Bustarelle e raccomandazioni: così ‘ndrangheta e politica hanno stritolato Fata Morgana

Pentito500di Claudio Cordova - Emerge un contesto inquietante dal racconto dell'ex responsabile operativo della Fata Morgana, Salvatore Aiello, oggi collaboratore di giustizia. Le sue dichiarazioni, contenute nell'inchiesta "Mamma Santissima". Un contesto fatto di raccomandazioni, bustarelle e del controllo totale della 'ndrangheta – e in particolare della cosca De Stefano sull'azienda. Aiello, nelle sue propalazioni sugli interessi della politica verso la FATA MORGANA e le relative assunzioni, precisava che «c'erano 18 Sindaci e mediamente 12 Consiglieri comunali per ogni Comune. Quindi 12 per 18, insomma c'erano centinaia di persone che facevano ... che avevano interessi. E la parte, il 76% del 51% era del Comune di Reggio Calabria, che era il Comune più grosso»

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Ebbene, il primo suo, quasi indefettibile, approccio era stato con Totò Caridi («All'inizio ebbi subito i contatti politici con l'onorevole, Senatore Caridi»), che, essendo assessore all'ambiente del Comune di Reggio Calabria, ... "i miei rapporti con il Comune passavano quasi esclusivamente da Lui...", ciò sin dal 2005, ad appalto appena intrapreso.

I termini della relazione erano chiari, con richieste di somme di denaro inoltrate, nell'interesse dell'ora senatore, in un primo momento, tramite un suo collaboratore, che, poi, volle pure fosse assunto («Il CARIDI ... aveva un nutrito staff e Lui di volta in volta per i rapporti con ... per i rapporti con Me, che io parlo di me, aveva delle persone. Per esempio nella prima fase, nel primo periodo ... e queste persone sistematicamente mi chiedevano soldi per CARIDI. Nel primo momento c'era un certo Emanuele DEL ZAINO, che era ... che poi CARIDI mi ha fatto assumere in azienda e poi l'abbiamo licenziato perché non era molto corretto nel lavoro ... venne un altro che è un ingegnere che lavora all'AFOR, un ingegnere alto, non ricordo il nome. Però tutti agivano per conto di CARIDI...).

Costoro, dunque, chiedevano soldi e avanzavano richieste di assunzione:«Mi chiedeva soldi» -«mi davano dei nominativi da assumere, quando CARIDI era impegnato no, li dava direttamente ... in FATA MORGANA, perché io parlo per FATA MORGANA ... non è come le altre realtà che parlavo prima con il dottore DE BERNARDO, dove le assunzioni c'erano già. In FATA MORGANA la maggior parte, anzi quasi tutte le avevo fatte io».

In una occasione, in particolare, AIELLO aveva dovuto corrispondere«...personalmente a CARIDI una cosa ... come dire l'unica volta che diedi personalmente dei soldi in mano a CARIDI ... non ricordo più se erano 7000 (settemila) o 6000 (seimila), 5000 (cinquemila) euro ...», consegnati al politico quando l'ufficio della FATA MORGANA «... era quello in via Filippini ... E mi dice "dammi la mano" ed in quel frangente glieli portai direttamente io».

L'episodio era accaduto in «... un periodo pre-elettorale. Infatti erano periodi in cui c'era fermento ... Erano ... un periodo pre-elettorale ... perché CARIDI ... facevano sempre politica, una volta per la provincia ... una volta per le altre».

Al di là di questa personale dazione di denaro, nelle altre circostanze essa era avvenuta servendosi dei collaboratori del Caridi, che asseriva che «la politica costava». I collaboratori che avevano ricevuto il denaro erano «Uno ... DEL ZAINO, l'altro è un ingegnere dell'AFOR, alto alto ... Si, e con questo dell'AFOR ci vedevamo a Santa Caterina vicino la Questura ... Che ha preso il posto di DEL ZAINO. E dopo di questo ingegnere c'è stato un altro che è un politico, però tutti chiedevano la stessa cosa». Le richieste di denaro, come quelle di assunzioni di persone, non avevano una cadenza particolare, presentandosi piuttosto come «continue»e, ad evidente dimostrazione di come dovessero servire per conseguire un tornaconto in occasione delle competizioni elettorali, erano avanzate «...soprattutto quando c'erano, come dire, vento di elezioni, di cose ... diventavano pressanti e qui che nascevano anche i problemi con i DE STEFANO».

L'altro momento critico della vita della FATA MORGANA S. p. A., infatti, era rappresentato dalla circostanza che a pretendere fossero i De Stefano, che avevano, di fatto, il controllo sulla società, sottoposta ad una sorta di continua estorsione che, per come descritta dal collaboratore Aiello, aveva le connotazioni proprie dell'imposizione estorsiva descritta nella sentenza "Meta", laddove, cioè, i De Stefano erano gli unici a poter avanzare richieste, tanto potendo fare per l'intera Provincia, siccome da subito era stato chiarito al collaboratore da Paolo Rosario De Stefano.

