Il senatore Antonio Caridi: un uomo di 'ndrangheta

caridiantonio senato 500di Claudio Cordova - E' considerato il referente politico di varie articolazioni territoriali di 'ndrangheta, tra cui la cosca Raso-Gullace-Albanese. Antonio Caridi, oggi senatore della Repubblica - all'epoca dello svolgimento delle indagini Assessore comunale per le Politiche Ambientali del Comune di Reggio - nel 2010 è stato eletto (primo fra i candidati risultati eletti, ottenendo nella Provincia reggina circa 11.500 voti) al Consiglio Regionale della Calabria. Era sin da subito emerso che nel corso della campagna elettorale, Carii non avesse affatto disdegnato l'appoggio e l'alacre attivismo di esponenti di primissimo ordine nella 'ndrangheta calabrese, con i quali anzi non aveva talvolta lesinato di ostentare l'esistenza di rapporti che trascendevano la semplice conoscenza o la generica propaganda elettorale. Non a caso, l'espressione "l'amico mio", usata dagli interlocutori intranei all'associazione, nel corso delle numerose conversazioni telefoniche intercettate per indicare Caridi, è tutt'altro che isolata e sporadica o soggettivamente correlata a taluni soltanto dei soggetti indiscutibilmente gravitanti in ambienti di criminalità organizzata. Al di là delle pittoresche definizioni affettive, la presente indagine ha senza dubbio disvelato l'esistenza di rapporti di stabile cointeressenza, (efficacemente tradotta, nel gergo degli affiliati, in termini di "amicizia") tra Caridi ed esponenti della 'ndrangheta - in particolare, per ciò che qui è emerso, della cosca Raso-Gullace-Albanese - rispetto ai quali si era mostrato disponibile ad elargire qualsiasi tipo di "favore" (a costo di coinvolgere altri politici), nella ben riposta convinzione di ottenere un ritorno di consensi, sul piano elettorale, che ne avrebbe determinato l'ascesa politica a più alte cariche pubbliche. Le risultanze intercettati ve restituiscono, plasticamente, l'immagine di autorevoli 'ridranghetisti che, a fronte del successo elettorale raccolto da Caridi nelle consultazioni del mazo 2010, non avevano esitato a gioire, nella certezza di avere "piazzato" all'interno delle Istituzioni - addirittura con compiti strategici, dal momento che Caridi aveva poi ottenuto la carica di Assessore alle Attività Produttive, con evidente e connaturata posizione di agevole interlocuzione con il settore bancario - un "loro" referente, disponibile a favorirli ed assecondarli nelle richieste di volta in volta avanzate.

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Caridi era stato interpellato, e ne era stato sollecitato l'intervento, allorquando la famiglia Politi di Roma aveva subito il "blocco" di lavori edili in relazione ad un immobile ubicato in zona vincolata; quando era stato necessario provvedere all'aggiudicazione di alcuni (non meglio specificati) lavori pubblici nella capitale in favore di aziende mafiose; finanche in questioni minori, quando era stato richiesto un suo intervento per consentire ad un soggetto di ottenere l'abilitazione all'esercizio di attività di mediazione immobiliare; per risolvere questioni di ordine "burocratico" presso l'Agenzia delle Entrate di Palmi e presso la Commissione Tributaria di Reggio Calabria; per truccare concorsi; per inserire la nipote del boss RASO Girolamo all'università La Sapienza di Roma alla facoltà di Odontoiatria, il cui accesso era a numero chiuso. Caridi, dunque era il punto di riferimento delle cosche, in particolare della "frangia" riconducibile al defunto boss Girolamo, detto "Mommo" ed ai soggetti a lui più vicini, Giovinazzo e i fratelli Politi, sicché era a disposizione di tutti gli affiliati che avessero bisogno di lui per questioni burocratiche, amministrative ed affaristiche nelle quali poteva fattivamente intervenire in ragione della sua posizione politica e personale; è stato eletto alla Regione Calabria grazie all'appoggio elettorale della cosca Raso-Gullace-Albanese che lo aveva concretamente sostenuto in quella tornata elettorale; aveva rapporti e frequentazioni con esponenti della cosca, avendo anche partecipato ad importanti e ristretti consessi di "ndrangheta nel corso dei quali si sarebbero dovute affrontare ternatiche di interesse operativo per il clan; dalla sua posizione, ha assicurato vantaggi alla cosca.

