Violenze ripetute nel tempo: le accuse alle maestre-aguzzine di Reggio Calabria

asiloviolenzedi Angela Panzera - «Dalle visioni dei filmati emerge che i comportamenti adottati dalle maestre non appaiono isolati, ma sono ripetuti nel tempo (anche nell'arco della stessa giornata) nei confronti di alcuni minori affidati alle loro cure, e costituiscono risposte certamente sproporzionate rispetto alle cause e alle finalità perseguite».

Sono parole durissime quelle del gip di Reggio Calabria Adriana Trapani che ieri ha ordinato gli arresti domiciliari per R. G., 61 anni, e D. A. G., 37 anni, entrambe insegnanti in una scuola per l'infanzia pubblica del quartiere Gallico, periferia nord della città. Le donne sono accusate di aver maltrattato, in modo continuato, numerosi bimbi che, nel corso del tempo, hanno frequentato l'asilo. Le indagini sono state condotte dalla Guardia di Finanza su coordinamento del pm reggino Teodoro Catananti e del procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni. In tutto sono 22 gli episodi delle presunte violenze.

Il gip ha sposato in pieno quanto invocato dagli inquirenti e il quadro accusatorio, per come emerge dall'ordinanza cautelare, è molto grave. Le due donne sarebbero state violente nei confronti dei bimbi affidati dalle famiglie alle loro cure e soprattutto lo sarebbero state senza alcun motivo. Una storia di orrore, considerato che i bambini avevano poco più di 3, 4 anni, comunque meno di sei. Tutto parte dalla denuncia di una madre le cui due figlie avevano lamentato comportamenti troppo strani da poter essere giustificati con una semplice "svogliatezza" di andare a scuola. Ed ecco che la Procura ci vuole vedere chiaro e piazza delle telecamere all'interno dell'aula in cui le due maestre erano solite insegnare. Quello che hanno registrato le telecamere è a dir poco agghiacciante: insulti, schiaffi, botte varie, ma soprattutto una spregiudicatezza tale da non poter assolutamente giustificare persino il comportamento più discolo. Le due insegnanti colpiscono ripetutamente i bambini. Ad un piccolo alunno viene girato il polso, un altro strattonato, colpito ad una gamba e poi ancora alla testa con un giocattolo. «Ora devo prendere la bacchetta, ora si che mi sono seccata e vediamo chi si muove». Alla risposta dei bimbi, un'altra minaccia: «La vuoi assaggiare, questa, sul culetto?». E ancora: «Ora gli meno a questo. Se ti muovi ti faccio piangere». Insulti, vessazioni e continui rimproveri fino ad arrivare a minacciarli di chiuderli in bagno a chiave, sapendo benissimo che i bambini hanno paura del buio.

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Schiaffi e "buffetti" li definiscono gli inquirenti, il tutto captato dalle videocamere delle Fiamme gialle., «Non mi picchiare!», implora un bambino. Scene di panico, piccoli bimbi che cercano di ribellarsi come meglio possono. Pianti disperati, cercavano di dimenarsi per terra, ma più si ribellavano più la punizione successiva era peggiore di quella per cui era iniziato tutto. Un giorno, come appurato subito dopo la denuncia della madre, una delle due insegnati prende un bambino con forza e lo mette di peso sul banco. Lui si ribella, per tre volte, e lei lo prende di nuovo con la forza. Fino a quando interviene con un gesto crudele: per farlo stare buono gli prende la testa e la sbatte contro il tavolino, una gamba poi del piccolo rimane incastrata perché nel frattempo aveva cercato di dimenarsi. Il tutto senza neanche un briciolo di pietà. Non rinsaviscono mai, continuano imperterrite con le violenze.

«Le condotte cristallizzate dai filmati fotografano l'utilizzo in funzione educativa, da parte delle indagate- scrive il gip nell'ordinanza di custodia- di metodi di natura fisica, psicologica e morale esorbitante dai limiti del mero rinforzo della proibizione o del messaggio educativo, in ragione dell'arbitrarietà dei presupposti, dell'eccesso nella misura della risposta correttiva, anche tenuto conto della tenere età delle persone offese, sia e soprattutto in ragione del frequento ricorso alla violenza fisica». Per il gip Trapani niente giustifica queste barbare violenze. Queste condotte- scrive ancora il gip- travalicano i limiti dell'uso dei mezzi di correzione, potendosi ritenere tali solo quelli per loro natura a ciò deputati, che tendano cioè all'educazione della persona affidata alla propria cura e quindi, allo sviluppo armonico della personalità, sensibile ai valori della tolleranza e della pacifica convivenza, senza trasmodare nel ricorso sistematico a mezzi violenti che tali fini formativi contraddicono(...) I mezzi operati dalle due maestre nei confronti dei minori sono oggettivamente incompatibili con l'attività educativa, come nel caso delle percosse e dei maltrattamenti fisici e psicologici a cui i minori sono sottoposti». Per il pm Catananti poi, «di tali situazioni le maestre sono totalmente coscienti da usare precauzioni al momento di commettere le violenze, come ad esempio quando R.G. prima di agire contro qualsiasi alunno provvede a chiudere la porta dell'aula che generalmente rimane aperta o come quando, in altre occasione, a seguito di un comportamento sbagliato di qualche bimbo, lo minacciano verbalmente punendolo talvolta con la forza nell'angolo delle punizioni, vicino la porta d'ingresso». Adesso le due donne compariranno davanti al gip per l'interrogatorio di garanzia. Il commento del giudice su di loro non è per nulla tenero: «le condotte poste in essere dalle due donne sono state caratterizzate da una violenza ripetuta e sistematica nei confronti di soggetti minorenni a loro affidati per ragione di educazione e istruzione, e la loro personalità, che sebbene incensurate, hanno rivelato di essere incapaci di educare in modo appropriato i minori a loro affidati».