Di rilievo, poi, sono i rapporti che il collaboratore descrive fra l'allora assessore Antonio Caridi, Orsola Fallara, allora già Dirigente dell'Unita Operativa Finanza e Tributi del Comune di Reggio Calabriae la società FATA MORGANA. Il collaboratore, aveva spiegato che Caridi «... dato anche i suoi rapporti con la dottoressa Fallara, aveva anche la possibilità di incidere sulla tempistica dei pagamenti del Comune all'azienda ... in cambio di questi che lui definiva favori, pretendeva ad ogni pagamento somme di denaro che io stesso in più occasioni gli ho personalmente consegnato ... io personalmente gli ho consegnati una volta fisicamente e qualche ... qualche altra volta tramite ...» i suoi collaboratori per cui «... per gli stessi motivi pretendeva di far assumere in azienda persone da Lui indicate e di far concludere contratti con società cooperative da Lui indicate ... peraltro anche l'allora Sindaco Scopelliti ci imponeva delle assunzioni, anche se Lui si relazionava preferibilmente con Logoteta. Caridi diceva che la politica costa ...».

Mimmo Logoteta era il presidente della Fata Morgana: «... Mi spiego meglio perché ... C'erano ritardi nei pagamenti e non potevamo quindi assumere personale. E noi si aspettava, mi faceva» - Caridi -«... "un attimo vediamo se vi faccio" ... ed effettivamente poi la Fallara pagava ...».

La pretesa delle somme «... non era in cambio ...»del suo intervento presso la Fallara ma«... Lui per sbloccare l'impasse, per cui io non potevo fargli le assunzioni, favoriva i pagamenti. Ed effettivamente quando il Comune pagava ... pagava ... il Comune di Reggio pagava erano 7-800.000,00 (sette/ottocentomila) euro di pagamenti in una volta si poteva anche ... anche assumere qualcuno per un periodo, per un paio di mesi ...».

Efficacissime le parole di AIELLO quando evidenzia che tali relazioni erano da inquadrare «... come un modo di stare ... di stare tranquilli con l'Ente Comune. Perché sa ... Eh ... dottore lo so, ma se noi avevamo 130-140(centotrenta/centoquaranta) dipendenti ... se non pagavano due tre mesi l'azienda chiudeva ... Era un contributo per far si che la società andasse avanti ...». Prassi che invaleva anche presso altri comuni, come, «... Ad esempio Scilla, il Sindaco di Scilla se volevo i pagamenti ... gli ho assunto il nipote. Cioè ogni ... ogni ...».

"Ora, il dato di tutto interesse è che la relazione con Caridi, lungi dall'assumere i tratti della connotazione sinallagmatica che potrebbe sembrare propria di un accordo di carattere corruttivo, si connota, invece, per un profilo di stabilità compiuta. Si coglie, in altri termini, come efficacemente si annota nella richiesta, un dato che appare caratterizzare la gestione delle società miste da parte del comune di Reggio Calabria in termini di evidente parallelismo: tutto era piegato alle esigenze del politico di riferimento, nonché della componente mafiosa che era alle spalle di ciascuna delle società" scrive la magistratura.

Sicché si assiste al fenomeno per cui, per superare le morosità del Comune, che potevano paralizzare i pagamenti, specie ai lavoratori, il meccanismo era quello di stimolare i pagamenti stessi. Insomma, la richiesta di assunzione formulata da Caridinon era accolta per mancanza di liquidi e, subito, anche nel proprio interesse, in termini di ricadute elettorali, quegli si attivava e, magicamente, la Fallara «pagava».

Insomma, se, da un lato, la FATA MORGANA era controllata dai De Stefano, i quali, oltre ad essere destinatari di una contribuzione/tangente mensile di quindicimila euro, imponevano ad Aiello una serie di assunzioni, dall'altro lato, quasi in perfetta corrispondenza, politici e soggetti legati alla politica, oltre ad essere destinatari di tangenti, imponevano essi pure ad Aiello delle assunzioni in FATA MORGANA. Ma, andando alla sintesi, la cointeressenza fra taluni politici ed i De Stefano era tale che, se non veniva effettuata un'assunzione nell'interesse di un politico come Caridi, i De Stefano intervenivano: quando «... a CARIDI dicevo che non c'è, che non posso assumere ... » si verificava che «venivo chiamato dai DE STEFANO ... e mi dicevano "vedi che Totò ti ha chiesto questa cosa perché non gliel'hai fatta?"» tanto che «... Molte volte mi hanno portato in posti dove ... dove ... dove venivo pubblicamente rimproverato da ... Da Caponera ... da Caponera Paolo ... Da Paolone ... Da Andrea Giunco... Mi rimproveravano di questo mia ... di questo mio ... di questo mio poco rispetto per Caridi. Secondo loro potevo fare di più per la politica in genere».