In presenza di interessi economici rilevanti o anche solo per consentire ai mafiosi di fare favori a terzi (acquisendone sempre più la gratitudine e il rispetto) o per questioni meramente personali, il telefono cellulare dell'amico Caridi" squillava e la risposta, era "sono ai vostri ordini". Ecco perché, in vista delle elezioni amministrative regionali svoltesi in Calabria nel marzo 2010, Giovinazzo aveva svolto campagna elettorale incessante e capillare, organizzando riunioni, talvolta anche cene, sia presso l' Ullveto PRINCIPESSA PARK HOTEL di Cittanova che presso lo showroom della ditta I Falegnami di Galuccio Antonio s.a.s (ditte entrambe di fatto gestite dallo stesso ed allo stesso riconducibili); aveva programmato e realizzato veri e propri incontri di "ndrangheta conducendo il candidato in "casa" dei mafiosi. Il lO dicembre 2009, Caridi e il fido Cannizzaro hanno partecipato ad una cena svoltasi a Limbadi, feudo della cosca Mancuso, presso il capannone di Pantaleone Contartese, tra le persone coinvolte. Il 4 marzo 2010, lo stesso, accompagnato da Giovinazzo, si fosse recato alla masseria dei (pregiudicati) fratelli Rosario e Carmelo Costa, in contrada San Fili a Melicucco, dove si era trattenuto con Girolamo (,'Mommo"), Jimmy Giovinazzo e Francesco Gullace (,'Ciccio").

Risulta altresì che Giovinazzo avesse "obbligato" i suoi dipendenti a votare compatti il candidato Caridi per il Consiglio Regionale, minacciando addirittura il Iicenziamento (e, successivamente l'interruzione del rapporto lavorati vo, quando dopo l'avvenuta elezione del candidato sponsorizzato, ad un primo conteggio superficiale dei voti nelle sezioni cittanovesi, erano "mancati" alla conta alcuni voti di sostegno al suo candidato). Del resto, l'elezione di Caridi alla Regione era, per la cosca Raso-Gullace­ Albanese una succulenta occasione per concludere affari, sicché era necessario un appoggio totale, senza margini di defezione, così da dimostrarne l'importanza ed indefettibilità per il politico. E Caridi era ben consapevole di ciò, dal momento che non solo non aveva disdegnato le richieste di ausilio della 'ndrangheta, ma, prono ad essa, si era reso disponibile ad esaudirne le istanze. In tal modo si era assicurato il buon esito delle elezioni, la sua presenza nel Consiglio Regionale e con il fiume di voti raccolti, la designazione per ricoprire un importante incarico in Regione. Specularmente, la 'ndrangheta si era assicurato un riferimento stabile ed autorevole nel mondo politico che conta, capace di interagire ed infiltrarsi nell'ambito dell'apparato amministrativo.

Un politico totalmente asservito al volere della 'ndrangheta

Caridi entra nell'indagine l'11 settembre 2009, allorquando si registrava il primo contatto con Giovinazzo, che chiedeva di sapere se fosse riuscito ad organizzare un incontro a Reggio Calabria con una terza persona (si comprendeva essere un politico), in quel momento impegnato a Gubbio, per il congresso nazionale del partito PDL. Il programmato appuntamento per quel giorno non si concretizzava perché la terza persona ("lui", poi identificato nell'onorevole Giuseppe Galati, il politico nazionale, che avrebbe dovuto aiutare la famiglia Politi ad ottenere a Roma lo sblocco di lavori su immobile sottoposto a vincoli di in edificabilità), non era riuscito a liberarsi da precedenti impegni ed a raggiungerli a Reggio Calabria.

