“Paolo Romeo ha dirottato l’elettorato mafioso di Falcomatà su Scopelliti”

romeopaolo10mag 500di Claudio Cordova - "Il sistema criminale in parola è tuttora esistente ed operativo e sue tracce sono rinvenibili nelle consultazioni politiche del 2013 ed in quelle comunali del 2014". E' quanto sostengono gli inquirenti nelle carte d'indagine dell'inchiesta "Mamma Santissima". I dati di analisi consenirebbero di ritenere che Paolo Romeo, Alberto Sarra e Giorgio De Stefano (quest'ultimo certamente nell'anno 2002), unitamente ad altri, hanno favorito l'affermazione politica di Giuseppe Scopelliti attraverso la creazioni di intese politiche che, per converso, lo hanno costretto a subire interferenze nell'esercizio delle sue funzioni quantomeno di Sindaco di Reggio Calabria.

"In tal senso, infatti, va letta la complessiva vicenda che lo ha riguardato: costretto a concorrere alla carica di Sindaco di Reggio Calabria nel 2002, nonostante le diverse aspirazioni nutrite, ha dovuto subire nel tempo le scelte politiche riconducibili, in particolare, a Romeo Paolo che, come è emerso, gli ha impedito di concorrere al Parlamento Europeo nel 2004 e lo ha tenuto vincolato alla carica di Sindaco del Comune di Reggio Calabria fino al 2010, sostenendolo con positivi esiti nella campagna elettorale che quello stesso anno gli consentì di essere eletto Presidente della Regione Calabria" è scritto nelle carte.

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Accanto a Romeo, ha sempre subordinatamente operato Sarra. Proprio i negativi giudizi sulla adeguatezza di Scopelliti a svolgere le funzioni di Sindaco - da un lato - e la ferrea determinazione con cui tanto nel 2002 quanto nel 2007 ne hanno sostenuto l'affermazione elettorale - dall'altro - depongono nel senso della sua maggiore controllabilità/condizionabilità rispetto ad altri candidati. Peraltro, Romeo era ben consapevole del fatto che Scopelliti fosse diretta espressione dei «padroni assoluti di tutti i pa... dei movimenti economici della città» e con essi ha stretto alleanza, al punto da orientare parte dell'elettorato mafioso che fino al 2001 aveva sostenuto Falcomatà proprio verso Scopelliti

Prova che tale alleanza vada oltre la figura di Scopelliti discende sempre dalle conversazioni del 2002 in cui segnalava che pur avendolo sostenuto, «non ho accettato nemmeno di parlare con Scopelliti non... nonostante abbia avuto sollecitazioni a farlo da amici...da suoi amici».

"La presenza di un soggetto politico controllabile, a ben vedere, costituiva elemento indefettibile in un periodo storico in cui il Comune, in partnership con aggregati societari privati, ha dato vita alle società miste pubblico - privato: dette società - ed è oramai un dato acquisito - nei fatti hanno dato sostanza ad un rapporto sinallagmatico per il quale da un lato componenti imprenditoriali ed economiche di promanazione mafiosa hanno realizzato rilevanti vantaggi patrimoniali, attingendo cospicuamente alle risorse pubbliche, e dall'altro sono divenute, in occasione delle consultazioni elettorali, strumento per condizionare il libero esercizio del voto, con la Re.G.E.S. SpA, dellaRE.CA.S.I. SpA e, in parte, della MULTISERVIZI SpA" scrivono gli inquirenti.

Per gli inquirenti vi sarebbero concreti interessi economici sottesi all'elezione di Scopelliti.

La figura di Vincenzo Carriago è già emersa in seno all'analisi delle vicende elettorali del 2002, allorquando lo stesso imprenditore, dialogando con Paolo Romeo, lo ragguagliava dell'attività di sostegno a Scopellit. Ed è in forza di ciò che, ad avvenuta elezione, nella veste di imprenditore chiedeva al Romeo di vedersi tutelato nei confronti dell'Ente comunale.