Più in particolare, quando in qualche circostanza non aveva accolto le richieste del Caridi arrivavano gli emissari del clan De Stefano: «dopo due giorni venivano ... veniva Caponera», dicendo «che devo trattare meglio la politica ... che devo insomma ... che devo accondiscendere ...».

In ordine ai rapporti tra Caridi e i De Stefano, poi, il collaboratore spiegava che i De Stefano «se mi portavano in posti dove c'era Caridiche mi aspettava si vede che erano buoni»: tali interventi dei De Stefano avvenivano «... nel culmine dei problemi ... dei problemi, delle difficoltà con CARIDI ...» in particolare quando «... Lui andava in fervore per i periodi pre-elettorali e voleva le assunzioni. Ma assunzioni, parliamo di decine di assunzioni, non è che ne voleva una ...». In coincidenza con un appuntamento elettorale, da Aiello ricondotto agli «inizi» dell'esperienza in FATA MORGANA, quindi intorno al «2006 - 2007», i De Stefano «mi hanno fatto andare la ... no, mi danno un appuntamento ... no, c'erano dei problemi tra me e CARIDI, ma sempre riferiti alle assunzioni più che altro ... comunque qualcuno mi ha detto di andare alla ... al ristorante, il primo ristorante di Gallina, il Royal Garden si chiama».Giunto sul posto «... fuori c'era CARIDI in un angolino ... in un chioschetto, c'era CARIDI, i CAPONERA ... il CAPONERA ed Andrea GIUNCO ... omissis ... E c'erano, c'era CAPONERA ... CAPONERA, GIUNCO e CARIDI che erano da un po' che stavano già parlando. E poi sono arrivato io, insomma il discorso verteva sempre sulla ... sui, CARIDI davanti a loro non ha mai parlato di soldi, il problema con CARIDI quando c'erano loro erano gli operai ... Si, le assunzioni, si. Che CARIDI le dico la verità ... quando io dicevo ... negavo le richieste di assunzioni ... di coso, praticamente quello era il mio Tribunale, cioè ... la a me mi ...».

In questa sola occasione, riferisce Aiello, incontrò Caridi ed esponenti dei De Stefano insieme, ma costoro intervenivano spesso per risolvere i problemi di Caridi sotto il profilo elettorale.

Ed è molto importante sottolineare come, secondo quanto riferito da AIELLO, le problematiche indicate con Caridi si fossero verificate in tutte le competizioni elettorali che si sono svolte dal 2005 al 2012 «... Se dal 2005 al 2012 tutte le elezioni che c'erano CARIDI era ... era, c'era sempre ...».

Anche il presidente Logoteta, peraltro, sarebbe stato parte del medesimo sistema e anch'egli interagiva con i De Stefano: «per gli stessi problemi di Caridi e di tutti, le assunzioni. Perché anche Lui cioè quello che valeva per CARIDI o per gli altri valeva anche per il Presidente. Cioè se tu vuoi tutte le assunzioni, se ci sono da fare dieci assunzioni non te li puoi prendere tutte tu». Logoteta gli riferì, infatti, che «... "mi hanno chiamato i DE STEFANO per le assunzioni" poi mi dice "a me non mi interessa niente, basta che poi ... i cosi a me per qualche assunzione ... niente di azienda eccetera eccetera" ...». L'evento veniva collocato «... sempre in quella tornata elettorale ... 2007. Sempre quella la»: si tratta del medesimo periodo in cui ebbe l'incontro con Caridi e i De Stefano

Le cointeressenze Caridi (e non solo) e De Stefano, ancora, si colgono tutte quando Aiello indica che «Paolo Caponera De Stefano» gli disse che «il Caridi era cosa loro ... concetto che per la verità mi ribadì anche a proposito della persona dell'allora Sindaco Scopelliti», che De Stefano definiva «bambolotto». Aiello confermava che dette informazioni gli vennero date sempre in occasioni di appuntamenti finalizzati a sollecitare «assunzioni»: l'espressione utilizzata, con riferimento «... a CARIDI e a SCOPELLITI ...», fu proprio «... "che era una cosa loro" ... hanno detto proprio "che era una cosa loro" ... così ...» e ad utilizzarla fu «Paolo Rosario Caponera». Non pago, questi aggiunse «... "lasciali fottere che sono cose che stabiliamo noi che cazzo si deve fare" ... dice "stabiliamo noi che si deve fare ... la politica non c'entra nulla ... tu fatti i cazzi tuoi" ...».

«Unaccenno» in tal senso lo fece «anche il Giunco».

