“Chiede e ottiene”: il rapporto tra Paolo Romeo e le Istituzioni

romeopaolo10mag 500di Angela Panzera - "Il Romeo è espressione vivente ed immanente, peraltro unanimemente riconosciuta dai suoi interlocutori, del sistema di potere criminale che governa, di fatto, le dinamiche cittadine. Tanto da non aver alcun bisogno di ostentarlo, ribadirlo o rimarcarlo. Ne discende che il "naturale" assoggettamento degli interlocutori che , di volta in volta, si interfacciano con l'indagato costituisce esso stesso espressione consequenziale (patologica, ma ineludibile) dell'oggettiva ed attuale straordinaria capacità relazionale del Romeo, tradotta e tangibile nella concreta interferenza esercitata nelle dinamiche politico-amministrative locali e nell'asfittico controllo di talune vicende economiche di massimo rilievo in ambito locale". Sono parole pesantissime quelle scritte nelle quasi duecento pagine delle motivazioni con cui il Tribunale del Riesame reggino, Filippo Leonardo presidente con a latere Valentina Fabiani e Maria Cecilia Vitolla estensore, nel giugno scorso ha confermato in grandissima parte l'impianto accusatorio della Dda reggina, e di conseguenza anche l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, che Romeo ha rimediato nell'ambito dell'inchiesta "Fata Morgana". L'inchiesta è stata condotta dal pm antimafia Stefano Musolino e ha ricostruito le presunte dinamiche criminali che sarebbero state partorite e gestite proprio da Romeo per alcune vicende relative al centro commerciale "La Perla dello Stretto" ubicato a Villa San Giovanni. Ma non solo. Per l'Antimafia guidata da Federico Cafiero De Raho l'indagine, condotta dalla Guardia di finanza, avrebbe fatto emergere una rete di relazioni strutturata ed in grado di gestire un enorme potere di indirizzo sulle sorti delle principali attività economiche di Reggio Calabria con un connubio tra 'ndrangheta e massoneria. Gli indagati, arrestati nel maggio scorso sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, riciclaggio e violazione della legge Anselmi sulle società segrete. Nell'inchiesta della Procura distrettuale figurano altre trenta persone, le cui posizioni sono attualmente al vaglio degli inquirenti.

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Dalle indagini sarebbe emersa la figura preminente dell'avvocato Paolo Romeo, ritenuto uno dei 'referenti' della cosca di 'ndrangheta capeggiata dal boss Giuseppe De Stefano. Oltre ad una fitta rete di relazioni con esponenti politici ed alti funzionari della pubblica amministrazione reggina, Romeo avrebbe costituito un consorzio di imprenditori per la riapertura della 'Perla dello Stretto', un megastore ubicato a Villa San Giovanni. Prima però di affrontare il capo di imputazione relativo a questa specifica vicenda il Collegio tratteggia la figura di Paolo Romeo che di fatto dagli anni Settanta, secondo l'impostazione accusatoria, comanderebbe sulle sorti della città.

Romeo " un personaggio che –nonostante il trascorrere del tempo, il mutare gli scenari politici e amministrativi, i fisiologici cambiamenti nei settori dell'economia ed imprenditoria locale- continua a mantenere un ruolo centrale, in un equilibrio baricentrico perfetto e dinamicamente autoreferenziale, nel governo "reale" delle dinamiche cittadini. L'unica lungimirante revisione operata dal Romeo- scrive il Riesame- riguarda l'aspetto della sua visibilità , accuratamente sublimata e dissimulata attraverso predisposto rappresentanze di associazioni ( vuoti simulacri funzionali a legittimarne la presenza nella scena pubblica) ovvero con incarichi di consulenza. Un necessario restyling, questo, volto a eludere gli inconvenienti di un'ostentata presenza sulla scena pubblica, divenuta "imbarazzante" a seguito della condanna definitiva riportata per concorso esterno in associazione mafiosa, che tuttavia non scalfisce la posizione di sovranità del Romeo. Tale concentrazione di potere nelle mani di un'unica persona è infatti resa possibile ed è gestita attraverso una qualificata rete di relazioni personali che- fondate sulla struttura organizzativa del Circolo Posidonia Asd ( mero simulacro formale, funzionale ad occultare il gruppo di persone e di potere che guidate dal Romeo, esercitano un'incisiva influenza sulle determinazioni delle Pubbliche amministrazioni, di altri poteri dello Stato e sulle locali dinamiche imprenditoriali) e su altre associazioni non riconosciute e gruppi di occasionale coesione politica- costituisce il patrimonio relazionale del Romeo, grazie al quale egli interferisce nelle dinamiche cittadine e provinciali, mettendo a frutto una raffinata "persuasione ricattatoria".

Il potere di Romeo sarebbe rimasto immutato quindi.

"La presente indagine- è riportato sempre nelle motivazioni- offre una rappresentazione plastica di quanto fin qui affermato: raramente nelle parole de affermazioni del Romeo si riconoscono modalità esplicitamente intimidatorie. La storia personale e giudiziaria dell'indagato, "il prestigioso" patrimonio di relazioni con esponenti di massimo rilievo della 'ndrangheta da un lato; la sua innata attitudine alla "persuasione", utilizzata per influenzare in modo determinante le scelte dell'elettorato- spostando a vantaggio dell'uno o dell'altro candidato pacchetti di voti, capaci di decidere l'esito delle competizioni per i consessi elettivi locali- la straordinaria capacità di influenza di ampi settori della pubblica amministrazione dall'altro, rendono infatti inutile ed ultroneo qualsivoglia atteggiamento palesemente intimidatorio".