Infatti, sempre rivolgendosi a Demetrio Naccari Carlizzi, gli ricordava che «appena sono mancato io» - riferimento alle vicissitudini giudiziarie di Carriago - «vi hanno fatto un poco di... di situazioni, e io da dove ero, ho mandato 'mbasciate, ho mandato a mia figlia da voi... è venuta o non è venuta?". "Si!"»

In relazione a tutto ciò, concludeva che «Vincenzo Carriago... non ha la possibilità di potervi fare la campagna elettorale perché non gliene avete dati lavori!». Raccolto lo sfogo, Romeo si impegnava ad attivarsi per risolvere le problematiche di Carriago, interpellando «Marcello Cammera e parlo con lui. E gli dico che avete parlato pure... con Germanò».

Gli inquirenti, però, mettono nero su bianco un'affermazione molto grave: "Non v'è dubbio, quindi, che Falcomatà e Naccari Carlizzi hanno beneficiato del sostegno mafioso di Carriago quantomeno in occasione delle consultazioni elettorali del 2001 e che in vista di quelle del 2002 Naccari Carlizzi aveva reiterato la richiesta di sostegno. L'imprenditore, invero, aveva opposto un netto rifiuto, invocando il fatto che gli accordi raggiunti la volta precedente non erano stati rispettati e aveva anche declinato l'offerta di un'ipotesi di lavoro ammontante a 100.000.000 di lire. I rapporti tra le famiglie Falcomatà e Naccari e quella Carriago affonderebbero le radici a un'epoca di gran lunga antecedente.

Per il Ros dei Carabinieri, le emergenze investigative mostrerebbero come Romeo "abbia intercettato l'elettorato mafiosodi Falcomatà Italo e lo abbia orientato verso Scopelliti Giuseppe. In conseguenza, padrone della macchina comunale, tanto delle componenti politiche quanto di quelle amministrative, ne ha condizionato il funzionamento piegandolo alle esigenze di appartenenti alla 'ndrangheta".

Conferme dell'esistenza di precisi accordi tra l'amministrazione Falcomatà-Naccari e la 'ndrangheta discendo da altra conversazione captata tra Candeloro imbalzano, candidato con Scopelliti e poi nominato Assessore nel 2002 e uomini della cosca Alampi. Nella circostanza, Imbalzanorappresentava agli interlocutori che «in questo periodo si dovrà... disturbare la gente»in ragione di «questa nuova campagna elettorale» e presentava Scopelliti come «uno che... si difende bene... è uno che ha un buon credito» ma che «sa di doversi misurare con un uno... non dico un fantasma» - chiaro riferimento a Italo Falcomatà, deceduto l'anno precedente - sul cui conto, se da un lato andava riconosciuto il merito di aver «creato nella città» dall'altro andava anche detto che «ha avuto tutto il tempo per lavorare e tutti i soldi» e ha lasciato «una situazione finanziaria pesantissima» in eredità.

La richiesta di sostegno elettorale avanzata da Imbalzano incontrava il favore di Alampi il quale, dopo aver precisato che «veniamo da... un ciclo di esperienza... che io ero amico del professore Falcomatà, però era un discorso personale» si mostrava disponibile a mutare i propri orientamenti perché «il Governo» centrale «è di destra e tutta la situazione è proiettata per la destra» motivo per il quale «anche la volontà nostra forse è proiettata per la destra che più per la sinistra". Al contempo, Alampi rappresentava chenonostante«sono amico di Peppe Scopelliti, sono amico di Pietro Fuda, sono amico di Naccari, però ci troviamo in condizioni che automaticamente non possiamo apertamente... non possiamo uscire sia per una questione di lavori» sia perché gli stessi amministratori pubblici non sono in condizioni di dire «prendi impegni che domani mattina che sono io ti posso dare un lavoro!».

Certo è, proseguiva Alampi, che «l'intendimento nostro di imprenditore è che ci siano degli amministratori che finanziariamente se faccio un lavoro, vado ad incassare i soldi e non vado a trovare gli avvocati, che ci siano i progetti portati avanti per arrivare... "il fieno da Roma"».

