Perdite per oltre 9mln: ecco perché è fallita la Sogas. Le bugie della Regione

sentenzasogasdi Claudio Cordova - Cronaca di un fallimento annunciato. Impossibile salvare la Sogas: gli elementi, di fatto e di diritto, messi nero su bianco dal Tribunale Fallimentare di Reggio Calabria, presieduto da Giuseppe Campagna (Tiziana Drago e Caterina Asciutto giudici) lascia pochi dubbi sullo stato della Società di Gestione dell'Aeroporto dello Stretto. Un fallimento che era nelle cose già da tempo, con uno scalo azzoppato e inadeguato a servire un'area metropolitana.

1800 EURO DI CARBURANTE

Il dato più eloquente è quanto rassegnato, nel corso dell'ultima udienza del procedimento dal liquidatore della Società, Bernardo Femia, il quale dichiarava: "Allo stato attuale la società dispone di una liquidità pari a circa € 600.000,00 in parte pignorata da Equitalia, liquidità costituita da fondi comuni di investimento di natura obbligazionaria"; Femia rappresentava inoltre di "aver provveduto a pagare un acconto degli stipendi dello scorso mese di settembre, € 1.800,00 di carburante oltre una fattura di SOGAS Service che svolge servizi fondamentali per il funzionamento dell'aeroporto", e di "non avere avuto il tempo di predisporre un bilancio di liquidazione".

Appena 1800 euro di carburante. Una situazione ormai impossibile per la Sogas.

Dopo la chiusura dell'ultima udienza dell'11 ottobre scorso è stata depositata una nota emessa dalla Provincia di Reggio Calabria, a firma del presidente Giuseppe Raffa, con cui l'Ente intermedio, socio di maggioranza della Sogas, confermava la sua disponibilità "al versamento di Euro 696.000,00 già previste in bilancio e che verranno convertite ai fini di garantire un'eventuale esercizio provvisorio ex art. 104 L.F., che eventualmente il Tribunale vorrà assentire. Il tutto per garantire l'operatività dello scalo. Nella giornata di domani, verranno definite, con gli uffici preposti, le modalità di erogazione del versamento".

La Società, infatti, è stata costituita ad opera delle Camera di Commercio di Reggio Calabria e di Messina; nel corso degli anni, ed a seguito dei vari atti di cessione delle quote e di aumento del capitale sociale, alla CCIAA di Messina (inizialmente detentrice del 50% del capitale) è subentrata la Provincia Regionale di Messina (attualmente detentrice del 14,96% del capitale), mentre alla CCIAA di Reggio Calabria sono subentrate la Provincia di Reggio Calabria, la Regione Calabria ed il Comune di Reggio Calabria. Ne deriva che l'attuale assetto societario, ovvero la ripartizione del capitale tra i soci, è il seguente: Provincia di Reggio Calabria: 67,38%; Provincia di Messina: 14,96%; Regione Calabria: 13,02%; Comune di Reggio Calabria: 4,63%; CCIAA di Reggio Calabria: 0,01%.

