Mamma, ho perso l’aeroporto

reggiocalabria aeroportotorredicontrollodi Claudio Cordova - Il Dispaccio era stato facile profeta il 29 ottobre scorso quando titolava "Senza un aeroporto". Si paventava – e del resto l'Enac aveva dato plurimi "avvertimenti" – la revoca della concessione e il conseguente, esiziale, commissariamento della Sogas, la Società di Gestione dell'Aeroporto dello Stretto. Da quell'articolo, testualmente: "L'avvio della procedura rischia di avere effetti non da poco sulla vita dello scalo di Reggio Calabria. L'aeroporto resterà aperto e si continuerà a volare, è vero. Ma sarà impossibile, per diverso tempo, programmare qualsiasi crescita per lo scalo. E questo non per uno o due mesi, ma per un periodo ben più lungo. La procedura avviata dall'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile, infatti, non è un percorso che si potrà esaurire nel giro di pochi giorni o settimane. Verosimilmente, infatti, si concluderà il 2015 in una sorta di limbo, una "terra di nessuno" in cui sarà impossibile per l'aeroporto imbastire alcun tipo di progettualità per modificare l'attuale situazione, che, oggettivamente, è inaccettabile: pochissimi voli settimanali, peraltro costosissimi".

Ed è stato proprio così.

La fine del 2015 ha rappresentato un momento di immobilismo senza attenuanti per il "Tito Minniti" che, lo ricordiamo, sarebbe (SAREBBE!) lo scalo di una Città Metropolitana, di cui ancora, però, non si vede traccia nelle idee e nelle scelte della classe dirigente locale. In tal senso, Raffa, presidente della Provincia – socio di maggioranza della Sogas – dice una cosa vera: parla, infatti, del lassismo, dello smarcamento doloso di cui gli altri soci (Regione e Comune di Reggio Calabria, in primis) si sarebbero resi protagonisti. Ma lo fa, è evidente, per celare le proprie mancanze, le proprie scelte sbagliate alla guida di uno scalo che avrebbe dovuto e potuto pensare in grande, guardando di certo più alla Sicilia che non a una Calabria con cui, oggettivamente e antropologicamente, Reggio ha ben poco da spartire.

L'aeroporto di Reggio Calabria sarebbe potuto diventare il punto di riferimento per chi, dalle fredde lande del nord Europa desiderava svernare nelle calde e assolate terre calabresi, ma anche siciliane, visto che luoghi celeberrimi in tutto il mondo (un nome su tutti, Taormina) sono a un tiro di schioppo dalla sponda calabrese dello Stretto. Invece si è rimasti schiacciati dai diktat e dalle manovre penalizzanti di Alitalia, portando, di fatto, l'aeroporto a una fine annunciata: "Insomma, è vero che l'Aeroporto dello Stretto continuerà a funzionare, ma è anche vero che lo farà trascinandosi, senza poter mettere in campo alcuna strategia per assurgere al ruolo di scalo aeroportuale degno di una Città Metropolitana come è Reggio Calabria" si scriveva il 29 ottobre scorso.

E se, da un canto, la classe politica regionale ha sempre spinto per valorizzare l'aeroporto di Lamezia Terme, diventato, a tutti gli effetti, uno scalo all'avanguardia, quella reggina nulla di efficace ha messo in atto per tutelare quello che poteva diventare un patrimonio di inestimabile valore per lo sviluppo del territorio.

E ora? Ora è il tempo del De Profundis per il "Tito Minniti" perché il futuro dello scalo appare irrimediabilmente segnato e questo a prescindere dall'apocalittica ipotesi di una chiusura definitiva dell'aeroporto. Anche una gestione commissariale da parte dell'Enac, infatti, renderebbe impossibile – ancora una volta – non solo una progettualità per l'Aeroporto dello Stretto, ma appesantirebbe ulteriormente i già carissimi prezzi che Alitalia impone sui pochi voli che collegano Reggio Calabria al resto d'Italia. Con danni enormi per l'utenza che si sposta per lavoro o per motivi di salute, tralasciando (nella vita di un essere umano esistono anche quelli) i motivi di vacanza e di svago.

Servirebbe invece un socio di maggioranza forte, capace di portare avanti un commissariamento serio e per il bene del "Tito Minniti", risanando dove c'è da risanare e, soprattutto, dando un respiro più ampio e meno provinciale del "Reggio-Roma" o del "Reggio-Milano".

Ma da chi ha ridotto l'aeroporto così, c'è da aspettarselo?