Imbalzano coglieva l'occasione per sostenere ulteriormente la sua richiesta, segnalando che «da questo punto di vista Scopelliti... Scopelliti ha un grande vantaggio» e ha chiesto «garanzie» consistenti in «finanziamenti adeguati per la città... quindi sia quindi un sostegno... (inc.)... una parte del Governo centrale del finanziamento del Decreto... per esempio, ma non solo quello!... Ci sono altre cose che verranno e... saranno anche cose grosse per questa città!... Poi c'è Agenda 2000 con le altre città e tutta una serie di altri finanziamenti che arriveranno nella Regione con la quale, per esperienza, per rapporti, per quello che è, lui ha un canale privilegiato».

Alampi, peraltro, non estraneo alle dinamiche politiche, concordava con Imbalzano sul fatto che dette «garanzie» erano anche conseguenza del fatto che Scopelliti stato spinto a candidarsi» ma soggiungeva che la sua candidatura era necessaria oltre che scontata in quanto «Franco» - si tratta proprio di Antonio Michele Franco - «non poteva contrastare più!» ed«il nome solo di FALCOMATÀ, porterà a NACCARI un quindici per cento di votanti», nonostante la paralisi della macchina amministrativa e burocratica comunale, per cui «le gare d'appalto si sono bloccate» ed «il bilancio non funziona».

Sempre aderendo alle posizioni di Alampi, Imbalzano non mancava di segnalare che «SCOPELLITI, come dicevo,è anche un'occasione di finanziamenti, di tutta una serie di operazioni che già sono in cantiere e che aspettano soltanto di partire», raccogliendone nuovamente le rassicurazioni: «io è inutile che vi dico... noi campagna elettorale non ne portiamo e non ne facciamo, però state tranquillo che una mano, nei limiti, ve la diamo!... il messaggio l'abbiamo recepito e siamo a disposizione, vi diciamo:" In bocca al lupo!"... se ci lasciate un po' di... di... piccolo materiale... oh! E poi noi facciamo la nostra... noi siamo proiettati, a me fa piacere se vince Peppe Scopelliti, ma per una questione di... come... come nostra... mentalità».

Siccome «nelle ultime politiche con Falcomatà l'accordo era votare lui», ma l'accordo aveva una caratterizzazione personale, «ora siamo liberi! Ora ci votiamo il nostro Sindaco... ci votiamo a Peppe che è il nostro Sindaco e gli amici che compongono la squadra che lo sostengono, poi se ci dà una mano... perché l'intento è... è arrivato il Sindaco... è naturale che noi abbiamo l'idea che alla fine possiamo avere un ritorno,la nostra forza è che in grazia di Dio, il ritorno ce l'abbiamo ad alti livelli, come dite voi!».

La conversazione, per quel che interessa, si concludeva con Alampi che rassicurava Imbalzano sul fatto che Alati «Nicola», presente alla conversazione, «col suo lavoro che fa di contorno... oh... se noi facciamo uno, lui fa dieci»: invero tutti i conversanti erano propensi ad accordare il sostegno a Scopelliti.

Il ruolo di Paolo Romeo stato quello di creare, sul piano politico, le condizioni affinchè i due livelli dell'amministrazione pubblica - comunale e provinciale - passassero nelle mani della fazione politica in grado di ottenere maggiori risposte - in termini di ricadute economiche e finanziarie - a vantaggio della 'ndrangheta.

All'indomani dell'elezione di Giuseppe Scopelliti, poi, emergeva altresì la capacità di Paolo Romeo di gestire le vicende interne all'amministrazione comunale, con specifico riferimento al settore dei lavori pubblici e delle manutenzioni.

Il 17 ottobre 2002, infatti, Paolo Romeo riceveva Franco Germanò, Assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Reggio Calabria, il quale gli dava conto degli animati confronti che, in quel periodo, stava avendo con Marcello Cammera Le complessive risultanze delle attività di indagine, coniugate con i contenuti delle conversazioni , farebbero emergere che Paolo Romeo aveva con Naccari rapporti tali da consentirgli di prevederne la disfatta elettorale e di rappresentarglielo; conosceva l'elettorato mafioso che aveva sostenuto Falcomatà e lo aveva dirottato in favore di Scopelliti anziché di Naccari; aveva carisma e autorevolezza unanimemente riconosciuti dagli esponenti della 'ndrangheta (Carriago, nel caso di specie), dagli esponenti politici operanti nel settore dei lavori pubblici (Germanò) e dai dirigenti operanti proprio in quel settore (Cammera) rispetto ai quali assumeva ruolo di raccordo delle relative istanze.