Non si tratta dunque, di una "messa a disposizione" settorialmente orientata volta, cioè, nel confronti di singoli associati ed a servizio dei loro interessi particolari, ma piuttosto di promesse, prestazioni e contributi ad attività direttamente (o indirettamente) funzionali alla vita dell'associazione, che non si sono risolti in apporti deliminati nel tempo ed occasionalmente connotati sul piano soggettivo. Scrive il Gip Bennato, dopo aver richiamato le risultanze dell'inchiesta "Mammasantissima", che vede una richiesta d'arresto nei confronti del senatore: "Dunque, l'indagato sa di poter attingere dall'intera organizzazione (e da ciascuna delle diverse articolazioni che la stessa compongono, ivi compresa quella dei Raso-Gullace-Albanese) il consenso elettorale necessario all'attuazione di quell'asmatico rapporto, sul quale non solo l'organizzazione in sé, ma lo stesso sistema che ne è la rappresentazione più perversa e dannosa, si giova e trae linfa vitale. La recente acquisizione documentale legittima a ritenere che che sebbene l'intraneità del Caridi sia originariamente connotata da un DNA "destefaniano", il suo ruolo si sia dipanato, nel tempo, all'interno dell'intera organizzazione unitaria di 'ndrangheta con caratteristiche trasversali e versatili, connesse dal suo ruolo politico, comunque tutte funzionali allo scopo dell'associazione. In definitiva può affermarsi che quella del Caridi sia un'eredità criminale complessa e sedimentatasi a "strati", entro un lungo argo temporale (coincidente con la sua ascesa politica), il cui lascito si è perpetrato nella medesima realtà associativa, estrinsecandosi nella capacità di interlocuzione ed interazione "indifferenziata" sul piano, per così dire,

oleografico. Tale capacità, quintessenza dell'essere "politico di 'ndrangheta", si traduce nel contempo in un valore aggiunto cui ricorrere per perseguire ed effettuare gli scopi stessi del sodalizio. Dunque, l'immagine plasticamente ed efficacemente restituita dalle risultanze investigative, è quella di un politico che, forte della capacità progressivamente accumulata nel serbatoio criminale di origine, la trasfonde, con metodi ancor più raffinati, nelle varie articolazioni, ove si avvale del richiamo alla consolidata "fama criminale" e di "intraneità", acquisita nel tempo".

Caridi è organico alla 'ndrangheta, traendo dalla raccolta di voti delle cosche la propria affermazionc politica e, tuttavia, mutuando i l proprio "potere contrattuale" c la capaci là di interloquire direttamente con le singole articolazioni, proprio dalla posizione di politico al servizio dell'intera organizzazione unitaria. II 4 marzo 2010, Jimmy Giovinazzo si era fatto anche promotore di una riunione di 'ndrangheta con il politico Caridi, tenutasi presso la Masseria dei fratelli Rosario e Carmelo Costa, a Melicucco. I Costa, mafiosi di Rosarno, godono dell'alleanza con i Rsso-Gullace-Albanese. Il procacciamento di VOli da parte dci sodalizio criminale cittanovese si era realizzato attraverso metodologie mafiose. dal momento che, come emerso, sia Raso che Giovinazzo avevano di fatto impedito alla collettività, capillarmente monitorata, qualsivoglia libera espressione del diritto di voto. finanche giungendo a minacciare - qualora avessero orientato le proprie preferenze su candidati diversi da Caridi - il licenziamento dei lavoratori dipendenti presso la struttura alberghiera Uliveto Principessa Park Hotel. Durante quegli incontri era stato siglato il patto di "appoggio" alla candidatura del Caridi,

