Arrestare il “Sistema” per salvare la Calabria

arrestailsistemadi Claudio Cordova - "Sistema Reggio" ieri, "Sistema Rende" oggi e domani potrebbe essere "Sistema Catanzaro", oppure "Sistema Cosenza" e finanche "Sistema Varapodio" o "Sistema Rogliano". La verità è che l'intera Calabria è un "sistema". I politici locali – tutti, nessuno escluso – sono sicuramente entrati in contatto con la 'ndrangheta. Qualcuno, in base anche agli strumenti culturali a disposizione, con quella militare, con la manovalanza del crimine organizzato, altri – i più acculturati – con pezzi deviati delle Istituzioni: altri politici corrotti, ma anche imprenditori dei clan, oppure magistrati in combutta con le cosche, ecc. ecc.

La classe politica calabrese ha devastato il territorio.

Lo ha fatto moralmente, ma lo ha fatto anche fisicamente. In spregio a ogni dettame di legge, a ogni regola morale, dialogando con ambienti con cui non avrebbe dovuto, perché "una mano lava l'altra", dividendo la "torta" per come il "sistema" ordina, schiavizzando la popolazione, cui vengono lasciate solo le briciole, fatte passare, ovviamente, per grandi opportunità.

L'ennesima indagine della nostra Santa Protettrice, la Magistratura (perdonate la locuzione, è solo per permettere a qualche coglione di dire che Il Dispaccio è al servizio delle toghe) ha scoperchiato accordi vecchi di oltre dieci anni tra politica e cosche a Rende: "l'Harvard di Calabria", il Comune a due passi da Cosenza che dovrebbe rappresentare il polo culturale della regione perché sede dell'Università della Calabria. Lì, invece, stando alle indagini della Dda di Catanzaro, politici di primissimo piano e cosche sarebbero andati a braccetto, dividendosi ogni settore della vita pubblica.

A cominciare, dal voto, l'elemento cardine per affermare la sovranità del popolo, inquinato a suon di quattrini, per far vincere il candidato gradito alle cosche Lanzino e Ruà. Un meccanismo ben oleato per controllare l'intero territorio, tramite cooperative e società miste, uno dei tumori della Pubblica Amministrazione, perché da sempre terreno fertile per clientele (nel "migliore" dei casi) o per l'affermazione dell'egemonia della 'ndrangheta, capace di "dare lavoro" dove lavoro non c'è.

Dall'indagine sul "Sistema Rende", che ha portato all'arresto di membri di spicco dei clan, ma anche di diversi esponenti politici, escono a pezzi il Partito Democratico e la sinistra, che per anni hanno governato il Comune. Resta da capire quanto le cose siano cambiate, quanto siano stati spezzati i perversi meccanismi cristallizzati nell'indagine con la nuova Amministrazione Comunale dell'avvocato Marcello Manna, espressione del centrodestra, che ha strappato il Comune a un ininterrotto dominio di sinistra. La speranza è che i primi 500 giorni festeggiati dall'Amministrazione Manna abbiano effettivamente ripulito un contesto politico-amministrativo fortemente inquinato dalla 'ndrangheta. Un contesto che, in parte, era già emerso negli scorsi anni: nel 2013, peraltro, il Comune di Rende non verrà inspiegabilmente sciolto per 'ndrangheta dal Governo, nonostante i già pesanti coinvolgimenti emersi.

Ora, però, sono arrivati gli arresti.

Ed è inquietante il ruolo che emerge dalle carte di Sandro Principe, uomo forte dei Democratici di Calabria, già sindaco di quel Comune e per anni nei palazzi del potere che contano. Un'indagine che mostra come l'intera classe politica calabrese – senza distinzione di schieramento o partito – patteggi con la 'ndrangheta e parteggi per la stessa, unico interlocutore da interessare, perché in possesso di pacchetti di voti enormi. Dall'indagine sul comune di Rende esce a pezzi il Partito Democratico, che giorno dopo giorno si affanna per dimostrare di essere il partito della legalità, ma che, parimenti, dimostra di essere da Cosenza a Reggio, passando per tutte le altre province, una cloaca. Ma quello su Rende potrebbe essere l'inizio di un terremoto sull'intera politica del Cosentino: i collaboratori di giustizia – gli stessi che accusano Principe & co. – hanno parlato ormai. Così come, sul versante reggino, hanno parlato i collaboratori che stanno aiutando i pm a ricostruire le trame della zona grigia.

Giorno dopo giorno, indagine dopo indagine, non c'è luogo in cui gli inquirenti non scoprano un "sistema". Perché è nel DNA della 'ndrangheta: da sempre, infatti, la criminalità organizzata calabrese non ha assunto la forma di "antistato", ma di "stato parallelo", capace di dialogare con chiunque. Sta proprio qui la forza delle cosche, di riuscire a sopravvivere a prescindere dalla presenza di politica di centrodestra o di centrosinistra. L'importante è che gli esponenti politici siano "di sistema", capaci, anzi, vogliosi, di dialogare con tutti.

Ecco il "sistema": perché la 'ndrangheta (anche e, soprattutto, quella dei "colletti bianchi") è, soprattutto, una rete relazionale.

E il "sistema" va arrestato, prima di poter riavviare...

Per approfondire l'indagine sul "Sistema Rende:

http://ildispaccio.it/primo-piano/103424-a-rende-collaudato-sistema-ultradecennale-tra-ndrangheta-e-politica

http://ildispaccio.it/primo-piano/103422-colpo-alla-ndrangheta-del-cosentino-ecco-politici-coinvolti

http://ildispaccio.it/primo-piano/103464-il-capo-principe-e-i-soldi-alla-ndrangheta-per-vincere-le-elezioni

http://ildispaccio.it/primo-piano/103505-intrecci-ndrangheta-e-politica-a-rende-ecco-tutte-le-accuse-a-sandro-principe

http://ildispaccio.it/primo-piano/103522-la-bacinella-dei-clan-e-la-campagna-elettorale-per-principe-parlano-i-pentiti