Le concrete ricadute del sistema di potere realizzato a seguito - e per mezzo - dell'elezione di Scopelliti nel 2002 e della sua riconferma nel 2007, sono ulteriormente rilevabili da altre due conversazioni. Il 26 maggio 2007, in un dialogo tra Domenico Barbieri, Vitaliano Grillo Brancati (entrambi coinvolti nel procedimento "Meta") e un uomo non identificato, candidato «alla circoscrizione»di«Catona» nella lista di «Forza Italia», i tre affrontavano l'argomento delle consultazioni elettorali in atto.

Grillo Brancati, in particolare, asseriva «che Scopelliti vinca non c'è ombra di dubbio» e che «attraverso la politica, molti obiettivi si riescono a raggiungere. Quindi... diciamo la verità, è una scorciatoia per determinate... soluzioni... progetti».

Barbieriassentiva, riferendo che infatti «tu hai visto... i personaggi che noi abbiamo interpellato, ci... ci vuole sempre... perché uno scambio... gioca a quel discorso e poi per l'altro».

Sostenere la fazione politica che avrebbe certamente vinto le elezioni, dirottando su di essa l'elettorato mafioso, nel caso di specie avrebbe loro consentito di stabilire rapporti con assetti societari privati che «tengono le fila di quarantaquattro Comuni». In tale ottica, Barbieri, proprio quella mattina aveva incontrato«il Sindaco Scopelliti» il quale, interloquendo in proposito, gli aveva chiesto «al vertice chi c'è».

Il riferimento è inequivocabilmente relativo all'assetto societario in questione poiché Grillo Brancati, che evidentemente conosceva l'argomento, soggiungeva che «il problema è questo c'è... sono delle teste di legno... ci sono delle teste di legno perché se andiamo a vederci il Consiglio di Amministrazione da chi è formato, da emeriti sconosciuti o da persone così... qualcuno... però dietro questi poi ci saranno delle persone... e perché indipendentemente... perché devono avere quell'appoggio indipendentemente se fanno o non fanno. Solo perché ci sono, già stanno bene! Perché danno una garanzia! Il fatto di esserci per le persone... sono la garanzia e dice: "si, c'è quello... e allora... allora se c'è quello..."». Barbieri, in pieno accordo con l'interlocutore, riferiva che «stamattina sono venuti due di Napoli, due ingegneri», con compiti di verifica poiché per fare determinati lavori l'«impresa deve essere qualificata» e «hanno fatto una specie di... di relazione. Ora... ora vengono per esempio l'altro venerdì... bisogna portarli sui cantieri...oggi hanno fatto ufficio... e se ne sono andati in... Sicilia. Lunedì sono in Sicilia. Martedì e mercoledì vengono e vedono come si lavora nei cantieri, si mettono... se mettono... si occupano degli operai come lavorano... i materiali che si usano...».

Grillo Brancati soggiungeva, dunque, che«a livello di Ministero. Stanno facendo indagini»e Barbieri riferiva che«questa società che è arrivata a Reggio Calabria, non è che è... venuta da Roma ha partecipato alla gara e se n'è andata» ma «C'è un contorno» perché «è trasversale la cosa... Centro, Destra, Sinistra... incomprensibile ...chi occupa prende una parte alla fine... sia la Sinistra, sia Scopelliti».

"Emergono, in maniera assolutamente evidente, le ragioni per le quali l'imprenditoria mafiosa, e nel caso di specie l'imprenditore Barbieri Domenico, ha attivamente sostenuto la campagna elettorale di Scopelliti Giuseppe" scrivono gli inquirenti.