La sua base operativa sarebbe stato il circolo "Posidonia" ubicato a Gallico, ossia il suo "regno. Da questa semplice associazione sarebbero "nate" tutte le presunte strategie criminali generate da Romeo e compari.

"Nella permanenza dello scacchiere cittadino- continuano i giudici- il capillare sistema di solidarietà su cui si regge la struttura amministrativo organizzativa della Festa del Mare, sia funzionale esclusivamente agli interessi personali di Paolo Romeo e che gli altri soggetti , fermamente coinvolti nell'organizzazione della manifestazione, svolgano il ruolo di insignificanti ( sul piano funzionale appunto) comparse. Vero ed unico regista e collante dell'intero gruppo è il Romeo la cui capacità di cogliere e soddisfare le esigenze dei suoi componenti si erge a solidaristico elemento di coesione delle diverse componenti soggettive (...)

Attraverso tale modus agendi , talmente connaturato nella condotta del Romeo da divenire un vero e proprio habitus, quasi una connotazione ontologica- l'indagato riesce ad interferire ( con quella pressione occulta tipica delle associazioni segrete) sugli orientamenti di intere masse elettorali, addirittura riuscendo a determinare gli esiti di consessi elettivi, specie di quelli locali, sfruttando risalenti ( e mai recise) relazioni di 'ndrangheta.

'Ndrine, politica e massoneria. Su queste tre direttrici si muove la presunta strategia criminale di Romeo.

"Il compendio indiziario versato nell'ambito del presente procedimento tratteggia un profilo del Romeo particolarmente inquietante ed allarmante, di un soggetto dotato di una personalità non comune, straordinariamente determinata, carismatica e risoluta, quasi "mitologica", in grado di promuovere, coadiuvare e dirigere diverse iniziative, talvolta inserite nell'ambito delle attività esercitate da circoli, organizzazioni e associazioni del territorio, di cui egli , abilmente dietro le quinte e mai comparente negli atti ufficiali, si è dimostrato invece effettivo gestore e reale protagonista. Le risultanze investigative hanno individuo nel circolo pescatori Posidonia, sul lungomare di Gallico, la base logistica del Romeo. Costui ancorché non rivesta alcuna carica ufficiale nella compagine associativa è di fatto dominus della gestione e delle scelte riconducibile all'associazione la cui sede utilizza quale luogo elettivo di incontri e di dibattiti su numerose iniziative politiche, imprenditoriali, economiche, relazionali che lo vedono personalmente coinvolto. Sai tratta di iniziative spesso volte ad ottenere finanziamenti pubblici (dietro il paravento delle manifestazioni di interesse culturale di volta in volta organizzate) per le quali il Romeo mette a frutto le sue migliori qualità manageriali ed organizzative, cogliendo sagacemente le varie opportunità offerte dal sistema economico- finanziario e sfruttando il suo qualificato bagaglio relazionale(...) Non compare mai " ma è il protagonista pubblico- vale a dire pubblicamente ed indiscutibilmente riconosciuto dalla pluralità di soggetti con cui interagisce- delle citate associazioni e qualificato interlocutore dei principali protagonisti della vita cittadina. E non valgono condanne passate in giudicato o coinvolgimenti in inchieste giudiziarie che lo collocano in ambienti di chiara matrice 'ndranghetista : senza riserve di sorta, la collettività ne percepisce ( e gli riconosce) potere sostanziale ed immutato "prestigio". Basta alla comunità civile, auto ingannarsi attraverso il feticcio di questa o quell'altra associazione che consente, in fondo, all'uno di conservare e consolidarne il baricentrismo e all'altra di sfruttare il simulacro di legalità offertole".

Romeo chiede e le Istituzioni starebbero sull'attenti. Non importa che lui sia stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, nelle stanze che contano è il benvenuto.

Ampia parte dell'inchiesta è infatti dedicata ai rapporti politici che Romeo intratteneva a destra e manca. Dalla Provincia al Comune passando per la Regione. "Egli chiede ed ottiene- chiosa il Riesame- tesse le fila", unisce e coordina ed "ordina lievemente", strumentalizza al solo fine di interferire e penetrare le principali dinamiche cittadine". In buona sostanza non si muove nulla in città che Paolo Romeo non voglia. Anche nella grande distribuzione Romeo avrebbe diramato i suoi tentacoli. Sulla vicenda del noto supermercato Quiper infatti "ad avviso del Collegio si evidenzia come la turbativa d'asta aggravata dall'agevolazione mafiosa si sia rivelato lo strumento sinallagmatico per la redistribuzione dei punti vendita della grande distribuzione alimentare cittadina". Secondo il Riesame in buona sostanza Paolo Romeo avrebbe deciso anche la spartizione dei punti vendita sarebbe stata effettuata secondo una spartizione 'ndranghetistica "in maniera da garantire i superiori equilibri cui era deputato".

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