Il 25 marzo 2010, a pochi giorni dal voto, uno dei dipendenti di Giovinazzo, Francesco Deleo, pesantemente redarguito negli scorsi antecedenti perché, da esponente della Fiamma Tricolore, non avrebbe sostenuto Caridi, aveva contattato Girolamo Raso tentando più volte di giustificare con il boss la lealtà del proprio comportamento, coerente con gli impegni assunti dopo i loro incontri c giustificando la propria condotta antecedente con l'incarico rivestito all'interno del suo partito. Il capo della cosca Raso-Gullace-Albanese si era personalmente interessato alla propaganda elettorale nei confronti di Caridi. Ma non era l'unico ad attuare l'intimidazione funzionale a veicolare voti su Caridi, dal momento che la condotta di Giovinazzo era risultata ancor più determinata e incisiva. Costui era finanche giunto ad organizzare riunioni con i dipendenti delle varie società gestite (anche se formalmente intestate ai fratelli o a terzi). minacciando di rescindere il l'apporlo di lavoro nella denegata ipotesi in cui costoro non avessero orientato il loro voto sull'amico, l'allora assessoreal Comune di Reggio Calabria.

Il 23 marzo 2010, Giovinazzo. in quel momento in compagnia di aveva convocato. con urgenza. una riunione con tutti gli impiegati, indicando nelle elezioni, l'oggetto dell'ordine del giorno. Particolarmente sintomatico era il tono, inequivocabilmente intimidatorio. della convocazione che acquista certamente valore esponenziale se correlato alla contestuale presenza di Caridi: "Voglio parlare con tutti i dipendenti uno per uno per le elezioni pure quelli che vengono di mattina di pomeriggio dopo le tre (15.00 - ndr) si facciano vedere tutti .... dice Giovinazzo, alla presenza di Caridi, intimando a un suo sottoposto di di trattenere il personale del cambio turno successivo. obbligandolo a partecipare a quella riunione, ribadendo più volte la minaccia di licenziamenti dei dipendenti dissidenti rispetto alla consegna di voto del candidato CARIDI (" ... perché devo vedere per queste elezioni ... mi devono dare il voto ... altrimenti li mando GI casa ... che sono della provincia di Reggio.

Riunione che effettivamente si terrà e che consente per cosi dire, di "chiudere il cerchio" sull'ipotesi formulata, è costituito dal fatto che, all'esito delle consultazioni elettorali, dalle quali Caridi era risultato "primo degli eletti", con circa 11.500 preferenze, Giovinazzo aveva proceduto ad effettuare il "conteggio" dei voli raccolti nelle sezioni cittanovesi e, persuaso del "tradimento" di qualcuno dei dipendenti, aveva intrapreso una vera e propria caccia al "traditore". nei confronti del quale poter adottare le drastiche misure prospettate, ossia la perdita del posto di lavoro.

Una vera indagine, quella di Giovinazzo, che, a spoglio concluso, invia anche un sms a Caridi: "Buongiorno Onorevole, congratulazioni. Con affetto Jimmi. Da oggi sarà difficile che qualcuno ponga la domanda 'pensi ce la farà sto Caridi?' La risposta è chiara! A presto un abbraccio". Nei giorni successivi lo stesso congratulato con Caridi per la conferma elettorale. In quella conversazione, Jirnrny aveva riferito al politico di aver messo a sua disposizione delle camere di albergo della struttura "Uliveto Principessa", avendo l'accortezza di omettere, nella prenotazione, il nome dell'ospite Il 16 aprile 2010, ricevuta notizia dal fido scudiero di Caridi, Ciccio Cannizzaro. La notizia che in seno alla Regione si discuteva di un posto di "assessore" per Caridi, Giovinazzo aveva inviato un sms. "'Ciao non ti volevo salutare, penso tu sia impegnalo, stiamo parlando di le. Confido in un rispettoso incarico legato alla persona ed al risultato! Siamo con le. Un abbraccio Jimmy". La stessa sera, Cannizzaro aveva informato Giovinazzo della nomina di Caridi ad Assessore delle Attività Produttive della Regione

Festa grande negli ambienti di 'ndrangheta.