Città Metropolitana: quell'emendamento del senatore Caridi ispirato da Paolo Romeo...

caridiantonio senato 500di Claudio Cordova - Leggendo gli atti del procedimento noto come "Caso Reggio", si coglie che quel sistema relazionale che era stato costruito sin dal 2002 permane inalterato e i protagonisti di quelle condotte che avevano determinato le sorti politiche di questa città continuano ad operare. Quella melassa di relazioni che si era constatata continua ad invischiare indisturbata.

Restano le interazioni di Romeo con esponenti della politica regionale, talora già protagonisti di vicende di tutto rilievo nel 2002, o quella con gli stessi apparati dell'amministrazione regionale con cui si era già colta interazione in passato. Si pensi, ancora, alle interazioni con esponenti della politica nazionale, quali il Senatore Gianni Bilardi e il senatore Domenico Scilipoti, tirati in ballo quando occorre far sì che si accelerino le procedure per l'attuazione delle Città Metropolitane. Non un evento occasionale o irrilevante, ma la fine della Provincia di Reggio Calabria, l'istituzionalizzazione della sua natura di Città Metropolitana, il potenziale affluire di nuovi fondi, ergo di nuovi potenziali centri d'interesse della 'ndrangheta.

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E, in tutto questo, ovviamente, continua l'interazione con Totò Caridi.

Il Senatore aveva sostenuto la presentazione di alcuni emendamenti alla Legge n. 56 del 7 aprile 2014 – c.d. Legge Delrio– che prevedeva la costituzione delle Città Metropolitane, soppressione delle Province e unioni/fusioni dei Comuni. Tema di tutto interesse per Romeo, posta la preventivata ulteriore pioggia di denari pubblici che può cadere su questa città.

Il 16 gennaio 2014, giorno fissato per l'audizione informale in Senato, Domenico Pietropaolo informava Romeo che «il Senatore Caridi... è incazzato dei comunicati» e Romeo, già a conoscenza del risentimento («me lo hanno detto»), ribatteva che il Senatore «non ha il coraggio di dirmelo», dato che «lui non ci ha dato conto della presentazione degli emendamenti per tempo». In ragione di ciò Romeo, aveva volontariamente evitato di «dar conto della... presenza» del politico reggino nei comunicati stampa relativi all'audizione.

Si comprende, allora, non solo che Caridi era in contatto con Romeo ma, soprattutto, che a questi doveva dare conto in ordine alla presentazione degli emendamenti al disegno di Legge Delrio.

E, avendo sbagliato, riceveva l'ammonizione silente del Romeo...

Alcuni giorni dopo, il 23 gennaio 2014, Pietropaolo avvertiva Romeo «che il nostro documento è agli atti del Senato», informandolo che «poi non sono d'accordo sugli emendamenti... che hai fatto tu», riferendosi in particolare sia al «primo, sia il secondo»: ciò che fa comprendere come sia il documento agli atti del Senato sia il primo ed il secondo emendamento fossero opera di Romeo stesso.

Dopo il confronto sulle modifiche da apportare agli emendamenti, Pietropaolo rappresentava che la proposta di emendamento, una volta rivista, «non deve essere presentata da Romeo o da Pietropaolo, deve essere presentata da presone credibili», trovando concorde Romeo che, per far giungere, l'elaborato ai rappresentanti politici calabresi, tra i quali proprio Caridi, aveva ben chiara la strategia da adottare: «noi gliela diamo sottomano». Un classico modo di agire di Romeoperfettamente in linea col personaggio e con la contestazione che gli viene mossa.

Ulteriore conferma circa il coinvolgimento del Caridi nella vicenda è ricavabile dalle perplessità espresse da Pietropaolo sulle capacità di «Bilardi e Caridi», che «non sono all'altezza», e che «il portatore, di questo emendamento, dev'essere uno che possa trovare accesso nella considerazione e nella legislazione degli altri».

Il tema torna anche a fine anno, quando Romeo discute con una giornalista e par di capire che Caridi si fosse mosso nel senso auspicato, con iniziativa, tuttavia, ritenuta populistica, in quanto, per contro, l'orientamento invalso, era che si dovessero garantire i posti (quelli di consiglieri etc.) presso la Provincia sino alla fine e, quindi, tardarne lo scioglimento.

Il 14 dicembre 2014, parlando con la nuora Silia Gardini, nell'illustrare i contenuti di «un articolo» preparato per il «senatore Caridi», che aveva presentato nuovamente «un emendamento alla Legge di Stabilità ora all'esame dell'aula di Palazzo Madama, allo scopo di ottenere la modifica della legge Delrio, al fine di anticipare la fase costitutiva della città metropolitana di Reggio Calabria», Romeo poneva dubbi sulla valenza dell'iniziativa di Caridi «con una procedura che sai perfettamente... che non ti passerà questo emendamento, quindi che cosa fai, demagogia!». Sulla scorta di queste considerazioni, Romeo riteneva che l'unica alternativa possibile per consentire l'istituzione della Città Metropolitana di Reggio Calabria, anticipatamente rispetto ai termini della Legge Delrio, era di affrontare la questione «sul piano politico». Se Caridi avesse avuto realmente intenzione di superare la problematica, avrebbe dovuto interessare i propri «consiglieri provinciali e falli dimettere... E manda a casa Raffa e si scioglie il consiglio», consentendo così la nascita dell'organo metropolitano.