di Ugo Floro - Piu' volte blandito dalla propaganda partitica, e per questo ignorato da milioni di cittadini, sbeffeggiato da quanti ne teorizzano (bontà loro) l'inutilità pratica, rispetto ai cugini svizzeri o di altre nazioni dove la democrazia diretta non è solo ingrediente per disquisizioni salottiere, l'istituto referendario si riprende finalmente il proscenio della politica .
Ritorna ai fasti pannelliani , perché c'è tanta cultura radicale in questo fiorire incessante di iniziative a favore del referendum, non ce lo nascondiamo.
Hanno voglia i collaboratori del minculpop pro-tempore ad invocare l'astensionismo.
E che dire del minimo sindacale garantito alla divulgazione della prossima scadenza da parte delle reti televisive d'apparato?
Niente, solo che a certi livelli le stanno provando tutte per prevenire un attacco di quorum, ma con scarsi risultati, a giudicare dal tam tam social-mediatico in atto.
Una volta , un premier che avesse esortato a fottersene , avrebbe anche potuto spuntarla in un'Italia piu' o meno condizionata dai soliti media.
Oggi è diverso: c'è la rete .
E nel web non esiste il social di Stato, per quanto qualcuno si illuda ancora di poter radicare un pensiero unico.
Niente, l'Italia sul referendum , su questo referendum e , c'è da giurarci, anche su quello che verrà ad ottobre, è intenzionata a fare sul serio .
Che poi significa semplicemente esprimersi , in buona sostanza, a fare politica, attraverso le discussioni on line, le riunioni improvvisate in strada o in piazza da questo o quel comitato o gruppo di persone, i selfie, gli slogan ecc.
D'altro canto, se i partiti non riescono piu' ad assolvere al ruolo costituzionalmente attribuitogli di cinghie di trasmissione tra le istanze di un popolo e le istituzioni parlamentari , bisogna pur sopperire in qualche modo.
In questo senso la saldatura tra social media e referendum 'rischia' di rilanciare un istituto che in molti credevano caduto in desuetudine , complice un sistema partitico sclerotizzato.
Ora , torna ad esservi una possibilità di incidere , grazie ad una campagna mai stata così tambureggiante.
La domanda è , a questo punto :troverà riscontro nelle urne e nelle percentuali tanto sano baccano?
E cosa accadrà se l'esito del primo social-referendum della storia repubblicana dovesse far registrare una vittoria schiacciante del Sì?
Qualcuno, tra coloro i quali contano a livello governativo e nel Pd sta cercando di smarcarsi dall'improvvida esortazione renziana ad andare al mare.
Ma forse è tardi.
Così come è inutile mettere le mani avanti nel tentativo goffo di spogliare di valenza politica una consultazione ormai troppo carica di significati.