--banner--

REGIONE BUGIARDA

La ripartizione è rimasta immutata anche dopo la delibera assunta dall'assemblea dei soci il 29.07.2016, con la quale è stata decisa la copertura delle perdite maturate ed emergenti dal bilancio infrannuale al 30.4.2016, mediante utilizzo del capitale sociale esistente a tale data e delle riserve disponibili a questo fine, con contestuale aumento del capitale sociale fino all'importo di euro 7.763.000, da impiegarsi, quanto ad euro 4.663.000 per la copertura delle residue perdite. In quell'occasione procedevano a sottoscrivere, limitatamente alla loro quota di partecipazione, sia il Comune di Reggio Calabria che la Regione Calabria. L'assemblea fissava quindi il termine di trenta giorni (decorrenti, per i soci assenti, dall'iscrizione della delibera nel Registro delle Imprese) per l'esercizio del diritto di opzione da parte degli altri soci. Nel termine assegnato (scaduto l'8.9.2016) i soci assenti (Provincia Regionale di Messina e CCIAA di Reggio Calabria) hanno comunicato la loro volontà di non esercitare il diritto di opzione, mentre la Provincia di Reggio Calabria, sebbene avesse in precedenza manifestato l'intenzione di sottoscrivere, non ha successivamente formalizzato l'adesione all'aumento di capitale. Grave il comportamento della Regione Calabria, che pur avendo - per dar esecuzione all'opzione esercitata – già impegnato nel proprio bilancio l'importo di euro 904.000 (qui l'annuncio di Oliverio), non ha provveduto al relativo versamento (neanche limitatamente al 25% del capitale sociale sottoscritto, equivalente ad euro 252.686); invece, la Giunta del Comune di Reggio Calabria, pur avendo già sottoscritto in data 16.9.2016, ha deliberato di demandare al Consiglio ogni valutazione in ordine alla possibilità di attivare un percorso di ricostituzione del capitale sociale di Sogas spa. Conseguentemente, l'assemblea dei soci del 19.9.2016 ha preso atto della mancata sottoscrizione dell'intero aumento di capitale, onde, subito dopo, con determina del 20.9.2016, il CdA di Sogas ha espressamente dichiarato l'intervenuta causa di scioglimento della società e ha pertanto deliberato la messa in liquidazione della società, convocando per il 28-29 settembre l'assemblea dei soci per i successivi incombenti. All'assemblea del 29.9.2016, è stata ratificata la messa in liquidazione, e nominato il liquidatore nella persona del dott. Bernardo Femia, con conferimento allo stesso dei poteri sia per gli atti di ordinaria che di straordinaria amministrazione, ed espressa indicazione di continuare a garantire l'operatività dello scalo sino alla definizione del bando ENAC. A quest'ultimo riguardo, i soci Regione Calabria e Provincia di Reggio Calabria, si sono assunti l'impegno (in proporzione alla quota partecipazione stesse sociale da ciascuno di essi detenuta) di copertura delle spese occorrenti per la gestione dell'attività. In particolare, la Regione ha dichiarato la disponibilità – previa adozione di provvedimento legislativo – ad accollarsi tali spese anche per la quota rapportata alla partecipazione dei soci Provincia di Messina e CCIAA di Reggio Calabria.

LE MOTIVAZIONI

Riunioni, promesse, note e rimpalli di responsabilità. Una storia che sembrava infinita, quella della Sogas. Dal Tribunale Fallimentare, invece, il punto necessario per poter immaginare un futuro diverso. Diverso dal recente passato: nel triennio di riferimento (anni 2013-2014-2015), risulta, abbondantemente, superato il requisito dell'ammontare dei debiti. "E' sufficiente rilevare – scritto nella sentenza del Tribunale - che dall'esame del bilancio anno 2015, si ricava un ammontare complessivo di debiti pari a € 18.785.040,00; dato contabile che, pur aggiornato alla relazione al bilancio 2015 e alle osservazioni del Collegio Sindacale alla situazione al 30 Aprile 2016, è di gran lunga superiore alla predetta soglia di € 500.000,00; "... l'esercizio chiuso al 31/12/2015, sulla base di quanto deliberato dal CDA del 11 luglio 2016, presenta una perdita di esercizio di € 8.355.566,00, sulla base dei rilievi formulati nel tempo dal Collegio Sindacale e in virtù delle risultanze e delle valutazioni degli audit economico-finanziario e legale attivati dall'Organo Amministrativo che hanno comportato rilevanti svalutazioni, accantonamenti e rettifiche e determinato, di conseguenza, l'entità della perdita d'esercizio ...". Alla medesima conclusione, si giunge dall'esame dell'ammontare dei debiti risultanti dai Bilanci anni 2013 e 2014".

Allo stato, non è stato predisposto dalla Società, (come era suo onere), alcun Bilancio di liquidazione. Per questo, al Tribunale presieduto da Giuseppe Campagna non resta che dichiarare il fallimento della società: "Ad avviso di questo Giudice, lo stato di insolvenza -peraltro circostanza non contestata- si desume, egualmente, da tutta la documentazione in atti, attestante uno stato di crisi irreversibile in considerazione delle rilevanti perdite, (che nell'assemblea del 29.7.2016 vengono quantificate al 30.4.2016 in € 9.177.246,07), e dell'assenza di qualsivoglia prospettiva di ripianamento delle stesse, anche in considerazione della mancata volontà dei soci di ricostituire il capitale sociale.