmente.
Non ho corrisposto alcune mensilità del 2013 perché sono state poste sotto sequestro e sottratte alla canalizzazione bancaria destinata alla Catizone ma ancora oggi depositate presso il Fondo Giustizia, una mensilità nel 2014, quattro nel 2015 e due nel 2016 conseguenti al divieto di dimora, per un totale di € 12.000.
Lo scorso 17 febbraio, invece, la Catizone mi invitava a versare a suo favore la somma di € 35.141,82 per mancati versamenti relativamente agli anni 2013, 2014, 2015, 2016, e per aggiornamento ISTAT relativamente agli anni 2011, 2012, nonchè gli interessi legali.
Ad immediato riscontro a tale richiesta il 2 marzo ho dato incarico al mio legale di avviare formale contestazione di tale pretesa.
La rivendicazione della Catizone può essere smentita da autorevoli testimonianze in relazione alle consegne contanti ma anche dalla prova che i bonifici bancari effettuati sono stati di un numero superiore a quelli che ella stessa ha erroneamente calcolato.
Ma se giustamente il codice civile mi impone di tornare a pagare perché non mi sono fatto rilasciare mensilmente ricevuta dei versamenti effettuati in contanti, in ossequio alla legge, lo farò, tornando a versare alla Catizone somme da lei già percepite.
In questa vicenda rimane forte il rammarico che ad essere utilizzato come strumento di lotta politica sia, ancora una volta, mio figlio Filippo.
Infatti non è mai emerso alcun problema anche nei rapporti tra me, la mia famiglia, Filippo e la stessa Catizone, fino alla data dello scioglimento del Consiglio Comunale di Cosenza.
Inopinatamente oggi, invece, mi si chiede, attraverso procedimento giudiziario, addirittura l'aggiornamento ISTAT per gli anni 2011 e 2012!
Infine, non è fuori luogo evidenziare che l'interruzione della regolare canalizzazione bancaria è avvenuta, oltretutto, in seguito al sequestro disposto dalla magistratura nell'ambito di indagini giudiziarie nelle cui attività istruttorie, da quanto abbiamo potuto leggere nel corso di lunghi anni dalle cronache giornalistiche e dagli stessi atti giudiziari e processuali, la Catizone era già stata una protagonista attiva a sostegno delle fantomatiche ipotesi di accusa, senza porsi alcuno scrupolo se il padre di suo figlio dovesse essere ingiustamente condannato o mandato in galera.

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*Ex consigliere regionale