Quel favore al giudice Mollace... Non solo Lo Giudice: il nome del magistrato finisce anche nell'indagine "Assenzio"

mollacefrancodi Claudio Cordova - La conversazione audio e il brogliaccio sarebbero già stati spediti alla Procura della Repubblica di Catanzaro, competente per i fatti che riguardano i magistrati reggini. Dal capoluogo si dovrà valutare se per il sostituto procuratore generale di Reggio Calabria, Franco Mollace, possano esistere dei presupposti affinché il Consiglio Superiore della Magistratura consideri l'incompatibilità ambientale a svolgere le funzioni in città.

Dopo essere stato coinvolto nelle vicende che ruotano attorno alla cosca Lo Giudice, il nome di Mollace finisce nuovamente nelle carte d'indagine raccolte dai colleghi della Procura. E' Giuseppe Crocè a definire il magistrato un "suo carissimo amico". Crocè è stato coinvolto alcune settimane fa nell'indagine "Assenzio": un'inchiesta sulla criminalità organizzata, ma, soprattutto, sugli affari dell'ex consigliere comunale Dominique Suraci, arrestato con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.

Crocè, attualmente agli arresti domiciliari, deve rispondere di associazione per delinquere finalizzata alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Avrebbe preso parte, insieme a Suraci, alla gestione della SGS GROUP, attiva nel settore della grande distribuzione, "accettando di partecipare alle truffaldine operazioni commerciali organizzate da Suraci Domenico, per ottenere indebitamente il credito d'imposta, effettuando materialmente alcune delle operazioni necessarie per il perfezionamento degli illeciti quali: l'esecuzione di pagamenti fittizi e l'emissione di false fatture utili a consentire la rappresentazione contabile di una situazione non veritiera necessaria per l'accesso al beneficio fiscale del credito d'imposta".

E proprio all'interno degli uffici della SGS Group, la cimice dei Carabinieri capta la conversazione in cui Crocè vanta la propria strettissima amicizia con il giudice Mollace. E' il 24 giugno del 2008, quando, poco prima di mezzogiorno, Crocè commenta con alcune persone, tra cui la figlia Barbara, la produttività del personale "in particolare – scrivono gli investigatori riportando le affermazioni di Crocè – del figlio dell'autista del procuratore Mollace, il quale è stato direttamente lui a raccomandarlo, che non svolge minimamente il suo lavoro pur pagandolo con regolare busta paga da mille euro, che però gli costa duemilacinquecento euro al mese".

Intercettazioni, quelle captate negli uffici della SGS Group, che non erano state inserite nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere per Suraci e altri, ma che sono state depositate – e quindi divenute pubbliche – alcuni giorni fa nel corso delle prime udienze del Tribunale della Libertà chiamato a decidere sulla situazione cautelare delle persone coinvolte nel blitz di inizio agosto. Conversazioni depositate perché, essendo state captate negli uffici della SGS Group, dimostrerebbero ulteriormente la partecipazione di Crocè agli affari di Dominique Suraci.

E proprio qui arriverebbe la citazione dello "Zio Ciccio" (così veniva apostrofato dagli accoscati della famiglia Lo Giudice): il dipendente "raccomandato" da Mollace sarebbe diventato dunque un problema, perché, con il suo lassismo, sarebbe da cattivo esempio agli altri lavoratori spingendo uno degli interlocutori di Crocè a una considerazione "dicendo che considerato che non lavora – riportano i Carabinieri – se ne sta a casa e gli danno lo stesso lo stipendio". E Crocè si dimostra d'accordo: "Anche per rispetto di quelli che prendono 700 euro e lavorano".

Una situazione esasperante, che, stando alle intercettazioni, Crocè avrebbe voluto sistemare chiamando il "suo carissimo amico" Franco Mollace, che avrebbe raccomandato l'assunzione del lavoratore lavativo. Una telefonata che forse Crocè non farà mai e che, comunque, gli inquirenti non documenteranno, almeno nelle carte dell'indagine "Assenzio".

Una circostanza, quella sulla scrivania dei magistrati di Catanzaro, che avrebbe Mollace per protagonista e che potrebbe sfociare nel nulla, qualora le frasi di Crocè venissero "derubricate" a sterile millanteria, o che potrebbe, teoricamente, aprire un fronte di natura disciplinare sul conto del magistrato, già discusso per i presunti rapporti con la cosca Lo Giudice.