L’uomo dei Tegano curò la campagna elettorale di Nino De Gaetano

degaetanoninonuova500di Angela Panzera e Claudio Cordova - "L'entità associativa di tipo mafioso radica il proprio potere in primo luogo sulla stabile e permanente organizzazione di uomini e risorse economiche, funzionale alla commissione di delitti, alla acquisizione del controllo diretto od indiretto della gestione delle attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici, o comunque alla realizzazione di profitti o vantaggi ingiusti o anche al condizionamento delle competizioni elettorali (si pensi alla vicenda De Gaetano)". È il gup Davide Lauro a scriverlo nelle motivazioni, depositate nei giorni scorsi, della sentenza scaturita dal processo "Il Padrino". Il 19 luglio scorso il gup ha infatti condannato presunti boss e gregari della cosca di Archi, quartiere alla periferia nord della città e storica roccaforte della 'ndrina. All'esito del processo, svoltosi in abbreviato, il gup ha comminato nove condanne e disposto sette assoluzioni; l'inchiesta "Il Padrino", condotta dal pm antimafia Giuseppe Lombardo, non ha "solo" disarticolato il clan degli arcoti, ma ha spedito in galera presunti favoreggiatori della latitanza del boss Giovanni Tegano arrestato il 26 aprile 2010 dopo 17 anni. Il "mammasantissima" di Archi era stato sorpreso dagli agenti della Squadra Mobile della Questura reggina in una villetta ubicata a Terreti, zona collinare della città. Tegano doveva scontare una condanna all'ergastolo ed è ritenuto uno dei protagonisti della guerra di mafia di Reggio Calabria che, tra il 1985 ed il 1991, provocò oltre seicento morti. Si era dato alla macchia dal 1995 e con l'operazione "Il Padrino" l'Antimafia ha fatto il punto sulla fitta rete di persone che avrebbero agevolato il boss nella lunga latitanza. Ma non solo, sono stati ricostruiti presunti ruoli mafiosi ricoperti, cariche e gerarchie all'interno della cosca, decimata da diverse operazioni di polizia giudiziaria come quella denominata "Agathos" e "Archi". Ed è proprio monitorando i più stretti "sodali" del mammasantissma che gli inquirenti sono riusciti ad ammanettare il superlatitante. In quella piccola casa però un dettaglio non sfuggì ai segugi della Mobile. All'interno di un cassetto della parete attrezzata del soggiorno dell'abitazione verranno trovati 20 biglietti da visita, intestati a Nino De Gaetano, consigliere regionale uscente del Partito di Rifondazione Comunista e candidato alle consultazioni elettorali per la Regione Calabria del 28 e 29 Marzo 2010. Questo materiale non solo verrà acquisito dalla polizia, ma confluirà prima nel decreto di fermo emesso dal pm Giuseppe Antimafia, che sfociò negli arresti contro la cosca Tegano, ma adesso fanno parte delle oltre 200 pagine delle motivazioni con cui il gup Lauro ha spostato l'impianto accusatorio della Dda reggina. De Gaetano, è bene precisarlo, non è stato colpito da alcun tipo di provvedimento giudiziario riferibile al presunto interessamento della cosca per le elezioni che lo vedevano in corsa per le Regionali. Ma comunque il suo nome torna a spiccare nella parte in cui il giudice per l'udienza preliminare motiva la condanna a 9 anni di carcere inflitta a Giovanni Pellicano. L'imputato era accusato del reato di associazione mafiosa e tra l'altro di essere "l'ambasciatore di Giovanni Tegano presso le altre famiglie, nella fascia jonica (veniva espressamente indicato, tra gli altri, il comprensorio sanluchese), tirrenica, sfruttando la "copertura" derivante dal lavoro svolto, come emerso anche in questo processo, quanto ai rapporti con il Barbera e Pelle); risultava altresì in contatto con famiglie della 'ndrangheta reggina come i Latella, i Labate e gli Iamonte o anche con gruppi del crotonese, come i Vrenna.

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"Il Pellicano- è scritto in sentenza-stava promuovendo l'operato di Suraci (Giuseppe ndr), attivo nel procacciare consenso al suo genero, identificato nell'allora fidanzato della figlia, Nino De Gaetano, all'epoca effettivamente candidato alle incombenti elezioni regionali. Come si vedrà più avanti, l'interessamento per quella candidatura- chiosa il gup- veniva confermato dal rinvenimento dei biglietti da visita del politico al momento della cattura del boss Giovanni Tegano(...)Ugualmente significativi del contesto relazionale in cui si muoveva l'imputato sono, all'evidenza, sia il suo coinvolgimento diretto nelle vicende relative all'arresto di Pelle, sia l'interessamento per la candidatura del De Gaetano (i cui biglietti da visita venivano rinvenuti nel covo del latitante) cercando tra l'altro l'appoggio di Mino Muià e Sebastiano Giorgi(con i quali, peraltro, risultavano assidue frequentazioni)". Il gup lo scrive a chiare lettere: "Pellicano si occupava, per conto della cosca, dei rapporti con i politici - si veda, in questo processo, la vicenda De Gaetano - e, tramite il fratello ( che però verrà assolto dallo stesso gup ndr)".

De Gaetano, oggi uomo del Partito Democratico, ha un passato in Rifondazione Comunista, finito in maniera burrascosa per questioni economiche (il compagno Nino non versava gli emolumenti al partito, come invece sancito dalle regole). E' stato anche assessore esterno della Giunta Regionale di Mario Oliverio, poi defenestrato dalla Guardia di Finanza che lo ha posto ai domiciliari in seguito all'inchiesta "Erga Omnes", sullo scandalo dei rimborsi elettorali del Consiglio Regionale. Un procedimento per il quale De Gaetano è ora imputato a piede libero.

Tornando ai Tegano, il punto di partenza del ragionamento del giudice, che ha incrociato le intercettazioni a carico di Giovanni Pellicano, è il rinvenimento di quei bigliettini elettorali di De Gaetano nel covo di contrada Batia di Terreti dove Tegano verrà arrestato dopo essersi dato alla macchia per quasi 20 anni. Un assunto sostenuto dagli inquirenti già dalle prime carte d'indagine, che ora però viene avvalorato da una sentenza di primo grado. "Più nello specifico- scrive il giudice- il materiale elettorale veniva rinvenuto nella stessa stanza in cui il latitante veniva sorpreso a parlare con il genero Carmine Polimeni. Si noti che, all'' esito della consultazione del 29 marzo del 2010 (pochi giorni dopo il viaggio di Suraci e Pellicano), il De Gaetano veniva poi eletto come consigliere regionale per la Federazione della Sinistra, riportando un significativo numero di preferenze (8.784), dopo che nelle consultazioni del 2005, nelle file di Rifondazione Comunista, veniva eletto era già stato eletto alla stessa carica, con circa un quarto delle stesse preferenze (2.030). Una carriera politica, quella del De Gaetano, iniziata molto presto già quale consigliere ed assessore del comune di Reggio Calabria, dove, tra l'altro, ricopriva l'incarico di presidente della Commissione contro il fenomeno della mafia in Calabria".