L'interesse verso la gestione dei fondi del c.d. Decreto Reggio è una delle tematiche che ha assorbito l'attenzione di Romeoe dell'imprenditoria mafiosa: non è un caso, infatti, che Imbalzano, nel propugnare le ragioni per le quali gli ALAMPI avrebbero dovuto sostenere Scopelliti, indicava tra le altre il ri«finanziamento del Decreto» Reggio. All'indomani dell'elezione di Scopelliti, Paolo Romeo, Giuseppe Valentinio e Giuseppe Rizzo affrontavano la questione del c.d. Decreto Reggio al fine di individuare il modo migliore per legittimare il trasferimento delle competenze delegate a suo tempo al Rizzo in favore di Scopelliti. Valentino, in particolare, dopo aver avuto conferma che Rizzo era ancora «delegato alla spesa» illustrava le modalità secondo le quali realizzare il passaggio di consegne in favore di Scopelliti. Quest'ultimo, invero, aveva invitato Rizzoa redigere una «lettera» che però a parere di quest'ultimo doveva essere redatta dallo Scopelliti che, infatti, «avendo nominato al posto di DE LUCA ben otto responsabili della procedura» aveva così «fluidificato» la«struttura», rendendola in grado di«garantire una migliore funzionalità».

I provvedimenti adottati da Scopelliti, dunque, facevano venir meno l'esigenza che la delega a favore di Rizzo dispiegasse ulteriormente i propri effetti, dal momento che «la motivazione del ministro nel decreto» di trasferimento delle funzioni era proprio quella di «garantire una migliore funzionalità».

Rizzo, conseguentemente, avendo rappresentato a Giuseppe Scopelliti che «mi pare che sia inopportuna la mia attivazione», gli aveva manifestato l'intendimento di parlarne prima «con l'onorevole» Valentino, dichiarandosi comunque disponibile a «fare la lettera nei modi in cui ritengo che possa far breccia e giustificare la revoca di quel provvedimento» che, peraltro, non «prevedeva l'incognita del cambio di guardia», talché«andato via Rizzo non si nomina un sostituto ma si restituisce al Comune».

Valentino tra le due soluzioni accordava maggior favore a quella proposta da Rizzo: in buona sostanza, doveva essere Scopelliti a «investire il... il ministro delle infrastrutture», segnalando che «la motivazione che, a suo tempo, veniva adottata era quella della precarietà» determinata dal fatto che «era morto il sindaco».

Insomma, secondo gli inquirenti, Alberto Sarra e Paolo Romeo hanno avuto un ruolo determinante nella formazione degli assetti politici relativi al Comune di Reggio Calabria nel 2007 e detti assetti, a ben vedere, costituiscono la prosecuzione di quelli formatisi nel 2002 sempre per effetto dell'azione congiunta dei due.

Con riferimento alle società miste, Romeoriferiva che«all'inizio quando ci siamo incontrati... gli ho detto io a Germanò questa partita siccome ti riguarda per molti versi personalmente... una società... chiedigli di gestirla tu, di seguirla tu»: Germanò, all'esito delle elezioni del 2002, sarà nominato Assessore con delega ai lavori pubblici e nel 2007, invece, otterrà la Presidenza della società mista RE.CA.S.I. SpA. Sulla questione relativa alle «esternalizzazioni» - vale a dire le società miste - Sarra riferiva che«non è che possiamo consentire che» Scopelliti «prosegua sulla strada» già tracciata dalla precedente amministrazione, segnalando la presenza di «Tibaldi... Cozzupoli» nei nascenti assetti societari e che «sul discorso dell'informatizzazione e c'è sempre Tibaldi». Sul punto, Romeo riferiva che era certamente vero che Tibaldi e Cozzupoli erano presenti «in quella» relativa alla «manutenzione» - inequivoco riferimento alla MULTISERVIZI SpA - che in quella «dell'informatizzazione» era presente sempre Tibaldi che «ha fatto una società con Viola... con il Presidente della Viola e compagnia bella» e che sulla società relativa alla «nettezza urbana» c'era «il bordello», ma c'erano «altre due» realtà societarie di cui discutere.