Emergono quindi condizionamenti dei pagamenti delle prestazioni della FATA MORGANA ad opera di Caridi al fine di garantirsi una percentuale di assunzioni in essa, il controllo politico operato da partiti e politici sulle società partecipate ed il conseguente condizionamento delle assunzioni operato dalla politica (con particolare riferimento a Caridi, Scopelliti e Logoteta) Sinteticamente, quanto ai riscontri conseguiti circa le attività di condizionamento dei pagamenti delle prestazioni della FATA MORGANA, erano gli atti di pregresso procedimento a dar immediata conferma del meccanismo, laddove si indicava come fossero state registrate «... diverse segnalazioni e pressioni esercitate sia nei confronti dello stesso Aiello Salvatore, sia nei confronti del presidente Logoteta Demetrio, per l'assunzione di operai all'interno della società "FATA MORGANA". Segnalazione e raccomandazioni, emerse nel corso dell'attività d'intercettazione che testimoniano, tra l'altro, una sorta di spartizione, tra diversi politici influenti, della facoltà di proporre le assunzioni da effettuare all'interno della Fata Morgana.

In merito alle segnalazioni, di particolare interesse appare il contenuto della conversazione telefonica registrata tra Aielloe l'assessore Caridi. Nello specifico quest'ultimo chiede ad Aiello chiarimenti in merito all'assunzione di un autista di Gallina, tale Moscato. Nella circostanza Caridi, testualmente, gli chiede: "avete preso un autista di Gallina per caso?", aggiungendo altresì: "E come l'avete preso?"; alla domanda dell'assessore Caridi, Aiello risponde: "Vilasi l'ha mandato, con il presidente". L'assessore Caridi, quindi, prosegue lamentandosi di non essere stato avvertito della predetta assunzione e rivolgendosi ad Aiello testualmente gli dice: "Soprattutto di Gallina, me lo dicevate almeno dico figliuoli", aggiungendo altresì: "Se no chiudiamo i rubinetti figliuoli, o sbaglio", frase, quest'ultima, molto ambigua che lascia ragionevolmente intendere una sorta di ritorsione da parte dell'assessore al fatto che vengano assunte persone di Gallina senza che quest'ultimo ne abbia conoscenza ...».Nel corso della conversazione, Aiello, nel rimarcare che Moscato, effettivamente proveniente da Gallina (RC) ed assunto in FATA MORGANA SpA, «L'ha mandato Vilasi», sottolineava che aveva necessità di incontrare Caridi poiché voleva dirgli «... due cose», anticipando che l'oggetto del discorso andava ricondotto alle negative influenze della politica sulla gestione della società in quanto «... io di politica non è che ne capisco un "cazzo", però insomma non mi piacciono tutte queste cose politici, di personaggi, cose, non mi piace ... se no ci vediamo domani mattina ... io ti dico le cose come sono, poi siccome il politico sei tu, ti fai i tuoi ragionamenti ...».Aiello, proseguendo su tale argomento e nel riferire al Caridi che «...Per me Totò ...» i rubinetti «... li puoi chiudere domani mattina, però bisogna chiuderli con intelligenza!», esprimeva un negativo giudizio sull'operato di Logoteta il quale stava esercitando un potere che andava oltre il proprio mandato, «... sta facendo il presidente, sta facendo il presidente, l'amministratore, il direttore generale, perché glielo fanno fare ...», che avrebbe potuto provocare anche delle problematiche al «... Sindaco di Reggio Calabria, perché ora, ora gli arrivano "le palle al culo pure a lui" Totò! ...». Problematiche, queste, che riguardavano le spartizioni delle assunzioni all'interno della FATA MORGANA, alle quali corrispondevano una certa quantità di voti dei quali potevano beneficiare i politici che garantivano dette assunzioni. L'interesse della politica verso FATA MORGANA era legato al fatto che essa costituiva, per mezzo delle assunzioni politicamente determinate, un bacino di voti da sfruttare in occasione dei vari appuntamenti elettorali che nel tempo si sono susseguiti.

Il meccanismo, quindi, si coniuga alle considerazioni tratte dal procedimento "Caso Reggio", laddove, cioè, si è perfettamente colto come le interazioni fra Paolo Romeo e sodali avevano determinato il corso delle elezioni comunali del 2002, con Caridi protagonista di accordo relazionale con Romeo e con Sarra sulla stessa lunghezza d'onda.

In sintesi, il meccanismo di controllo politico era funzionale a mettere le mani, fra l'altro, sulle società miste, che, da FATA MORGANA a LEONIA, da MULTISERVIZI alle altre come REGES, RECASI, sarebbero state letteralmente piegate alle esigenze della 'ndrangheta e della politica. A questo punto esse agivano sullo stesso piano, a riprova dell'essersi realizzato pienamente il progetto politico di Paolo Romeo.